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  • Violamania| Un silenzio che sa di invidia

    Violamania| Un silenzio che sa di invidia

    • Luca Cellini
    Se le canzoni servono per esprimere certi concetti meglio di quanto non riescano a fare le normali parole, c'è da notare che domenica scorsa la Fiorentina è scesa in campo per il riscaldamento sotto note diverse rispetto a quanto fatto fino a quel momento. Da 'I wanna it all' dei Queen a 'Welcome to the jungle' dei Guns N'Roses. Ed effettivamente la Fiorentina di oggi sembra più una giungla di pensieri che una fortezza solida. Il silenzio stampa proclamato all'inizio dello scorso week-end - ma interrotto dalle parole di Riccardo Montolivo al termine della partita contro il Siena -, era nato per mettere fine alle voci speculative sul futuro della Fiorentina, in quanto la società aveva già delineato le linee guida per la prossima stagione. Ovvero: 'Stiamo zitti perché siamo stufi di leggere sui giornali che Prandelli non resta a Firenze e che i giocatori più importanti verranno venduti'. La decisione di tale silenzio stampa va ritenuta legittima, se effettivamente le linee guida tracciate da Andrea Della Valle, Pantaleo Corvino e dallo stesso Prandelli saranno poi mantenute. Altrimenti il silenzio si rivelerà solo preparatorio di cambiamenti di scena importanti. La soluzione per evitare il drastico mutismo era convocare una bella conferenza stampa congiunta, alla presenza dei fratelli Della Valle, del direttore sportivo Pantaleo Corvino e del tecnico Cesare Prandelli, in cui gli azionisti di maggioranza, davanti alla stampa riunita, confermavano in blocco che la Fiorentina la prossima stagione ripartirà dagli stessi uomini che l'hanno fatta grande nell'ultimo lustro. Perché questa conferenza stampa plenaria non verrà mai fatta? E' presto detto: perché Diego Della Valle non vuole la conferma di Prandelli per la prossima stagione, e ha già scelto il prossimo allenatore della Fiorentina. Ha deciso di silurare il tecnico di Orzinuovi, reo di non aver fatto cedere Mutu due anni fa (e 19 milioni di euro non sono entrati in cassa), e soprattutto del troppo amore della gente. Un imprenditore come Diego Della Valle è circondato da 'yes man' nel suo lavoro. Avete mai letto un articolo di un giornalista di moda che critica una collezione di scarpe o di borse? E lo chiamano giornalismo... Cosa ha fatto allora Diego Della Valle per screditare Prandelli agli occhi della gente di Firenze? Prima gli ha negato il saluto, poi ha impedito una campagna di rafforzamento adeguata nell'estate 2009 (provvedendo solo nell'inverno 2010), poi lo ha delegittimato con un'intervista killer alla 'Gazzetta dello Sport' a fine marzo, insinuando il dubbio peggiore per un tifoso viola: che Prandelli potesse andare ad allenare la Juventus. Ed infine, passando la notizia del suo disimpegno ad un altro giornale sportivo, ha fatto scegliere i fiorentini: o la Fiorentina con i Della Valle o un Prandelli delegittimato, senza certezze per il futuro. Quando utilizzi male i media - cioè quando per fare una domanda al tuo allenatore usi un giornale e non il telefono -, quando neghi ai tuoi giocatori di firmare autografi e partecipare alle feste dei violaclub, quando impedisci ai tuoi tifosi di assistere agli allenamenti, quando perdi credibilità perché la mattina dici che non ci sono offerte per Felipe Melo e poi la sera lo vendi, è chiaro che gli stessi media, e chi è vicino alle cose viola, dubitano di ciò che dici. Se Prandelli non sarà più l'allenatore della Fiorentina, dopo essere stato confermato almeno un centinaio di volte, rimarranno le parole di Diego Della Valle alla Gazzetta: 'Il nostro allenatore non lo diamo né alla Nazionale né alla Juventus' (26 marzo 2010). Quelle di Andrea Della Valle: 'Prandelli lo vedo con noi per molti anni ancora' (30 aprile 2010). Quelle di Pantaleo Corvino: 'Scommettete qualsiasi cifra che Prandelli sarà anche l'anno prossimo il nostro allenatore' (27 aprile 2010). Parole che possono diventare bugie ed aumentare la mancanza di credibilità della società viola. Se Prandelli andrà via, potrebbero però anche venire a galla tante mancanze del club tenute nascoste dal mister gigliato, negli ultimi cinque anni, coi risultati. Alla fine di tutto questo c'è uno sconfitto vero, oltre alla mediocre stampa fiorentina, e non è Cesare Prandelli.

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