La Fiorentina, attraverso il suo azionista di maggioranza Andrea Della Valle, giovedì scorso a Moena, si è assunto una grande responsabilità nel dichiarare ‘incedibile’ Stevan Jovetic. In tempi in cui le big vendono (vedi Milan con Thiago Silva ed Ibrahimovic) o svendono (vedi Inter con Pazzini e Julio Cesar di fatto ‘fuori rosa’), il club viola, guidato dalla famiglia marchigiana, rinuncia a molti soldi, per trattenere quello che viene considerato il giocatore più importante e talentuoso della rosa. Le prime due volte, con Luca Toni che dal mondiale del 2006 parlava da interista, e con Adrian Mutu che aveva già un accordo con la Roma, un atto di forza del genera da parte della famiglia Della Valle, consentì alla Fiorentina di conquistare altrettante qualificazioni ai preliminari di Champions League l’anno successivo, salvo, per le mancate entrate derivanti dalle cessioni, procurare piccoli-grandi ‘bagni di sangue’ nelle casse societarie.
La cosa che maggiormente lascia pensare nella vicenda legata alla volontà del club che ha sede in via Manfredo Fanti, di trattenere a tutti i costi Stevan Jovetic è innanzitutto che quest’ultimo tutto ha fatto, fuorchè prendere parola dopo che lo aveva fatto il suo patron, sintomo che il numero otto viola non è pienamente convinto di rimanere in questo club. Jovetic si trova nella stessa situazione che prima è stata vissuta da Ujfalusi, Prandelli e Montolivo: ovvero non crede più ad un progetto di rilancio di questa Fiorentina. Il difensore ceco in scadenza di contratto parlò di una sua volontà di provare l’esperienza spagnola, l’attuale c.t. della Nazionale fu ‘vittima’ di una guerra interna al club gigliato, e venne ‘prestato’ alla Figc, su assist di Diego Della Valle, il terzo è stato ‘bombardato’ da una guerra societario-mediatica che non lo ha mai accettato, soprattutto perché non aveva un procuratore amico dell’ex d.s. gigliato. Jovetic resta, per il momento, ma non è convinto.
L’altra cosa che porta a dei dubbi è che è evidente come la Fiorentina sia consapevole che difficilmente si potrà opporre ad una cessione dell’ex capitano del Partizan Belgrado fra un anno: un po’ come avere Jovetic ‘in prestito’ per i prossimi 12 mesi, il che dà tutta la precarietà della situazione. A differenza di Toni e Mutu però, che volevano andar via per motivi prettamente economici, Jovetic come detto non è convinto dal nuovo progetto sportivo della Fiorentina. L’allestimento che sta nascendo della futura rosa gigliata ha i suoi motivi interessanti, visto che qualche ‘mela marcia’ è stata ceduta, altri sono sempre di più ai margini, altri ancora ahimè non sono vendibili. Il processo di ricostruzione che andò in atto a Firenze nell’estate del 2005, dopo la salvezza conquistata all’ultima giornata contro il Brescia di 7 anni fa, è diverso da quello attuale. La Fiorentina che sta facendo germogliare i suoi fiori, dà l’idea della sua incertezza: gli acquisti stranieri sono incognite (Roncaglia, El Hamdaoui e Mati Fernandez), altri sono prestiti, ovvero prendo ora e semmai pagherò (Della Rocca e Viviano, con quest’ultimo che pare essere un contentino per i tifosi, cui era stata promessa una rivoluzione societario-sportiva) e di gente di carattere nello spogliatoio non sembra essercene traccia, tanto che sarà Montella a decidere il futuro capitano.
Proprio il tecnico di Castello di Cisterna è la più bella sorpresa delle prime due settimane di ritiro in Val di Fassa. L’ex di Catania e Roma sembra essere, come l’ultimo Prandelli ed il Delio Rossi fiorentino, un uomo solo al comando. L’auspicio perché nasca una Fiorentina vincente, è che il club lo supporti di più e meglio di quanto fatto con due dei suoi ultimi predecessori sulla panchina viola. Il tempo per ricostruire c’è, ma deve tornare ad esercitare la sua autorità la società soprattutto, perché se poi accadono ancora fatti come quelli di ‘Malga Peniola’, Montella in panchina, non potrà trasformarsi in Padre Pio.
