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  • Vivo X Lei, Borioni: il mercato di Marotta e il gioco di Allegri

    Vivo X Lei, Borioni: il mercato di Marotta e il gioco di Allegri

    di tearsof5may

    La filosofia di gioco di Allegri è chiara, e in più occasioni è stato lo stesso allenatore ad esternarla.
    Per lui non contano i moduli ma contano i piedi buoni; ritiene che non occorra cercare la vittoria ad ogni costo, correndo come ossessi per 90 minuti, ma che sia più utile gestire le forze durante il match, accontentandosi, quando necessario, anche di un buon pareggio. La gara, per il livornese, ha sempre un andamento altalenante: momenti di forcing alternati ad altri di possesso palla e attesa dell’avversario nella propria metà campo. Per attuare questo suo credo tattico, come accadeva nel Milan, e come sta cercando di riproporre nella sua prima Juve, Allegri chiede alla squadra molta gestione del pallone; delle volte – purtroppo ultimamente, il più delle volte – lenta e stucchevole, altre volte insistita e spettacolare (vedi i 27 passaggi che portarono al goal di Morata nella partita di andata contro il Real dello scorso anno). 
    C’è a chi piace e c’è a chi no, monsieur De Lapalisse. Il gesto tecnico e il singolo prevalgono sull'organizzazione. Questo è il suo credo tattico, così intende il gioco del calcio. En passant, questo è anche il motivo per il quale "Arrighe" non lo può vedere….
    Ebbene, alla luce di queste considerazioni, è lecito chiedersi se il mercato estivo realizzato dalla dirigenza bianconera abbia consegnato all’ allenatore giocatori che gli consentono di attuare tale filosofia di gioco.
    A parere di chi scrive la risposta è inopinabilmente no!!
    Il “rinnegato” (Marotta dixit!) trequartista, che doveva illuminare il gioco dell’attacco, innescando le punte con giocate di classe, fondamentale per l’allenatore livornese, non è mai arrivato (per non lasciare che la rabbia prenda il sopravvento sulla razionalità, faccio finta di considerare Hernanes una buona e costosa panchina e niente più!). Ma in realtà, contravvenendo alle esplicite richieste del tecnico, con tutta probabilità non è mai stato cercato seriamente. Posto che Draxler non è un trequartista puro, mi domando se gli altri nomi fossero realmente irraggiungibili?
    Invero, a mio modo di vedere, la dirigenza ha preferito investire quelle cifre su altri obiettivi, infatti, mettendo insieme i soldoni spesi per Mario, “er minusvalenza” e Alex Sandro, sono certo che si poteva raggiungere un grande giocatore. 
    L’unico vero colpo di mercato, a conti fatti, e tralasciando il povero ragazzotto argentino che dovrà mangiarne d’erba prima di essere in grado di spostare gli equilibri di una grande squadra (almeno questa era la Juve fino allo scorso anno), si sta dimostrando Cuadrado.
    Eppure, guarda caso, parliamo di quella che il nostro ds ama definire un’occasione, non certo un vero e proprio obiettivo di mercato. 
    Purtroppo, è del tutto evidente che il colombiano è un giocatore che non c’entra una “cippa” con il gioco che vorrebbe proporre Allegri. È un solista che ti impone un solo schema: palla a lui, e poi vediamo cosa succede!! Non gioca con la squadra; non gioca mai di prima. Stiamo parlando, tanto per intenderci, di un giocatore perfetto per le vertiginose verticalizzazioni e l’insistente gioco sulle fasce che pretendeva Conte, ma del tutto inutile per il possesso palla. Un atleta che, a mio modesto parere, concede tanto allo spettacolo, ma non è per nulla risolutivo se non nel numero di cartellini collezionati dagli avversari. 
    A dimostrazione di ciò, vi invito a notare in quali e quante posizioni differenti sia stato schierato Cuadrado, anche durante il medesimo match, nonostante, a conti fatti, parliamo di un giocatore esclusivamente capace di correre sulla fascia e saltare l’uomo (povero Antonio, come si sta mangiando le mani!).
    Cosa è successo, quando Allegri si è reso conto che l’unico che gli smuoveva gli equilibri era Cuadrado? Ha dovuto reinventarsi la Juve. Ha dovuto giocare con un modulo a tre punte che non gli si confà, e che, tra l’altro, non gli consente di schierare sulla sinistra un giocatore speculare al colombiano, se non mortificando la natura e la vocazione tattica delle punte bianconere (l’unico che poteva fare l’esterno era Koman, ma qui apriremmo un capitolo che richiederebbe pagine e pagine per spiegare l’ennesimo abbaglio di mercato).
    Concludendo. Cosa è successo questa estate?
    Quello che alla Juve accade da sempre e che ha costretto Conte ad andare via: la squadra la fa la società; i giocatori vengono scelti non sulla base delle esigenze dell’allenatore ma su valutazioni di carattere tecnico e, soprattutto, economiche, legate al singolo atleta e non ad un progetto tattico voluto da chi deve far giocare la squadra al calcio.
    Tanto per intenderci, detta in soldoni: le operazioni sui giovani celano in primo luogo l’esigenza dell’autofinanziamento, in quanto la proprietà (Marchionne!!) non vuole “buttare” soldi nel calcio. 
    Se ci fate caso, le due tipologie di calciatori che arrivano alla Juve sono o il giovane talentuoso o l' "anziano" a fine carriera, nella speranza che il primo si dimostri un grande giocatore da rivendere al triplo del costo d'acquisto, e che il secondo sia ancora in grado di fare la differenza nel nostro decadente campionato. 
    Questa strategia, per quanto richieda molta competenza, è fondamentalmente fondata sull'azzardo. E quando ti va male sono c.....!!!
    Pertanto, ribadisco, prendersela soltanto con Allegri per quanto sta accadendo quest’anno è ingeneroso. Il danno, se tale sarà qualora non dovessimo raggiungere il terzo posto in classifica, andrebbe ascritto ad altri.

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    Complimenti a "tearsof5may" per la sua analisi lucida e arguta. Ho poco da aggiungere, se non sottolineare come la strategia di un mercato che - per questioni di bilancio - deve essere sempre delineato dal club più che dall'allenatore, viene simboleggiata quest'anno dalla figura di Paul Pogba, tanto per ricondurre il discorso alla teoria dell'azzardo, sviluppata anche dal nostro amico. La decisione (pesante) di non investire su un nuovo e riconosciuto campione dopo la partenza dei tre tenori che ben conosciamo, ha spinto la Juve a compensare scommettendo sul giovane Pogba. Una mossa eccessiva in un contesto che, si sapeva, non sarebbe stato più supportato dalle personalità di protagonisti come Vidal, Pirlo e Tevez, ma anche di giocatori da "spogliatoio" come Pepe o Matri. Errori di valutazione che, messi in fila uno sull'altro, hanno creato le premesse per i problemi incontrati dalla squadra di Allegri in questo avvio di stagione. E con tali premesse è vero che le mancanze dell'allenatore, vere o presunte, passano in secondo piano.

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