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  • Conte: la coerenza, questa sconosciuta. Ha osteggiato per 3 anni gli stage azzurri

    Conte: la coerenza, questa sconosciuta. Ha osteggiato per 3 anni gli stage azzurri

    • Stefano Agresti
    Ottobre 2012. L’Italia agli Europei ha appena conquistato un grande secondo posto, ma l’allenatore della Juve ritiene che in azzurro i suoi calciatori - soprattutto Pirlo - vengano spremuti troppo: perciò c’è tensione, poi un contatto con il ct per la gestione del regista attenua la polemica.
     
    Ottobre 2013. Pirlo viene convocato in Nazionale, l’allenatore della Juve non gradisce: a lui quella chiamata sembra assolutamente superflua oltre che dannosa. La società bianconera - ispirata dal suo tecnico - mostra risentimento e rabbia.
     
    Marzo 2014. Chiellini, reduce da un infortunio, viene chiamato in Nazionale. L’allenatore della Juve attacca in modo duro: “Non è educato né garbato da parte del ct convocarlo”. Esplode il caos, nasce una polemica gigantesca.
     
    2011-2014. L’allenatore della Juve non sopporta gli stage della Nazionale, li osteggia, manifesta insofferenza per quei raduni che gli tolgono calciatori.
     
    Dal 2011 al 2014 il ct della Nazionale è Prandelli. E l’allenatore della Juve chi è? Se avete seguito la cronaca delle ultime ore vi sembrerà impossibile, eppure è proprio così, la memoria non vi tradisce: dal 2011 al 2014 l’allenatore della Juve è Conte. Sì, lui, quello che ieri s’è infuriato perché la Lega Calcio ha collocato la finale di Coppa Italia dopo la conclusione del campionato e soprattutto perché ha deciso che le squadre impegnate nelle coppe non saranno tenute a concedere i loro calciatori al commissario tecnico per lo stage di febbraio, tanto che lo stesso ct ha deciso polemicamente di annullarlo.
     
    La coerenza, questa sconosciuta: da allenatore della Juve osteggiava platealmente la Nazionale, ora s’indigna perché chi ha preso il suo posto si comporta esattamente come faceva lui fino a qualche mese fa. Da un certo punto di vista c’è anche un aspetto positivo in questo comportamento di Conte, perché significa che difende sempre gli interessi del suo datore di lavoro, una volta con la maglia a strisce, una volta con la maglia azzurra. A tutto c’è un limite, però, e mostrare due volti così apertamente in contrasto sullo stesso palcoscenico è davvero imbarazzante, benché in questo nostro Paese ormai abbiamo visto di tutto: comunisti che diventano democristiani, sessantottini che diventano berlusconiani. Le due facce di chi non ha una faccia.
     
    Perché poi Conte fondamentalmente ha ragione, adesso: i dirigenti di serie A parlano ogni giorno della necessità di restituire dignità al nostro calcio, di valorizzare i nostri talenti e le nostre nazionali, ma alla resa dei conti pensano esclusivamente ai loro interessi. Un egoismo che non paga e che ha fiaccato il calcio italiano. Solo che loro si comportavano così, da imprenditori poco lungimiranti, anche quando Conte allenava (benissimo) la Juve. E lui, all’epoca, era d’accordo.
     

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