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  • Wilson a CM: 'Signori laziale di sempre? Io scelgo Maestrelli. Ha scritto la storia tra pistole e clan'
Wilson a CM: 'Signori laziale di sempre? Io scelgo Maestrelli. Ha scritto la storia tra pistole e clan'

Wilson a CM: 'Signori laziale di sempre? Io scelgo Maestrelli. Ha scritto la storia tra pistole e clan'

  • Francesco Guerrieri
"La Lazio rappresenta tutta la mia vita". A 74 anni Pino Wilson ancora si emoziona a parlare della sua squadra. Siamo nel 1974, e davanti a più di 80mila persone, un rigore di Chinaglia contro il Foggia ha regalato il primo storico scudetto ai biancocelesti guidati da Tommaso Maestrelli. Wilson era il capitano di quel gruppo, ed ecco perché oggi fa fatica a capire come mai sia stato Beppe Signori a vincere il nostro sondaggio sul laziale più amato di sempre: "Non me l'aspettavo" ammette a Calciomercato.com. Eppure: l'ex fantasista al primo posto, Maestrelli secondo e la Lazio del '74 terza. "Avere due riferimenti della nostra squadra nei primi tre posti non è male, anche se secondo me avrebbe dovuto vincere Tommaso. Era amato da tutti, anche dai non laziali".

Quando avete capito che potevate vincere quel campionato?
"Dopo averlo sfiorato l'anno prima, eravamo partiti con l'obiettivo di fare molto bene. Verso metà febbraio ci siamo resi conto che potevamo non vincerlo, ma almeno giocarci lo scudetto. La molla è scattata dopo il 3-1 contro la Juventus".

Il ricordo più bello di quella stagione?
"Sicuramente vedere 82mila persone sugli spalti il giorno della partita decisiva contro il Foggia, poi l'invasione di campo al fischio finale. Penso che sia qualcosa che rimarrà per sempre nel cuore di tutti noi".

Quant'è stata importante la figura di Maestrelli nella vittoria di quello scudetto?
"Determinante. Non è un luogo comune, ma è stato l'artefice di quel gruppo. Forse senza di lui avremmo fatto grandi partite, ma alla fine non sarebbe rimasto nulla".

Qual era la sua caratteristica principale?
"Sapeva creare un grande rapporto umano con tutti noi. Oggi si parla di pugno di ferro, lui non ha mai alzato la voce: bastava un suo sguardo per capire cosa volesse dirci. Inoltre, con lui si poteva parlare di qualsiasi cosa. Era come un secondo padre".

Non era facile tenere unito un gruppo spaccato in due.
"C'erano due clan ben distinti. Nella partitella del venerdì nessuno toglieva mai il piede, era più importante di quella della domenica. La bravura di Tommaso è stata proprio quella di trasformarci nelle gare ufficiali. In campionato giocavamo sempre uno per l'altro, tutti per Maestrelli. Oggi dopo un gol si corre sotto la curva, noi andavamo tutti ad abbracciare l'allenatore".

Si dice anche che nello spogliatoio girassero delle pistole.
"E' vero, quasi tutti ne avevamo una. Le usavamo per divertirci a colpire dei bersagli come lampioni o altri oggetti che piazzavamo a distanza. E' stato un momento di esaltazione e pazzia del quale ci siamo resi conto poco dopo".

Ci racconta il suo rapporto con Chinaglia?
"Giorgio era il ragazzo al quale ero più legato. Abbiamo fatto una vita calcistica parallela, dall'Internapoli ai Cosmos. Una volta che io avevo già lasciato l'America, mi disse che anche se eravamo lontani e ci sentivamo poco continuavamo a volerci bene e lo sapevamo. Questo è il più bel ricordo che ho di lui".

E un aneddoto?
"Eravamo una squadra abbastanza portata agli scherzi, non c'era nessuno col muso. Un giorno Giorgio si presentò con un paio di scarpe nuove di coccodrillo, pagate tantissimo. Durante la notte gliel'abbiamo attaccate al muro col chiodo".

Tornando indietro, cambierebbe qualcosa di quella stagione?
"Nulla, perché è il ricordo più bello che ho. Ogni tanto mi capita ancora di rivedermi i filmati di quella Lazio su Youtube e chiamare i miei ex compagni per commentarli e ricordarli insieme".

@francGuerrieri

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