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  • Zaniolo, Mourinho e la Roma: tutti colpevoli. Il rischio di finire dagli avvocati

    Zaniolo, Mourinho e la Roma: tutti colpevoli. Il rischio di finire dagli avvocati

    • Gianni Visnadi
      Gianni Visnadi
    Da qualunque lato lo si guardi, il contenzioso Roma-Zaniolo è una battaglia persa per tutti, già ora. Se poi davvero passeranno 30 giorni prima che il giocatore torni ad allenarsi, allora il danno sarebbe ancora più grande. Non si tratta di capire chi ha ragione, ma solo di individuare chi fin qui ha meno sbagliato. Certo, ha sbagliato Zaniolo. Che offeso  per non avere ricevuto l’offerta di rinnovo che credeva di meritare, si è messo sull’Aventino, sfilandosi dalla trasferta di Spezia. Ha offeso i compagni. Ha tolto l’AS Roma dallo stato dei social. Ha cattivi consiglieri.

    Ha sbagliato Mourinho, che alla vigilia del Napoli ha messo in piazza cose che nessuno sapeva, e chissà se sono vere. La lettera di Zaniolo del 1° febbraio comincia con “sono state scritte e dette cose non vere”. Ce l’aveva con i soliti giornalisti cattivi o forse non era vero che lui – come svelato da Mourinho – aveva detto che non avrebbe mai più indossato la maglia giallorossa? Quesito legittimo, non sollevato da nessuno.

    Mourinho ha sbagliato anche con la foto che lui ha voluto e che, nello spogliatoio di Napoli, festeggiava una sconfitta. Cercate quella foto sui social e zoommate su tutte le facce: ne vedrete solo una davvero sorridente, la sua. Non c’è un giocatore che rida. Mourinho quella sera ha voluto dare un’altra picconata a Zaniolo, la pecora nera. Poi però è arrivata la Cremonese e quel piccone gli è finito sui piedi. Che senza Zaniolo la Roma sia meno forte, deve essere chiaro anche a Mourihno, se è vero che quest’anno, quando è stato disponibile, l’ha fatto giocare titolare 15 volte su 17.

    Ha sbagliato la Roma, perché nel 2023 un giocatore sotto contratto va dove è d’accordo di andare, non dove vuole il suo club. E se Zaniolo non voleva andare al Bornemouth, era un suo diritto, anche se gl’inglesi erano gli unici disposti a pagare per rilevarne il contratto. E quando il giocatore ci ha ripensato, il pomeriggio del 31 gennaio, a poche ore dalla chiusura del mercato, nel frattempo ci avevano ripensato anche loro. Stop, e Zaniolo è restato a Roma.

    Lo stesso 31 gennaio, Zaniolo manda il certificato medico con 30 giorni di prognosi, per un grave stato di turbamento emotivo. Sinceramente sembrano un’enormità, pur considerando quanto accaduto. Resta un ragazzo di 23 anni, che fa un bellissimo lavoro, famoso e già ricco e dalle grandi prospettive. Vabbé lo stress, ma 30 giorni… Eppure ora un altro medico, e non di parte, conferma prognosi e diagnosi, quindi dobbiamo prenderli per buoni. Perché allora, nel frattempo Zaniolo ha scritto quella lettera in cui dice di tendere la mano alla Roma e a tutta la famiglia giallorossa? Che voglia davvero conservare, in quella mano tesa, la carta per la battaglia legale?

    Di certo le sue parole non hanno ancora scosso nessuno. Non Mourinho né Pinto e tantomeno i Friedkin, che pare siano i più arrabbiati con Zaniolo, reo di avere fatto saltare l’affare col Bornemouth. È finito nella lista Uefa, ma nel frattempo s’è capito che l’atto vale molto meno di quanto supposto: c’era posto e soprattutto è un tecnicismo in vista dell’eventuale cessione estiva.

    Pare che Zaniolo trascorrerà i prossimi giorni a Roma, ovvero dove è nato il suo turbamento per le minacce subite dai tifosi. Senza allenarsi, per lo meno senza allenarsi con la Roma. È auspicabile che il giocatore si tenga in forma, anche in vista del reintegro e delle convocazioni azzurre di fine marzo. Prima che la vicenda faccia un altro salto in avanti, finendo sui tavoli degli avvocati, è meglio che un’altra visita medica, già prevista fra un decina di giorni, meglio se prima, porti a un reset utile a tutti. Avanti fino a giugno, e poi la ripartenza altrove. Prima che sia troppo tardi e non si capisca mai, se e quanto sia davvero forte Zaniolo.
    @GianniVisnadi
     

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