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  • L'ex allenatore di Zaza ricorda: 'Lo voleva la Fiorentina'

    L'ex allenatore di Zaza ricorda: 'Lo voleva la Fiorentina'

    • L.C.
    «Quel ragazzo è bravo ma ha qualche chilo di troppo. Non possiamo tesserarlo». L’esordio nel mondo del calcio della giovane stella dell’Italia targata Antonio Conte è stato accompagnato da queste parole. Era l’estate di 8 anni fa e Simone Zaza si presentava a Empoli per un provino con le giovanili degli azzurri. Uno zaino pieno di sogni e speranze, dalla Basilicata alla Toscana. E un primo, amaro, responso. Per giocare a calcio ci vuole il fisico. Soprattutto se vuoi entrare a far parte di una delle “cantere” più prestigiose dello stivale. Un breve viaggio in superstrada e un altro test: questa volta al Valdera. Immediatamente l’allenatore dei giovanissimi provinciali dell’epoca, Sergio Gasparri, viene stregato dal sinistro di quel bambino proveniente dal sud Italia. «Si vedeva che era diverso dagli altri – racconta Gasparri al quotidiano Il Tirreno - nonostante avesse 5-6 chili da smaltire. Aveva tutto: colpo di testa, precisione, tiro, fiuto del gol». Gasparri si precipita nell’ufficio del presidente del Valdera Calcio, Vito Consoloni: «Teniamolo con noi. È fortissimo». E Consoloni si fida: inizia la carriera di Simone Zaza. «Giocò con noi mezza stagione nel campionato Giovanissimi Provinciali e l’intero torneo dell’anno successivo a livello regionale. Gli dissi subito che avrebbe dovuto mettersi a dieta e lui lo fece». Le forme rotonde lasciano spazio a un fisico statuario e Simone diventa devastante. «Ci faceva vincere le partite da solo – racconta Tommaso Giubbolini, un ex compagno di squadra al Valdera – faceva giocate che eravamo abituati a vedere soltanto in televisione». I più grandi club di serie A intanto si fanno avanti: tutti vogliono Zaza. «Fummo invitati per un’amichevole dalla Fiorentina, che lo voleva vedere da vicino. E lui fece impazzire i difensori viola. Tanto che, a fine partita, i dirigenti volevano già trattenerlo a Firenze». Rivive il passato con più di un pizzico di orgoglio Gasparri. E quasi si commuove quando gli viene chiesto cosa abbia provato giovedì sera nel vedere Zaza, con la maglia numero 7 della nazionale, incantare il pubblico con le sue magie. «Una soddisfazione che non si può descrivere. In carriera ho avuto tanti ragazzini che si sono inseriti in pianta stabile tra i professionisti. Ma Simone è un caso a parte: un talento assoluto». «Ricordo ancora – continua come un fiume in piena l’ex allenatore del bomber del Sassuolo – quando durante una partita gli dissi che non poteva battere il calcio d’angolo e contemporaneamente segnare di testa. Era una battuta chiaramente, per spiegargli che non poteva fare tutto lui. Calciava ogni punizione, ogni corner. Voleva sempre essere nel vivo dell’azione». Chi ha vissuto con lui gli anni della parentesi al Valdera lo ricorda spensierato e generoso. «Uscivamo insieme – racconta ancora Giubbolini - e con lui era sempre una risata. Arrivò che non conosceva nessuno, ma riuscì subito a integrarsi alla grande nel gruppo». Se passate da Calcinaia, sul ponte dove sotto scorre l’Arno, guardate in basso, a lato del fiume. Vedrete un piccolo campetto, con un edificio vicino. È lì che Simone Zaza ha cominciato la sua scalata verso il successo. I capelli lunghi se ne sono andati insieme all’alimentazione sbagliata. E quel volto pulito ora è ricoperto dalla folta barba. «Ha avuto la fortuna di avere una grande famiglia alle spalle. Dopo la fantastica stagione al Valdera lo volevano Milan, Inter, Juventus, Fiorentina e Atalanta. Suo padre venne da me – rivela mister Gasparri – chiedendomi un consiglio. Risposi che a Bergamo avrebbe trovato un ambiente ideale per crescere e affermarsi. E infatti c’è rimasto per due anni». Il resto è storia recente. Passaggio alla Sampdoria, poche presenze, quindi Juve Stabia, Viareggio nell’ex C1 e Ascoli, teatro dell’esplosione di Zaza con 18 reti in 35 partite in serie B. A Sassuolo è già un idolo e a Torino, sponda Juve, sognano sapendo che il cartellino del giocatore è in mano ad Andrea Agnelli dal luglio del 2013. All’esordio con l’Italia di Conte Simone è tornato bambino. Perché è entrato in ogni azione decisiva, ha conquistato un rigore, ha combattuto contro tutti. Come faceva nei Giovanissimi Regionali del Valdera Calcio.

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