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Zazzaroni: Balotelli, fenomeno o no?

Zazzaroni: Balotelli, fenomeno o no?

 

 
 
Balotelli, fenomeno o no?
 
Siamo nei piedi di Balotelli. Sembra una battuta di spirito e purtroppo non lo è. Perché il primo a esserne convinto è proprio Cesare Prandelli che per non rinunciare a lui ha apportato alcune correzioni e aggiunto una postilla al codice etico introdotto nei mesi scorsi a Coverciano: tutto o quasi è concesso, anche una dozzina di cartellini tra gialli e rossi e quattro escort da 475 sterline a testa in una sola notte, a chi gioca ogni tanto a Manchester dopo essere cresciuto a Brescia nel quartiere Casazza. Chi non possiede queste credenziali è tenuto a rispettare il regolamento tanto in campo quanto fuori. Pena, l’esclusione dal giro.
 
Il commissario pensa infatti che Balo sia l’unico in grado di rendere vincente nella singola partita una Nazionale buona ma non eccezionale quale è la sua, garantendole quel tanto di follia, arroganza e imprevedibilità che nessun tecnico può darle. Come Prandelli la pensa (o pensava) anche Mancini che per portarlo con sé ha costretto lo sceicco a sborsare 28 milioni e a chiudere un occhio di fronte a incidenti stradali, scandali para-sessuali, bassezze da tabloid e altro ancora.
 
Per una volta non sono d’accordo col Mancio che anche in privato ha più volte definito Balotelli un fenomeno. Di fenomenale per me ha poco: ho (abbiamo) incontrato e ammirato artisti come Maradona (inavvicinabile), Messi, Cruijff, Baggio, Zico, Socrates, Mancini stesso, Del Piero, Totti, Zidane, Ronaldo 1 e Ronaldo 2, Van Basten, Falcao, Iniesta, Xavi, Ibra, Raùl, Platini, Boniek, Romario, Kakà, Rooney, ma anche Pato, Di Natale, Cassano e Signori, e devo dire che già a vent’anni avevano espresso compiutamente la loro superiorità. Mario è un ottimo giocatore, un attaccante potente e atipico, un Gullit rivisitato da Sacchi che può e sa indirizzare la partita. Non mi spingo oltre, per ora.
 
Quante volte ci siamo sentiti ripetere che “Balotelli è il miglior ’90 in circolazione”. Ebbene, il calcio mondiale presenta dei ’90, ’91 e ’92 che si chiamano Neymar, Wilshere, M’vila, Rafael, Danilo del Porto, Chamberlain, Kroos, Dzagoev, Thiago Alcantara, Hazard, Shaqiri, James Rodriguez, Eriksen; talenti indiscutibili e – soprattutto – assai prossimi alla maturazione più completa.
 
Mario è però il ’90 italiano. Il giovanotto che ci impressionò all’esordio ma che da quel giorno ha alternato colpi di altissima scuola a brusche frenate, arretramenti, spiazzamenti e ritardi – Mou lo considerava accessorio.
 
Della sua vita privata mi interessa meno di niente: quello che discuto è il Balotelli in campo, il suo rendimento, le potenzialità e ovviamente le prospettive.
 
Anche ieri ha esposto il suo progetto personale ripetendo che “Prandelli, come Mancini, mi ha dato molta fiducia, mi ha aspettato, e non vedo l’ora di ripagarlo. Cassano ed io siamo simili per carattere, quindi ci troviamo bene insieme. Non lascerò la squadra in dieci, sono stufo di sentir dire che devo crescere di testa. Devo migliorare tatticamente e tecnicamente come tutti i ragazzi di vent’anni”.
 
Diceva Jean-Louis Vaudoyer che “i progetti sono promesse che la fantasia fa al cuore; e il cuore non rifiuta mai questi pericolosi regali”. L’Europeo è una scadenza importante soprattutto in questo senso: è arrivato il momento in cui il cuore si fa da parte e lascia che a decidere siano gli occhi e il cervello.
 
 
 
La lista per le Europee
 
Di Balotelli lui si fida al 100 per cento: Fico. E’ la stagione delle liste, lunedì anche Prandelli darà i numeri, dall’1 al 23, presenterà la sua: scioglierà le riserve svelando l’Italia per Euro 2012, una delle più giovani di sempre. Martedì, Nazionale in campo contro la violenza sulle donne. Roba seria.
 
Le mie scelte le ho già fatte. In Pol-Ucra porterei:
 
3 portieri: Buffon, De Sanctis e Sirigu.
 
7 difensori: Abate, Bonucci, Barzagli, Chiellini se sta bene oppure Balzaretti se Chiello non ce la fa, Criscito, Maggio e Ogbonna.
 
7 centrocampisti: De Rossi, Diamanti, Giaccherini, Marchisio, Nocerino, Pirlo e Verratti. Il ct preferirà Motta e Montolivo a Giaccherini e Verratti soprattutto per questioni di esperienza.
 
6 attaccanti: Balotelli, Borini, Cassano, Destro, Di Natale e Giovinco.
 
Perché Giaccherini e Verratti e non Motta e Montolivo? Il primo è un esterno d’attacco preferibilmente di sinistra che può giocare anche da interno (vedi Conte), quindi una figura tattica unica; il secondo ha piedi, freschezza, entusiasmo e condizione. E come Pirlo è uno specialista della punteggiatura. Motta e Montolivo mi sembrano un po’ alla frutta.
 
Prandelli non ha intenzione di provare la linea difensiva a 3: sarebbe una mano santa, la fuga in avanti.
 

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