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  • Ze Maria, UFFICIALE: 2 esoneri in una settimana. 'Non mi pagano da mesi, il presidente tratta i giocatori come schiavi'

    Ze Maria, UFFICIALE: 2 esoneri in una settimana. 'Non mi pagano da mesi, il presidente tratta i giocatori come schiavi'

    Due esoneri in una settimana. Lo sfortunato protagonista è il brasiliano Zé Maria, ex terzino destro della nazionale brasiliana che in Italia ha vestito le maglie di Parma, Perugia e Inter e che martedi' scorso era stato licenziato dal Ceahlaul, club del massimo campionato rumeno. Il giorno dopo la marcia indietro del presidente italiano Massone e il reintegro di Zé Maria, ma in seguito alla sconfitta in casa del Botosani il nuovo e definitivo esonero per il brasiliano che lo scorso gennaio aveva preso il posto di Florin Marin e che adesso lascia la panchina al serbo Vanya Radinovic. Il Ceahlaul e' terzultimo in classifica con 23 punti in 27 gare.

    LA VERSIONE DI ZE' -  Il brasiliano ha commentato la triste vicenda ai microfoni di Gazzetta.it svelando dei dettagli inimmaginabili: "Si era parlato di un progetto a lungo termine e di voler costruire qualcosa di importante. Invece sono stato preso in giro da un presidente che tratta i giocatori come fossero schiavi e sostiene che vada usato il pugno di ferro “perché sono rumeni”; che ha fatto promesse su promesse senza però mantenerne neanche una e che alla fine ha rotto un giocattolo di cui tutti parlavano bene probabilmente solo per gelosia, perché non sopportava di non vedere il suo nome sui giornali". Zé Maria si è soffermato poi sulla folle settimana che ha portato al suo doppio esonero: "Prima della trasferta contro il Brasov di giovedì 9 aprile, Massone è venuto negli spogliatoi annunciando che avrebbe mandato la squadra in ritiro punitivo, prassi che non condividevo quand’ero giocatore e che concepisco ancor meno adesso, da allenatore. Alla fine abbiamo vinto, ma il presidente ha imposto ugualmente il ritiro per la partita casalinga contro il Gaz Metan di lunedì 13, minacciando di ritirare la squadra dal campionato e di non pagare più nessuno se i giocatori si fossero rifiutati. A quel punto sono andato da lui, chiedendogli come favore personale di revocare il provvedimento, in cambio il giorno dopo la partita, ovvero il martedì 14, gli avrei presentato le mie dimissioni. Lui non ha accettato e ci ha mandato in ritiro lo stesso, cosa che ha fatto arrabbiare i giocatori. Non sono scesi in campo tranquilli, abbiamo pareggiato e il giorno successivo sono stato licenziato e il presidente mi ha accusato di aver organizzato un complotto contro di lui".

    LA REAZIONE DELLA SQUADRA - "Quando sono andato negli spogliatoi per comunicare la notizia, questi hanno minacciato di non allenarsi e di non scendere più in campo, visto oltretutto che non venivano pagati da due mesi. A quel punto Massone, che era presente all’incontro, si è arrabbiato parlando di ‘rivolta degli schiavi’. Alla fine ha cambiato idea sul licenziamento e ha promesso ai giocatori che avrebbe pagato di tasca sua gli stipendi entro il 16 aprile, se non avesse chiuso l’accordo con lo sponsor con cui era in trattative. Peccato che la riunione con questo sponsor era in programma la sera di quello stesso 16 aprile a Roma, quindi era chiaro che la scadenza non sarebbe stata rispettata. Così la squadra non si è allenata per tutta la settimana e i giocatori sono scesi in campo demotivati contro il Botosani e a quel punto la sconfitta è stata inevitabile". Ed ecco il secondo esonero: "Dopo la sconfitta, il presidente mi ha chiamato e mi ha comunicato che mi cacciava. Mi è dispiaciuto per i giocatori, coi quali ero riuscito a costruire qualcosa di bello malgrado tutte le difficoltà che abbiamo avuto. Pensi che c’è stata addirittura una volta in cui non avevamo nemmeno i soldi per le crostate della merenda… So che ieri alcuni giocatori hanno preso lo stipendio di febbraio e credo che gli altri verranno pagati nei prossimi giorni, io invece non prendo i soldi da mesi e quando Massone mi ha licenziato, mi ha intimato di lasciare subito l’hotel, la macchina e il materiale tecnico. Non voleva nemmeno pagarmi il biglietto aereo per tornare a casa, mentre per gli stipendi arretrati mi ha detto ‘prima vedrò come ti comporti’. Alla fine mi ha pagato almeno il volo di rientro e sabato, dopo la conferenza stampa che ho organizzato a Bucarest per venerdì, potrò finalmente tornare in Italia”.

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