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  • Zeman apre a Cassano: 'Mai dire mai. Verratti? Lo vedo al Barcellona'

    Zeman apre a Cassano: 'Mai dire mai. Verratti? Lo vedo al Barcellona'

    E' tornato Zdenek Zeman, e lo ha fatto a suo modo, con un 5-0 scoppiettante contro il Genoa. Corsa, tagli, inserimenti e verticalità. E anche i gradoni, subito, per i giocatori del suo Pescara: "Non cominciamo a parlare di sudore, dei sacchi pieni di sabbia – fa il boemo a la Gazzetta dello Sport –. Io sono per i gradoni, altri sono per l’elastico. Continuo a sostenere che nel calcio si lavora molto meno che in tanti altri sport. E, quanto alla preparazione che seguo personalmente, non mi risulta che qualche mio giocatore, in questi anni, sia morto per la fatica. Certo, ormai, puntando quasi tutti sul possesso palla, pochi tecnici si preoccupano più della preparazione". 

    Sul raggiungimento del risultato: "È giusto non fare confusione. Anche per me, è importante raggiungere il risultato. Solo che considero fondamentale arrivarci attraverso il gioco, il sacrificio negli allenamenti e soprattutto senza imbrogli. Il calcio italiano malato di doping e scommesse? Spero che la lotta prosegua, c’è la volontà di debellare queste piaghe, che finiscono per influenzare i risultati. Dove girano tanti soldi, purtroppo si muovono molte persone che non agiscono correttamente, pur di perseguire i loro interessi. La partita che mi ha aperto gli occhi è Avellino-Messina e non dico altro". 

    Sul 5-0 al Genoa: "Il calcio è semplice. Il mio calcio è ancora più semplice. Ho passato solo i concetti di base, evidentemente i calciatori sono stati bravi a capirmi e a mettere in pratica tutto sul campo. Magari ora viene il difficile, perché dovrò cominciare a entrare più nei dettagli. Caprari e Verre già allenati e quindi utili per i compagni? Non esageriamo, meglio non caricarli troppo. Magari si cullano poi sul fatto che conoscono bene il mio calcio e si distraggono. Certo, anche i nuovi mi hanno dato l’impressione di essere disponibili, pronti a seguirmi".

    Sulla corsa salvezza: "Finché l’aritmetica non ci condanna, dobbiamo sperare. E, d’altra parte, sperano pure Crotone e Palermo. Come per lo scudetto, pur favoritissima la Juventus, possono ancora crederci Roma e Napoli. Se ho mai sperato di vincere lo scudetto? Certo. Alla guida di Lazio e Roma ero convinto di riuscire a lottare sino in fondo. Comunque, al di là dell’esperienza in tre squadre dove non ho raggiunto l’obiettivo prefissato, ovunque ho lavorato sono andato sempre ben oltre le aspettative di società e ambienti".

    I giocatori sui quali ha inciso di più, Totti a parte: "Signori, poi Nesta, che arrivava dal settore giovanile, e Verratti, che ha avuto uno straordinario exploit. Cosa consiglio a Verratti? Saprà scegliere. Lo vedrei benissimo nel Barcellona, anche se nel Psg e a Parigi sta vivendo una splendida avventura". 

    Su Cassano che dice 'Con tante pippe che giocano in Serie A io sto fermo...': "Ha ragione. Considerata la sua tecnica, pochi reggono il confronto con lui. Ma Cassano e Balotelli sono responsabili del loro destino: se hanno ottenuto meno di quanto potevano, la colpa è solo loro. Io allenatore di Cassano? Dovrei capire quanto posso ottenere da un giocatore come lui. Ma nella vita, mai dire mai".

    Obama o Trump? "Obama ha fatto tanto, l’ho potuto apprezzare. Trump è solo all’inizio, per il momento può solo incuriosirmi. Ecco, mi piacerebbe intervistarlo, per scoprirlo a modo mio. Dovrà parlare con i fatti".

    Sul calcio cinese: "Mah, non mi ci vedo. Qualche procuratore me l’ha proposto, però ho bisogno di lavorare in un certo modo con i calciatori. E in Cina non potrei creare il rapporto giusto con i giocatori. Per arrivare lì, poi, bisogna essere nel giro dei procuratori".

    Il calcio che mi ha ispirato e quello che lo intriga ora: "Kovacs e il suo Ajax. Ora il Barcellona. Anche se la Premier League mi piace per il “clima”, per come se la giocano. Prima Ranieri e ora Conte lì hanno fatto grandi cose.

    Il presidente al quale è più legato: "Casillo. Tra i tanti impegni che aveva, in quel Foggia lasciava fare a me e al d.s. Pavone. Si creò un rapporto stretto tra noi e il presidente".

    Sul tradimento nel calcio: "A Messina mi proposero un contratto pluriennale, però preferii passare al Foggia. Più che un tradimento, si trattò di una scelta al termine di un vincolo annuale tra me e il club".

    Le società che si sono arricchite di più dalle cessioni dei giocatori valorizzati da Zeman: "In tempi e valutazioni diversi, il Foggia e, in particolare, la Roma, che piazzò bene Lamela, Marquinhos e Osvaldo. L'attaccante più forte che ho avuto? Tanti, non faccio nomi. Ma perché non parliamo dei difensori? Con me sono arrivati nelle nazionali Negro, Favalli, Nesta e Chamot".

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