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  • Zeman sempre uguale:|Ma il mondo è cambiato

    Zeman sempre uguale:|Ma il mondo è cambiato

    Juventus che di gol ne poteva realizzare il doppio di quelli messi a segno. Troppo facile ammettere: «Non ho visto nulla di quanto pro­viamo in allenamento, le mie squadre non giocano così». E pronosticare un riscatto a breve termine. Il campionato è già alla sesta. E certi errori potevano essere giustificati solo a ferragosto.

    La pazienza del popolo giallorosso, che pure aveva accolto in pompa magna il suo ritorno, è giunta al li­mite. Della squadra vittoriosa a San Siro sull’Inter,arroccata in difesa e letale in contropiede, si sono perse le tracce. Neanche quella era la Roma di Zeman, ma almeno funzionava con gli uomini al posto giusto e Totti a dirigere l’orchestra con maestria. Uno squarcio di luce in un buio galattico. Da allora non c’è niente che funzioni. La difesa somiglia a una barchetta in balia d’un mare perverso, ma cosa dire del centrocampo che appare sempre in inferiorità numerica? O degli attaccanti che vagano a vuoto e non dettano mai un passaggio? Zeman insegna calcio benissimo, lo testimoniano fra gli altri i giovani Insigne e Immobile, ma a Roma sta fallendo. Inutile girarci attorno. Al di là dei risultati, poca cosa, manca quel gioco che è sempre stato insito nel dna di Zeman. Con il Pescare ha funzionato, ma è enorme la differenza che passa fra la B e la A.


     E poi, e poi. Per quale motivo il boemo schiera fuori ruolo De Rossi,il suo uomo migliore,fra l’altro il più pagato con Totti? Al fianco di Tachtsidis, avessi detto, invece che davanti alla difesa. Tanto valeva cederlo per farecassa. Aquestecondizioniilcentrocampistamollerà la presa, specialmente dopo le dichiarazioni che hanno fatto seguito alla scoppola di Torino: «A Roma sto da re. Non ho mai chiesto di essere ceduto. Ma non ho mai detto che sarei rimasto a vita». Ancora più crudo il suo commento sulla partita di sabato: «Potevamo affrontarla diversamente». Come a dire: «Caro Zeman, se non cambiamo registro, non andiamo da nessuna parte, neanche in Europa League. E il boemo, dalle prime indiscrezioni pare disposto a rivedere certe sue posizioni. Un atto di umiltà non guasta dopo tanto dogmatismo.Era convinto,Zdenek,di fare breccia sui giovani, di convertirli al suo credo in un amen. Ma l’equazione è tornata indietro al mittente.E non basta paragonarsi a Napolitano, a Monti o al Papa per dimostrarsi infallibile. Zeman è una fede. Ma gli atei, calcisticamente parlando, sono in aumento.


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