Atalanta, Scamacca: "Torno a luglio e starò meglio di prima. Io con Retegui? Dipende..."
Morde il freno Gianluca Scamacca. Il grave infortunio dell’agosto 2024 che l’ha messo ai box per questa stagione, insieme a quello accusato al rientro col Torino, sono ormai alle spalle e il rientro in campo si avvicina a piccoli passi. L’attaccante dell’Atalanta ha parlato a La Gazzetta dello Sport in un’intervista in cui ha ripercorso questa difficile annata e si è già proiettato a quella che verrà, quella del suo riscatto.
LA BIO – Perché sul mio profilo Instagram ho scritto “Sono sopravvissuto perché il fuoco dentro di me brucia più del fuoco attorno a me”? L’ho trovata in rete e mi piaceva. L’ho messa nel gennaio 2024, dovevo ancora decollare con l’Atalanta: più che fuoco c’erano chiacchiere, nelle difficoltà sei più attaccabile. Ma davvero quello che mi succede attorno non mi tocca più di tanto, perché quello che ho dentro è più forte. Io non ho bisogno di stimoli esterni: mi bastano i miei. Però ne aggiunsi altri. E quello che sto passando mi aiuterà ancora di più, per quando rientrerò”.
IL MOMENTO PIÙ DIFFICILE – “Sì lo è, perché non ero mai stato lontano dal campo così tanto. Ma è anche quello che mi ha messo davanti ad uno specchio, alla prova: forse ne avevo bisogno per scoprirmi dentro quel 10% in più che non avevo prima, quando vivevo le difficoltà come tragedie. E invece bastavano solo un po’ di equilibrio e di calma in più”.
IMPERMEABILE – “Nessuno lo è, ognuno ha le sue strategie per farsi scivolare addosso le cose. La mia è ripetermi che il meglio deve ancora venire, l’anno scorso me lo sono detto ogni giorno fino a Dublino. È focalizzarmi su me stesso, i miei obiettivi, il mio lavoro che mi darà ragione. Perché so già che mi darà ragione. Non è questione di coraggio: ho solo preso una buca. E faccio il lavoro più bello del mondo”.
INFORTUNIO A PARMA – “La sfiga da sola non esiste. Feci tutto da solo: un movimento sciocco, di quelli che in allenamento ripeti dieci volte, ma forse ero un po’ stanco. Non fisicamente, anzi stavo una bomba. Magari più di testa: dopo l’Europeo avevo fatto solo venti giorni di vacanza, non avevo sbollito una grande delusione, non ero ancora 'pulito'".
RICADUTA COL TORINO – “Non ero ancora pronto? È quello che dissero gli stupidi, ma tanto nel calcio è così: tutti dottori e tutti allenatori. Fatalità: un contrasto con Ricci, alzo la gamba, vado a vuoto e sento 'tac'. Ho continuato perché mi sono detto: 'Magari capita una palla in area...'. Ma avevo capito subito che mi ero fatto male”.
SCONFORTO – “Momenti di sconforto? Più di uno, già da agosto, perché tutto quello che l’Atalanta doveva giocare quest’anno lo sentivo mio, me l’ero guadagnato: la Supercoppa europea, la Supercoppa italiana, la mia prima Champions che non vedevo e non vedo l’ora di giocare. Ma il peggiore è stato la sera della partita con il Real: quella che ho sofferto di più da guardare sul divano o Atalanta-Inter: c’era un’atmosfera meravigliosa”.
DUE DONNE – “Mamma è sempre stata forte, mi ha accompagnato nel mio viaggio da quando ero piccolo: le devo tutto. Poi è arrivata Flaminia, una donna forte perché io non sono facile da gestire. Non potevo trovare compagna migliore da avere al mio fianco. E infatti la sposo, il 4 giugno”.
UN ANNO SENZA CALCIO – “Non ho paura perché dipenderà solo da me: se rientri con la paura del trauma, hai perso solo tempo. Ma per come sto facendo le cose, magari ci metterò un mese di più, ma andrò dritto, e starò meglio di prima”.
QUANDO TORNA – “Tempi di recupero per il secondo infortunio: quattro mesi e mezzo. Quando riprenderà la preparazione, a metà luglio, ne saranno passati più di cinque: hai voglia...”.
ITALIA – “Convocato? Quello dipenderà da come starò, se farò bene con l’Atalanta: dunque devo pensare all’Atalanta, prima di ripensare alla Nazionale”.
MIGLIORAMENTI – “La continuità, l’essere più leader in campo nell’aiutare la squadra a gestire i momenti della partita”.
COSA GLI DICE GASP – “Quanto torni? Come stai? Dai che stai bene, eh?”.
COSA DICE LUI AI COMPAGNI – “Portatemi in Champions: tutti i giorni. Potessi spingerli io... Ma sono molto fiducioso, lo sono sempre stato: gli alti e bassi li hanno tutti, li abbiamo avuti anche l’anno scorso e i nostri si vedono di più perché siamo una squadra che va sempre a duemila. Stanno giocando una grande stagione nonostante gli infortuni, le tante partite, e le difficoltà: sono convinto che mi accontenteranno”.
RETEGUI – “È forte, l’Atalanta è un ambiente speciale e qui, chi più e chi meno, le punte hanno sempre segnato tanto. Insieme? Due centravanti in rosa non sono mai troppi, qualunque allenatore li vorrebbe. Per come gioca l’Atalanta i due attaccanti devono fare cose diverse e io non faccio quello che fa Lookman: forse sarà più facile in corsa. Dipenderà dalle partite. E da quello che si inventerà il mister...”.