I sudamericani non sono in vacanza, le europee... Boh! Ecco cosa stiamo vedendo al Mondiale per Club
Fluminense-Borussia Dortmund 0-0. Flamengo-Espérance 2-0. Palmeiras-Porto 0-0. Botafogo-Seattle Sounders 2-1. Palmeiras-Al Ahly 2-0. River Plater-Urawa Reds 3-1. Boca Juniors-Benfica 2-2. Botafogo-PSG 1-0. Flamengo-Chelsea 3-1.
Nove partite, zero sconfitte. Quindici gol fatti e solo cinque subiti. Quel che abbiamo percepito fin qui di questo Mondiale per Club è piuttosto chiaro: le squadre sudamericane non sono venute in vacanza. E non sono in vacanza nemmeno i loro tifosi. Argentini e brasiliani hanno fin qui invaso gli spalti dei vari impianti americani in cui hanno giocato i loro beniamini. Insomma, questo FIFA Club World Cup, che alle nostre latitudini - forse anche per via degli orari - stenta un po' a decollare nella percezione collettiva, sta mostrando quanto i sudamericani tengano particolarmente alla competizione. I loro tifosi, di certo. Ma anche e soprattutto le loro stesse squadre.
In attesa di capire cosa sarebbe stato questa notte e se l'imbattibilità sarebbe restata tale - queste righe sono state stilate qualche ora prima di Boca Juniors-Bayern Monaco in programma alle 3 del mattino (e finita 1-2, ndr) - ciò che sta spiccando è quella percezione di serietà con cui brasiliani e argentini hanno deciso di approcciarsi a questa prima edizione del Mondiale per Club. Facilitati certamente dal momento della stagione - per loro pieno campionato, per le nostre europee piene teoriche vacanze - le squadre sudamericane stanno avendo il merito, con i loro approcci, di restituire un senso di serietà alla competizione, affrontandola con quello spirito che le nostre squadre europee, invece, stanno stentando a trovare. Vuoi appunto per la particolare collocazione nel calendario, certamente più incline a loro che a noi; ma vuoi anche per provare a rispondere sul campo a quel pizzico di snobismo che noi europei abbiamo sempre avuto nei confronti del futbol sudamericano, sostanzialmente trattato e guardato con un 'fratello minore'. Un senso, per noi europei, amplificato in qualche modo anche dalle edizioni degli ultimi Mondiali, che Qatar escluso abbiamo dominato ininterrottamente dal 2006 al 2018, ponendo addirittura in tre occasioni su quattro entrambe le finaliste come nazionali del Vecchio Continente.
E così, forse anche per questo, la rivalsa di brasiliani e argentini si sta concretizzando in queste prime uscite del Mondiale per Club, preparato evidentemente 'a puntino' e per provare non solo a stupire tutti, ma anche per riformulare idee e preconcetti. E perché no per punire quello snobismo di noi europei, quella sensazione di fondo di questa neonata competizione che in tanti condividono da questa parte dell'Atlantico: che sia poco più che un torneino estivo. Sono spiegabili così, forse, questi primi approcci deludenti dei club europei. Tra lamentele - nemmeno troppo velate - di giocatori che preferirebbero essere in vacanza e ritmi in campo che stanno permettendo alle altre di fare un figurone. E dire che in palio, oltre all'orgoglio e al prestigio di poter dire 'siamo stati i primi', ci sono denari importanti. Cifre che magari non stuzzicheranno più di tanto i muscoli dei tesserati delle big inglesi e dei loro maxi dividendi del prodotto televisivo Premier League, ma che dovrebbero farlo con i bilanci di tutte le altre - dalla Spagna alla Germania fino a Portogallo e Italia. Quei 117,6 milioni di jackpot per chi fa 7 su 7 dovrebbero essere uno stimolo ad alzare i ritmi e fare un po' più sul serio.
In fondo, questo bottino, raggiungibile con un mesetto di sforzo-extra e un totale appunto di solo 7 partite, è assai più ghiotto di quei 70 milioni incassati dal Napoli quest'anno per aver messo dietro tutti dopo 38 partite e 10 mesi di sforzi in Serie A; o non è poi così lontano da quei 140 milioni circa che il PSG si è preso dopo 17 partite spalmate in 9 mesi di Champions League. Insomma, già solo questo, per chi comanda tra le varie d'Europa, dovrebbe valere come stimolo per richiamare i propri tesserati a metterci qualcosa in più di quanto fin qui visto. Le sudamericane, per vari motivi, l'hanno già fatto. Vedremo, magari dalla fase a scontro diretto in poi, se avranno voglia e forze per farlo anche le nostre.
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