Inter, la semifinale degli insospettabili: da Sommer a Taremi, eroi per una sera in tutti i reparti
C'è una semifinale dei grandi protagonisti che non hanno tradito, andando oltre difficoltà, infortuni e fatiche: Bastoni, Dumfries, Calhanoglu, Lautaro e Thuram hanno risposto presente all'appello della serata più importante. L'esterno olandese tra andata e ritorno ha messo a segno 2 goal e 3 assist, il Toro argentino ha fatto l'impossibile per mettersi alle spalle, o comunque per giocare sopra l'elongazione che aveva accusato sei giorni prima, il figlio d'arte francese ha retto in campo per quasi un'ora in riserva di energie.
Ma c'è anche una semifinale degli insospettabili, di quei giocatori che non si prendono spesso la copertina e che su diversi livelli hanno sorpreso per l'impatto che hanno avuto su una serata memorabile. Del resto, non si batte questo Barcellona senza che ogni elemento della squadra metta in campo qualcosa in più rispetto al solito.
Prendiamo Yann Sommer, portiere generalmente affidabile, continuo, bravo con i piedi, se vogliamo trovare un difetto non altissimo ma proprio per questo agile e scattante: c'è la parata da cineteca su Yamal, ma c'è una partita intera senza il minimo errore, con un posizionamento perfetto su Eric Garcia che stava per fare doppietta e tante uscite sicure. Oppure prendiamo Francesco Acerbi: qualche goal ogni tanto lo segna, ma una girata a rete con movimento da bomber scafato, di piede debole, con il corpo proiettato ben oltre lo specchio della porta, non se la sarebbe immaginata nemmeno il più ottimista degli sceneggiatori. La sua è stata una stagione resa complicata da qualche problema fisico di troppo, ma quando sta bene è ancora uno dei migliori al mondo in marcatura.
Di reti importanti, Davide Frattesi, ne ha già segnate diverse, e quindi di questi protagonisti probabilmente lui è quello meno sorprendente. Però questo goal, quello che manda l'Inter in finale di Champions dopo la zampata di Monaco che aveva messo in discesa i quarti di finale col Bayern, arriva a sublimare una seconda parte di stagione delicatissima dopo le voci relative ad un possibile ritorno alla Roma a gennaio e alla scomparsa dell'amata nonna in seguito. Il capitolo giallorosso non è ancora chiuso e se ne riparlerà tra qualche settimana, l'Inter si è già mossa con Sucic dalla Dinamo Zagabria per giugno, ma il finale di questa stagione è ancora in grado di cambiare i connotati al futuro.
E infine Mehdi Taremi, l'attaccante arrivato per dare un'alternativa credibile alla ThuLa e che di credibile non aveva fornito che una manciata di lampi, tutti inutili ai fini dei rispettivi risultati, in una prima stagione nerazzurra da oggetto misterioso. Non che non abbia mai fatto vedere qualcosa delle qualità messe in mostra con la maglia del Porto, ma l'incisività è stata pressoché nulla fino alla serata magica contro il Barcellona: subentrato a Lautaro che non aveva più autonomia, l'iraniano si è sistemato tra il centrocampo e Thuram e ha lavorato un'infinità di palloni, coperto spazi, messo l'elmetto e partecipato alla strenua difesa finale, offrendo spesso respiro ai difensori con le sue corse. E ovviamente, l'appoggio per il goal decisivo di Frattesi: semplice, scolastico, quasi elementare se consideriamo il gesto in sé. Ma un giocatore deve essere in quel punto dell'area di rigore in quel momento, e avere la lucidità di fare quel passaggio per quel compagno in pochi secondi. Taremi, in quel "semplice" gesto, ha dato un senso a tutta la sua stagione. E forse ha cancellato una parola, "fine", che in molti stavano già ponendo sulla sua pagina nerazzurra.