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Alessandro Mossini15 mag 2025, 14:00
Ultimi aggiornamenti: 26 giu 2025, 19:28

La folle notte di festa del Bologna per la Coppa Italia: chi a Roma, chi in città all'alba. Tra gioia e commozione

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La notte che Bologna non dimenticherà mai. Trentamila a Roma, chi in lacrime, chi a scolarsi birre, chi ad abbracciarsi. Altrettanti a Bologna a celebrare fin dal fischio finale in Piazza Maggiore la Coppa Italia che torna in città dopo 51 anni. La coccarda nella prossima stagione sarà sulle maglie rossoblù e il gruppo di Vincenzo Italiano ha fatto la storia.

RIENTRO SPARPAGLIATO - Curiosamente, la vittoria ha fatto saltare gli schemi. C’era un treno speciale che alle 2.30 attendeva il Bologna alla stazione Termini per il rientro in città, programmato da giorni, ma non lo hanno preso tutti. Anzi, una buona parte della squadra è rimasta a Roma per una notte di baldoria improvvisata, con alcol, cori e grida per una notte indimenticabile in un hotel della capitale. Dopo la celebrazione sul campo - con i vari Cesare Cremonini e Gianni Morandi - negli spogliatoi e nella mixed zone dell’Olimpico, il gruppo si è sparpagliato tra chi ha deciso di rimanere a Roma per una folle notte (qualcuno giura di aver visto persino qualche giocatore su un paio di bici elettriche in zona Colosseo, vai a sapere se è leggenda o era qualche birra di troppo) e chi è tornato già in nottata a Bologna.

LE PAROLE ALL’ALBA - La dirigenza è rientrata con il treno speciale che era stato preparato, con a bordo tutti i dipendenti (invitati dal club all’Olimpico) e le famiglie di staff e giocatori, arrivando a Bologna Centrale alle 5.15 del mattino. La Coppa Italia era a bordo e passava di mano in mano, ma a tenerla più stretta di tutti c’era Vincenzo Italiano. Finalmente re di Coppe e ormai afono per le esultanze: «Una gioia fantastica riportare questo trofeo a Bologna dopo 51 anni, una partita fantastica, giocata benissimo e una vittoria che ci meritiamo per il percorso fatto. È una grande soddisfazione aver dato gioia alla società e a questa gente». Qualche passo più in là, nell’alba bolognese in una città che si sveglia con gli autobus su cui sventolano bandiere rossoblù, c’è l’altro grande artefice del trionfo, ovvero il direttore dell’area tecnica Giovanni Sartori: «Siamo contentissimi per la città, per noi e per il presidente Saputo. Credo che sia un trofeo meritatissimo». Come detto, sul treno c’erano solo pochi giocatori, per lo più gli acciaccati o chi nel giovedì libero dovrà fare terapie. Come Sam Beukema, con un vistoso cerotto in fronte per la capocciata subita al 90’: «Tante emozioni bellissime, questo trofeo è per la città». E una passeggiata sul binario 1 di Bologna Centrale con la coppa in braccio se l’è fatto anche Santiago Castro: «Non posso descrivere cosa significhi a 20 anni vincere questa Coppa, dopo un anno e mezzo in Italia. Sono troppo felice, lo meritiamo come famiglia e come staff: tutti insieme abbiamo fatto la storia». E Bologna tutta si è risvegliata ebbra, con le occhiaie, ma felice come non accadeva da più di mezzo secolo.

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