Milan, Furlani: “Ibra mai stato nell'organico dell'azienda. Allegri? Volevamo un allenatore vincente"
Nel corso del media briefing organizzato dal Milan per presentare alla stampa il direttore sportivo Igli Tare e il nuovo progetto sportivo ha preso la parola Giorgio Furlani. Il CEO rossonero ha toccato diversi punti centrali in vista della prossima stagione.
"L'ultima volta che ho parlato ufficialmente alle telecamere ho detto che era ora di voltare pagina, di guardare al futuro, alla prossima stagione e di fare dei cambi. Avevo detto che la prossima settimana era quella degli annunci. Gli annunci sono stati fatti, quelli che sono stati di fatto i nostri due primi acquisti di questa stagione. Il primo di Igli, quello di un direttore sportivo con una storia, con esperienza. Il secondo acquisto è stato Max Allegri. Abbiamo preso un allenatore di esperienza, italiano, che conosce la Serie A. Un allenatore in attività con più trofei nel calcio italiano. Non sono gli unici acquisti che verranno fatti. Non pensiamo ci sia bisogno di una rivoluzione totale ma c'è bisogno di aggiungere dei tasselli e fare dei cambiamenti a livello di rosa per essere pronti la prossima stagione".
Sugli obiettivi:
"Il nostro obiettivo a livello sportivo, è lo stesso di prima. Dobbiamo essere competitivi e dobbiamo puntare a vincere i trofei".
Su Tare e Allegri:
"Abbiamo cambiato con questa nuova stagione in arrivo l'impostazione dell'area sportiva. Ci siamo resi conto che è importante avere una figura come quella di Igli. Nel corso del nostro periodo di conoscenza ci siamo resi conto entrambi che insieme potevamo ottenere risultati. A livello di allenatore, quello che abbiamo deciso è di puntare su qualcuno con esperienza: con una storia di vittorie, con una storia nel Milan, rendendoci conto che il calcio italiano è diverso e particolare".
Sui possibili paletti negli ingaggi di ipotetici acquisti importanti:
"Il calcio è centrale nel progetto Milan, è una cosa ovvia, perché siamo un club di calcio con 125 anni di gloriosa storia. Quindi a volte c'è questa confusione di parlare di Milan su fattori economici. Tutte le risorse economiche create vengono investite nel calcio con l'obiettivo di creare una performance sportiva. I paletti ci sono. L'obiettivo è arrivare al top della performance sportiva, dunque, dobbiamo decidere come allocare le risorse che generiamo, sia dalla parte sportiva che dalla parte commerciale. I soldi non piovono dal cielo, quindi dobbiamo ogni giorno prendere delle decisione per decidere come disporre i capitali che abbiamo a disposizione per raggiungere il massimo dei risultati".
Sulle numerose voci che circolano sul calciomercato in uscita:
"Alcune voci "uscite" in questi giorno hanno un fondamento di verità, altre sono praticamente inventate, non so da chi e non so come. Se ci sono degli interessamenti per i nostri giocatori, è perché viene riconosciuto che sono forti. Che l'anno scorso non hanno reso al massimo è vero, ma di base abbiamo giocatori forti. Per questo non abbiamo bisogno di una rivoluzione. Il fatto che ci siano molti interessamenti non implica che i giocatori siano in vendita".
Sul nuovo ruolo di Ibrahimovic:
"Zlatan non è mai stato tecnicamente nell'organico dell'azienda. C'è stata una confusione sul suo ruolo. Zlatan è stato e rimane una persona molto importante nel contesto del progetto Milan. Il suo ruolo è a livello di proprietà. Se andate sul sito web di RedBird voi vedete Zlatan Ibrahimovic. Il suo input è sulla parte sportiva, commerciale, di rappresentanza. È una persona che noi milanisti amiamo come giocatore che ci ha fatto vincere, ci ha riportato a vincere lo Scudetto nel 2022, dopo 11 anni che non vincevamo. Ha giocato in Olanda, Spagna, Inghilterra, Francia... quindi ha una ricchezza di competenze e di conoscenza del mondo del calcio molto ampia".
Sul processo che ha portato alla scelta di Tare:
"Il processo che ha portato alla scelta di Igli è stato in parte documentato da voi. È stato un processo lungo, come è giusto che sia in un'azienda quando si va a selezionare una persona in un ruolo fondamentale e centrale per il futuro della società. Quello che importa adesso è che sono convito che abbiamo fatto la scelta giusta, ed è quello che stiamo vedendo nel corso di questo mese".
Sul caso Maignan:
"C'è stato interesse da una società inglese, non è stato ritenuto dal punto di vista del club un interesse diciamo interessante. Mike è stato ed è un giocatore importante per il Milan, ed è stato anche molto corretto il suo agente. C'è stata apertura a questo interesse però allo stesso tempo c'è stato da parte loro un interesse, non una forzatura o una spinta, a rimanere al Milan. Poi nel futuro a medio-lungo termine chi vivrà vedrà".
Sul rinnovo di Pulisic:
"Christian ha ancora 3 anni di contratto con il Milan. Non c'è urgenza. Dal punto di vista della società e proprietà è un giocatore molto importante".
Sull'organizzazione della società nei momenti di difficoltà:
"Da questa domanda sembra quasi che si stia facendo una distinzione tra ds/allenatore e società. È uno sbaglio. Non c'è l'anima sportiva e poi tutto il resto. Siamo un tutt'uno, quindi nei momenti di difficoltà saremo come società, come dirigenza e amministratore delegato, vicini al direttore sportivo e all'allenatore".
Come si è arrivati alla scelta di Allegri:
"Quello che mi ha colpito è stata la sua conoscenza del Milan, della squadra ma anche della società, la conoscenza del campionato italiano e il fatto che oggettivamente è colui che ha vinto di più in Italia. Quello che colpisce di lui è l'entusiasmo, ha una grande voglia di fare. Il direttore sportivo fin dall'inizio ha detto 'Allegri è l'uomo per il Milan'".
Sul ruolo che avrà Moncada:
"Geoffrey è con noi al Milan da 7 anni più o meno. È una risorsa importantissima che negli anni è cresciuto. È e rimane il direttore tecnico. Come conosce lui i calciatori in Francia e come riesce ad identificare i talenti in giro per il mondo, ce ne sono pochi. O forse nessuno..Quindi lui rimane nel Milan”.