Milan, ricordi Paloschi? "Volevo essere l'erede di Inzaghi, non ero al livello di campioni così. Camarda? Ho un consiglio"
Alberto Paloschi, attaccante della Pro Palazzolo con un passato nel Milan (club in cui andò a segno a soli 18 secondi dal suo primo ingresso in un match di Serie A, coinciso con il debutto ufficiale da professionista contro il Siena), ha concesso un’intervista a La Gazzetta dello Sport.
IL DEBUTTO - "L’emozione. Indescrivibile. Ancelotti aveva fatto già due cambi, ne restava uno solo, ci speravo ma non ci credevo. Mi avevano richiamato dal torneo di Viareggio perché Gilardino era squalificato e Pato infortunato. Ancelotti mi manda in campo al posto di Serginho. Entro e non faccio nemmeno in tempo a sistemarmi la maglietta. Lancio di Seedorf e... mamma mia San Siro. La sera mi sdraio a letto, accendo la tv e tutti parlano di me. Dai, non può essere vero. E invece sì".
INZAGHI - "Pippo è Pippo, per qualunque attaccante che voglia segnare tanto è un punto di riferimento. Inzaghi è il mio ispiratore, più di un idolo. Mi sarebbe piaciuto essere il suo erede, certo, ma ho avuto la fortuna di fare la mia modesta carriera e sono contento. Quello spogliatoio era pieno di grandi campioni, io non ero a quel livello. Ma non c’è stato un giorno, nemmeno uno, in cui non abbia dato il massimo. Sono tornato a casa da ogni allenamento con la coscienza a posto".
PALOSCHI MIGLIORE AL CHIEVO? - "Sì, perché ho avuto continuità di utilizzo, di rendimento e di gol. Il Chievo era una squadra ideale per un giovane: ambiente sano, gente competente, serietà, organizzazione. E mi piaceva la favola del club di quartiere che batte le grandi squadre. Mi è spiaciuto tanto per le disavventure di Campedelli: sono molto affezionato a lui".
ATALANTA - "L’unica stagione in cui non sono riuscito a segnare. Non ero soddisfatto. Gasperini è un grande tecnico, ti mette in condizione di affrontare l’avversario nel modo migliore. A me non è andata bene, ma sono cose che succedono. E un giocatore lo sa quando non è al top e un compagno è più in forma".
IL SIENA IN SERIE C - "Dopo le esperienze a Cagliari e Spal, ero senza contratto. E non mi arrivò nessuna offerta da A e B. Non so perché, evidentemente non mi ritenevano all’altezza. Il Siena era stato ripescato in C, voleva costruire qualcosa di importante e mi chiamò: accettai con entusiasmo. Quando prendo un impegno, io do il massimo".
LE ESPERIENZE IN D - "Volevo riavvicinarmi a casa e magari trovare un club ambizioso. La Pro Palazzolo punta ad andare in C. Fino a quando il fisico me lo consentirà, continuerò a giocare. Quando smetterò, mi mancherà la domenica, l’adrenalina della partita, l’atmosfera, le emozioni. Poi vedrò. Penso che resterò nel calcio, ma non so in quale ruolo".
CAMARDA - "Gli direi di vivere tutto con leggerezza e vedere il calcio come un gioco; lavorare sodo e ricordare sempre che i sogni si possono realizzare".