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CALCIOMERCATO05 mag 2025, 12:30
Ultimi aggiornamenti: 26 giu 2025, 19:22

Romamania, ragione e sentimento: Roma riabbraccia Bove

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Il primo pensiero è per Edoardo Bove. Non conta la vittoria, non conta la corsa Champions più aperta che mai, non conta nient'altro che far sentire tutto l'amore possibile a un ragazzo nato a Roma e che il destino ha deciso di colpire ingiustamente togliendogli il sogno più bello.

L'abbraccio dell'Olimpico, alla fine di Roma-Fiorentina, e le lacrime di Bove ci riconnettono per qualche istante all'essenza più pura del calcio. Senza calcoli di classifica, senza attenzione alle polemiche, senza nient'altro che il sentimento come motore immobile di un pomeriggio ad alta intensità emotiva.

Tutto il resto passa in secondo piano. Ad esempio il goal di Dovbyk con il quale la Roma scardina la difesa della Fiorentina e si prende la diciannovesima gara consecutiva senza sconfitte. Quattordici vittorie e cinque pareggi. Quarantasette punti, in proiezione 94, in una squadra che a metà dicembre era a due punti dalla Serie B.

Facile sarebbe trovare l'unico artefice di tutto nel lavoro di Claudio Ranieri. Ma le sue fortune la Roma le deve anche al suo portiere. Mile Svilar (accelerare il rinnovo, grazie) ancora una volta mette la firma d'autore su una partita difficile, interpretata molto meglio dalla squadra di Palladino, punita dall'unica disattenzione arrivata a una manciata di secondi dalla fine del primo tempo.

C'è anche Dovbyk, al decimo goal dell'1-0 segnato e sempre decisivo, malgrado un'altra prestazione assolutamente mediocre soprattutto nella prima frazione di gioco. Con i tre "monumenti" (Ranieri dixit) alle prese tra restauro - come Dybala - o con la testa già altrove come Hummels e Paredes, Ranieri ha saputo trarre il meglio da una squadra che non entusiasma nel gioco ma che di fronte al supremo tribunale dei numeri si conferma fortissima nella sua posizione.

A tre giornate dalla fine la Roma è in corsa per la Champions League. Già solo scriverlo, con le premesse suddette, suona strano. Eppure la classifica restituisce questo quadro. E rovinarlo all'ultima pennellata rischia di far solo aumentare i rimpianti nella sporta di una società che già ne ha fatto il carico a causa delle scelte scellerate di fine estate e autunno inoltrato.

Atalanta, Milan, Torino. Un trittico che se preso nel modo giusto può tradursi in un passaporto per le principali capitale europee del calcio, teatro dei sogni e palcoscenico dell'inno più ambito del calcio moderno. Chi vivrà, vedrà.

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