Romamania: Ranieri lascia la Roma in Europa, raccogliere la sua eredità non sarà facile per nessuno
Il rammarico per il risultato di Venezia è pressoché nullo. No, la Roma non giocherà la Champions League per il sesto anno consecutivo, ma anche la prossima stagione sarà in Europa League.
Non era scontato per una squadra che alla fine del 2024 viaggiava a una media di meno di un punto a partita e vedeva la Serie B più vicino di quanto si potesse mai immaginare dalle parti di Trigoria.
Ci ha pensato Claudio Ranieri a riportare i giallorossi in Europa e lo ha fatto al termine di un percorso che ha del clamoroso. I punti raccolti sono 56 in 26 partite, chiudendo il campionato a quota 69. Sei lunghezze in più rispetto alla Roma di Mourinho nei primi due anni interi trascorsi dal portoghese sulla panchina giallorossa.
Il lavoro svolto dal signore testaccino, richiamato in fretta e furia dal pensionamento dopo la folle scelta di ingaggiare Ivan Juric “per vincere trofei” dopo aver servito la moussaka avvelenata a De Rossi da parte di Lina Souloukou, non è però riducibile ai meri numeri.
Ranieri ha preso la Roma a un passo dal baratro e l’ha portata alla soglia della Champions League, che sfugge di un solo punto non certo a lui imputabile.
Messe alle spalle Fiorentina, Bologna, Lazio e Milan, con le ultime due che nemmeno giocheranno le coppe il prossimo anno. Un percorso entusiasmante che è servito non solo a regalare soddisfazione al suo pubblico, ma anche a nascondere tante delle fallacie societarie che ancora rappresentano il vero tallone d’Achille della Roma dei Friedkin.
E a Ranieri si perdona anche qualche bugia. Come quella sul nome del suo successore in panchina.
Qualche giorno prima della sfida col Torino, Sir Claudio aveva affermato che il nuovo allenatore era già stato scelto. Nel prepartita è stato smentito da Florent Ghisolfi, che ha parlato di “scelta migliore da fare”.
Resta il fatto che non sarà semplice raccogliere un’eredità del genere, non solo a livello di risultati ma anche di empatia con la piazza. E nessuno come Ranieri sa quanto sia importante creare un feeling speciale con la tifoseria romanista per ottenere tutto il supporto possibile e sfruttare una passione incredibile ma che, se incanalata male, rischia di diventare un catastrofico boomerang per tutti.
Ecco, la speranza è che lui, ora che sarà consulente di Dan Friedkin, riesca a far capire al presidente che questa piazza ha bisogno di qualcosa in più e che solo una programmazione di un certo tipo può portare ai risultati sperati.