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Federico Albrizio16 apr 2025, 20:05
Ultimi aggiornamenti: 26 giu 2025, 19:11

Sassuolo, Obiang: "Berardi è cambiato, qualcosa è scattato in lui"

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Il Sassuolo è pronto a tornare in Serie A. I neroverdi di Fabio Grosso hanno blindato la promozione dopo una sola stagione in Serie B e in vista del ritorno nel massimo campionato Pedro Obiang, centrocampista degli emiliani, ha parlato a Radio TV Serie A con RDS: le sue dichiarazioni.

LA STAGIONE DEL SASSUOLO - "Se si guardano i nostri risultati si capisce che abbiamo fatto tre stagioni in una. All'inizio ci sono stati tanti cambiamenti, la retrocessione, tanti giocatori nuovi, la ricerca di conferme. Poi fino a dicembre/gennaio abbiamo trovato stabilità e da febbraio, dopo la batosta con il Pisa, abbiamo capito di non poter mollare neanche di una virgola e da quel momento le partite sono diventate importantissime".

LA DIFFICOLTA' PIU' GRANDE IN SERIE B E IL GRUPPO - "Personalmente credo che la difficoltà più grande sia stato il cambiamento proprio degli interpreti, sono cambiati tanti giocatori e per questo devo fare i complimenti ai dirigenti e anche al mister perché il periodo di mercato è stato davvero molto complicato. C’era chi voleva andarsene, chi doveva arrivare, era necessario trovare il giusto mix tra i giocatori. Fortunatamente la scelta della società è di prendere ragazzi bravi con la mentalità giusta quindi l'unica cosa che ho dovuto fare è stato allenarmi al meglio. Abbiamo un gruppo bello, giovane, si divertono, scherzano e anche se io ogni tanto sono un po' brontolone mi lascio andare per essere parte del gruppo perché devi saperti adeguare ai momenti".

ESSERE UN ESEMPIO - "Non ci avevo mai pensato soprattutto perché ho avuto dei bellissimi esempi davanti a me sia qua che in altre società e sono sempre stati modelli un po' atipici, perché erano persone che stavano con te, giocavano, scherzavano, riuscivano a farmi vivere le difficoltà come se non ci fossero mai state e questo è quello che ho cercato di trasmettere anche io. Poi fortunatamente ho dei colleghi con i quali condividere questo come Romagna o Berardi che sono davvero molto bravi in questo e a loro posso dare un 70% di tutto quello che abbiamo fatto dentro lo spogliatoio".

BERARDI - "Per quello che lo conosco è proprio cambiato. Non so se sia stato l'infortunio, se sia stata la retrocessione, cosa sia stato a far scattare in lui qualcosa, ma è cambiato, è stato proprio importante nei momenti fondamentali, ha trascinato i ragazzi in ogni momento. Lui non è uno che parla tanto ma in campo e in allenamento dà sempre tutto e quel modo ci ha aiutato, sapere che hai un giocatore che quando arriva la palla sa cosa fare è molto importante in questa categoria. Quindi non è sprecato perché se non fosse stato qui  sicuramente la nostra sorte sarebbe stata diversa ma è tornato dove lui doveva essere perché alla fine i suoi numeri lo dimostrano".

PROMOZIONE DAL DIVANO - "Ci avevano chiesto di ritrovarci ma la fiducia che avevamo per la partita non era così grande. In tanti abbiamo chiesto al mister di lasciarci dei giorni per stare con le nostre famiglie e concentrarci sul derby. Non stavo guardando la partita ma nel mentre guardavo la chat del gruppo e Tarik (Muharemovic, n.d.r) mandava delle foto mentre esultava. A quel punto ho cominciato a rivedere la partita, ho visto il primo goal ed ero un po’ titubante. Ho visto il secondo, la chat ovviamente è esplosa e da lì tutti insieme siamo stati vicini, era un continuo mandarsi messaggi, chiamarsi perché eravamo tutti contenti".

GIOVANI - "Abbiamo certi giovani che hanno tantissima energia, sono sempre carichi che nello spogliatoio fanno la differenza. Sono dei ragazzi che nel loro modo di fare ti stravolgono lo spogliatoio, perché a volte fanno cose molto semplici come avere la musica, fare gli scherzi, hanno sempre la battuta pronta, o ci fanno vedere video di cose che io neanche seguo, e quindi è bello. La fortuna di stare nello spogliatoio è che anche i giovani ti rendono partecipe e ti ringiovaniscono allo stesso tempo".

IL GOAL RITROVATO - "E’ da un po’ di tempo che stavo cercando questo gol. Anche in allenamento i miei compagni lo sanno che a prescindere dal fatto che un giocatore faccia la fase difensiva, trovarsi a fare goal è un plus e ti dà delle soddisfazioni personali, c'è una carica interna che è difficile da spiegare. Poter segnare (contro il Palermo, n.d.r) quando sembrava potessimo riprendere la partita è stato bello anche se non è servito a molto, ma a livello personale mi ha ricordato che ogni tanto devo calciare".

CONSIGLI - "Mi hanno dato diversi consigli ma in assoluto di divertirmi e di rimanere in questo mondo per più tempo possibile perché il mondo del calcio è bello, lo spogliatoio è una famiglia e poi dopo manca".

FABIO GROSSO - "Il mister è un insieme di emozioni. Gli piace trasmettere energia, emozione, carica. Per lui sono tutte importanti le partite, ma per quelle che ritiene più importanti sembra che le debba giocare lui. E con il fatto che ha vissuto questo da calciatore, spesso ci trasmette che bisogna viverle così le partite, al 105%, esultare dei gol tutti insieme, lasciarci andare. Era importante, soprattutto in questa categoria, che tutti insieme fossimo partecipi di ogni momento. Anche quando ti dà la mano, ti parla, o ti dà un abbraccio, ti vuole dare tutto quello che ha lui. Non ci porta spesso esempi di quando era giocatore ma ci ha sempre detto che le carriere possono cambiare in ogni momento".

L'ASSENZA - "Mancare dal campo mi ha insegnato davvero tanto, oggi vivo le cose in modo diverso, lascio andare tante cose, mi diverto, me le godo, perché in quel periodo non era solo il fatto di lasciare il calcio, ma è il fatto che ti cambia la vita, ti tolgono qualcosa di tuo. Noi pensiamo di essere invincibili, non ci rendiamo conto di quanto una cosa ci possa cambiare. Vivere quel momento, tornare a stare bene, mi ha fatto capire come tutto avesse un valore maggiore. Oggi queste vittorie mi stanno regalando tanto, perché ho vissuto quel momento, poi abbiamo vissuto una retrocessione e oggi poter tornare dove siamo a livello personale è una grande vittoria".

LA PRODUZIONE DI VINO - "Nel mentre che non sapevo cosa ne sarebbe stato del mio futuro ho provato a fare un po’ di tutto. Noi nasciamo con l'idea di diventare calciatori, poi quando lo diventi pensi che sia per tutta la vita, dal mattino alla sera ti rendi conto che non è così. Bevo di meno per tenere la linea e per correre dietro questi giovani. Non è come prima, quando bevevo tre o quattro bicchieri di una bottiglia e il giorno dopo stavo alla grande (ride, n.d.r)".

FUTURO - "Nel mio futuro vorrei fare tantissime cose, allenatore, dirigente, magazziniere, fisioterapista, tutto quello che si trova vicino allo spogliatoio, ovviamente. Si mi sto preparando per il dopo, ma vivo un po' la giornata. Il mio passato mi ha insegnato a non fare grossi progetti, perché ne avevo fatti tanti e poi purtroppo sono stati fermati, quindi vado un po' alla volta".

SINISA MIHAJLOVIC - "Questo è un tasto particolare, perché tendiamo sempre a parlare tanto delle persone quando vengono a mancare e quindi quello per me è un peccato. È stata una persona alla quale mi sarebbe piaciuto stare molto più vicino. Tutti gli anni, nel bene o nel male, un messaggio per me l'ha sempre avuto e mi ha dato tanto. Veniva da tante battaglie, io ero giovane, e mi parlava di quanto fosse importante battagliare, di quanto fosse importante il lavoro, diceva che la fatica la fanno quelli che si svegliano alle sei del mattino. C’è stata una partita dove perdemmo 3-0 contro l'Atalanta e tutti eravamo arrabbiati. Dicemmo al mister che ci allenavamo troppo e lui da quel momento ci fece fare tre sedute di allenamento dicendo "poi mi direte se veramente fate fatica”. Con quelle lezioni ti faceva capire che sì, è vero, facciamo un lavoro molto faticoso, ma prima di dire certe parole e fare certi discorsi di pensarci bene. La lezione è arrivata perché quella stagione abbiamo fatto quasi il record di punti ma la vera lezione era che noi dovessimo lottare per qualcosa al 100% e questo fa capire che persona stupenda fosse".

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