Tudor parla di cattiveria, ma alla Juventus manca anche carattere. Con chi ce l'aveva il tecnico
CAMBI OK - Il bersaglio non sono Yildiz e Conceicao, entrati più tardi con un’energia diversa, almeno dal punto di vista dell’intenzione. Quella, per Tudor, vale quasi più di un assist. Il calcio, nella sua visione, è un campo di battaglia prima ancora che una lavagna tattica. E in questo momento, sembra dire, i suoi titolari non stanno combattendo abbastanza. Le parole del tecnico non suonano come un processo, ma nemmeno come una carezza. Sembrano più una scossa a freddo, un tentativo di risvegliare chi, nelle sue gerarchie, dovrebbe essere decisivo. Una sorta di “o vi svegliate o vi svegliano”.
IL RIFERIMENTO AL PARMA - Il riferimento al Parma è utile solo in apparenza: “Loro buttano la palla, fanno a sportellate, segnano così. Noi no”. Ma non è un elogio alla semplicità. È un richiamo alla concretezza. Tudor non chiede alla Juventus di diventare il Parma. Ma pretende che, quando serve, sappia diventarlo. Almeno per un quarto d’ora, almeno dentro l’area. Perché le partite non si vincono solo con le idee: “Non con schemi e combinazioni - ha detto - ma con altro”. Con fame. Con coraggio. Con il corpo prima ancora che con la testa.
CREPA - In fondo, questa non è solo una sconfitta. È una crepa. Non irreparabile, ma significativa. Perché infrange una narrazione che stava già nascendo: quella del “Tudor risolutore”. Il tecnico croato aveva portato con sé un vento nuovo, un’aria di svolta. Ma il vento, da solo, non sposta la montagna. E allora, sì, la Juventus va avanti. Cinque partite, tanti punti. Ma ora l’illusione iniziale è finita. E Tudor lo sa. Adesso comincia il difficile: non farsi dimenticare prima ancora di essere capito.
Tutti gli AGGIORNAMENTI in TEMPO REALE! Unisciti al canale WHATSAPP DI CALCIOMERCATO.COM: clicca qui