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  • Ce l'ho con... la scelta demagogica dei 5.000 allo stadio, già in bilico
Ce l'ho con... la scelta demagogica dei 5.000 allo stadio, già in bilico

Ce l'ho con... la scelta demagogica dei 5.000 allo stadio, già in bilico

  • Andrea Distaso
    Andrea Distaso
L'Italia e un Paese meraviglioso. E il nostro calcio, seppur impoverito e depauperato da una perdita di potenziale a livello economico - ulteriormente aggravata dagli effetti della pandemia - mantiene il suo fascino e la sua importanza. Nonostante dirigenti miopi e poco lungimiranti facciano di tutto per far passare in secondo piano gli aspetti positivi e anche la nostra classe politica ce la metta tutta nel partorire decisioni sempre più cervellotiche, che stanno infierendo colpi potenzialmente letali per il movimento. L'esempio più recente è quello delle nuove limitazioni agli accessi del pubblico negli stadi e il grottesco tetto dei 5.000: una scelta frettolosa e poco ponderata, come dimostrano le ultime indiscrezioni sul possibile ritorno della capienza al 50% da febbraio.

CHE PASTICCIO - Abbiamo visto di tutto in occasione del primo week-end di campionato toccato dall'ultimo provvedimento varato dalla Lega, su 'input' del governo che minacciava la chiusura totale: società con impianti di piccole e medie dimensioni che hanno risentito ovviamente molto meno sotto l'aspetto del calo degli introiti al botteghino rispetto a quelle più importanti e partite - col massimo rispetto parlando - come Venezia-Empoli trattate alla stregua di un Milan-Juventus. Per non parlare del fatto che una misura varata idealmente per ridurre la possibilità di assembramenti, in un periodo di risalita importante dei contagi da Covid-19 anche in Italia, si ritorce clamorosamente contro se soprattutto negli stadi di provinca proprio le ridotte dimensioni e gli spazi più angusti finiscono naturalmente per generare più affollamento. Se poi nelle curve continua a vigere la legge del Far West, dove fondamentalmente le regole sono fai dai te, la frittata è completa.

BASTA DEMAGOGIA - Se davvero sta prendendo piede l'ipotesi di fare retromarch subito dopo la pausa di fine gennaio e ripristinare il 50% di capienza, in virtù anche di un graduale miglioramento dei numeri dei positivi, siamo al limite del paradossale. Vaccini, richiami, mascherine FFP2 e green pass sempre più rafforzati non sono state misure sufficienti per limitare abbondantemente le conseguenze più serie di questa malattia e consentirci di vivere un po' più liberamente? Perché luoghi al chiuso come teatri, cinema e ristoranti possono serenamente sfruttare il loro pieno potenziale, mentre uno spazio all'aperto come lo stadio, che offre certamente maggiori soluzioni sia a livello di afflusso e deflusso che di distribuzione dei posti da occupare, viene visto come il serbatoio di un nuovo esercito di contagiati? La demagogia e il populismo spiccio non hanno mai portato nulla di buono nella politica e nella storia dell'umanità, eppure sembra che da un po' di tempo a questa parte si ricorra sempre meno alla scienza e si rincorra sempre più il richiamo della paura. E Lega Serie A, che ha deciso di adottare questo provvedimento, è complice di tutto questo.

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