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  • Juve, partita doppia fra campo e processi. Ma il verdetto uscirà dai tribunali

    Juve, partita doppia fra campo e processi. Ma il verdetto uscirà dai tribunali

    • Gianni Visnadi
      Gianni Visnadi
    C’è il campo, e lì la Juventus se la sta giocando come meglio non potrebbe. Virtualmente è seconda in classifica e Allegri non perde occasione per ricordarlo. Una volta ha contato anche i 2 punti con la Salernitana. Lui, del resto, non ha avuto Chiesa per metà stagione, sta rivedendo Pogba solo da pochi giorni e chissà quando avrà quello “vero”, Vlahovic gioca poco e segna meno, lui insomma di alibi ne ha almeno quante le critiche, anche nostre, che lo accompagnano dal primo giorno di lavoro.

    I media strizzano l’occhio alla rimonta Champions, stilano le tabelle della rincorsa-miracolo e se la Juventus vince altre 2/3 partite, e magari nel frattempo accorcia appena un po’ la strada dal Napoli, stai a vedere che ci sarà qualcuno, pensando al Coni, che presto alzerà anche la mira…

    C’è il campo, e poi ci sono i tribunali. Il ricorso della Juventus è di fatto uscito sui giornali poche ore dopo essere stato depositato al Coni. Sarà probabilmente un atto strategico, a noi pare soprattutto un modo per scaldare il popolo bianconero, farlo tifoso di una tesi, agitando le acque e creando confusione intorno a quanto deve ancora accadere. La difesa del club ripercorre la linea già esposta davanti alla Corte federale di appello, cominciando con quel “non ci sono fatti nuovi” per cui il precedente giudizio di assoluzione non poteva essere revocato. La sentenza del giudice Torsello ha spiegato invece come gli atti paracadutati dall’inchiesta penale Prisma siano stati, altroché, “nuove evidenze”. Deciderà il Collegio di garanzia del Coni, e così sugli altri punti su cui verte la linea difensiva del club. Certo è che dire “la Juventus non andava condannata” perché così dice il ricorso bianconero è al momento solo una speranza di chi quel ricorso ha scritto. Ribaltare un verdetto negativo è peraltro l’obiettivo di tutti quelli che ricorrono.

    La Juventus ha perso male a Napoli, poi ha pareggiato con l’Atalanta e infine riperso col Monza, il 29 gennaio. A febbraio ha solo e sempre vinto (6 volte), eccezion fatta per l’inopinato pareggio casalingo col Nantes, poi ampiamente ribaltato in Bretagna. Allegri ha definito il telaio, nel quale di volta in volta inserisce gli attori, che se stanno bene, certo non gli mancano. Ricordare però che presto il procuratore federale Chiné, sempre sulla base di quanto emerso dall’inchiesta Prisma, chiederà un nuovo processo sportivo per la doppia manovra stipendi e la partnership con le “società amiche” è un doveroso atto di rispetto alla realtà. Ed è giusto ricordarlo almeno quanto le tabelle della rincorsa-miracolo, che sembrano oggi l’unica cosa che conta, parlando di Juventus.

    È la solita storia dell’asterisco che sta idealmente accanto a ogni cosa bianconera, da qui a fine stagione, e probabilmente anche oltre, compreso il mercato, con rinnovi (quelli di Di Maria e Rabiot, per esempio) che nessuno in società ora può discutere, semmai i giocatori volessero farlo. Sono di pochi giorni fa le deposizioni di persone anche indagate, che quotidianamente diventano pubbliche e non contribuiscono certo a rendere più leggera la posizione della Juventus, anzi. Inutile ricordarle qui, perché le conoscono tutti. Compreso quanto detto da Dybala, che solo per quanto dichiarato rischia una squalifica, anche se ora veste la maglia di un’altra squadra (e domenica incrocia la Juventus). E chissà cosa racconterà Ronaldo, presto anche lui interrogato dai magistrati di Torino. Difficile ipotizzare che il 27 marzo, udienza prevista davanti al gup, non si apra anche un processo penale, tempi lunghissimi e nessuna conseguenza diretta sull’andamento sportivo. Giusto quindi applaudire ciò che Allegri e i giocatori fanno in campo, a patto di ricordarsi che i verdetti definitivi usciranno dai tribunali.
    @GianniVisnadi
     

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