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  • Processo Juve, la giustizia sportiva non può aspettare quella ordinaria. Ma Elkann può provare a bloccare tutto

    Processo Juve, la giustizia sportiva non può aspettare quella ordinaria. Ma Elkann può provare a bloccare tutto

    • Gianni Visnadi
      Gianni Visnadi
    Scoprire oggi che la giustizia ordinaria ha tempi e modi differenti dalla giustizia sportiva, e denunciarlo come fatto anomalo e ingiusto, è inutile esercizio di scalata a mani nudi di una vetrata insaponata. Il rinvio al 10 maggio, deciso a Torino dell’udienza preliminare che deve decidere se la Juventus e altri 12 indagati devono essere o meno processati per – tra l’altro – falso in bilancio e aggiotaggio, è nella grammatica processuale, così come lo sarà l’eccezione di competenza territoriale delle difese, per spostare il dibattimento da Torino a Milano o Roma. Non perché a Milano o Roma ci sia la possibilità di trovare giurie più compiacenti, ma perché permetterebbe un ulteriore allungamento dei tempi.

    È uno degli strumenti che il codice pone a garanzia delle difese e che spesso in passato hanno portato a verdetti di assoluzione per prescrizione.
    Non dovrebbe essere questo il caso, ma perché tutti i gradi di giudizio vengano esauriti, l’eventuale sentenza definitiva per l’inchiesta Prisma si avrà fra 3 anni. Vorrebbero forse, gli arrampicatori a mani insaponate, che l’iter processuale sportivo partisse solo allora? E nel frattempo, cosa dovrebbe fare il resto del calcio? Finta di niente e giocare o restare fermo in attesa del giudizio?

    I giudizi sportivi arriveranno entro il 30 giugno, perché così prevede il codice. Il 19 aprile, il Coni prenderà posizione sulla prima sentenza, quella che ha riscritto la classifica. Nei prossimi giorni la Procura federale chiederà il deferimento per la manovra stipendi e i rapporti con le “società amiche” (e non riguarderà ovviamente solo la Juventus), l’Uefa aspetta vigile e arrabbiata perché la “nuova” Juventus non ha mai preso le distanza dalla “vecchia” e dal suo progetto Superlega, il rischio è di stare fuori dalle Coppe europee al di là della posizione finale in classifica, e non solo per un anno.

    In queste settimane, dal ricorso presentato al Collegio di Garanzia del Coni, alla competenza territoriale del tribunale, la Juventus più che impegnata a dimostrare la propria innocenza, si sta battendo per sollevare eccezioni e trovare errori tecnici, inseguendo l’assoluzione nella forma più che nella sostanza. Il polverone sollevato per l’incauto pm Santoriello potrebbe esserne il manifesto.

    C’è un’altra cosa che la Juventus potrebbe fare, e magari è già stata valutata dalla task force allestita da John Elkann. Ricorrere al Tar e chiedere il blocco del campionato, qualora il Coni dovesse confermare la sentenza della Corte federale di appello o dopo l’eventuale giudizio negativo sulla manovra stipendi (che arriverà a campionato presumibilmente finito). La Juventus ha già fatto ricorso al Tar per avere la “carta Covisoc”, che avrebbe potuto aiutare i legali a invalidare il meno 15. Ha violato la clausola compromissoria, forzando i tempi. La Figc ha fatto ricorso, per non creare un precedente e salvaguardare un principio. La stessa Figc che oggi non era in tribunale a Torino e che non si costituirà parte civile nell’eventuale processo Prisma.

    Quando arriveranno le sentenze sportive definitive, e se saranno negative potrebbero esserlo sia in senso finanziario sia in senso meramente di classifica, retrocessione compresa, la Juventus potrà accettarle o provare a fare saltare il tavolo, ricorrendo alla giustizia ordinaria, violando i regolamenti che ha sottoscritto e portandosi fuori dal sistema pur di fare valere le proprie ragioni. Mossa che potrebbe costarle carissimo. Saranno mesi molto caldi.
    @GiannVisnadi

     

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