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1946, tumulti e scontri: la Juve di Piola non batte il Napoli e perde lo scudetto

1946, tumulti e scontri: la Juve di Piola non batte il Napoli e perde lo scudetto

  • Alessandro Bassi
Un Napoli-Juventus di tanti anni fa, appena usciti dagli orrori della Seconda guerra mondiale, è stato crocevia determinante per l'assegnazione dello scudetto 1945/46. il Napoli all'epoca non era in lizza per vincerlo, ma fu “arbitro” dell'appassionante testa a testa tra il Torino e la Juventus.

LA FINE DELLA GUERRA - L'Italia era in pezzi. Macerie e povertà ovunque, dopo una guerra atroce ricca solo di sofferenze, fame e morti. L'Italia non solo era a pezzi ma si trovava divisa sostanzialmente in due e ancora nell'estate del 1945 molto complicati erano i collegamenti al valico degli appennini. La difficile situazione non consentiva alla Federazione di organizzare un campionato a girone unico e pertanto venne deciso di far disputare due distinti gironi eliminatori. Per il nord venne istituita la Lega Nazionale Alta Italia, mentre per il sud si dovette attingere anche ad alcune squadre della serie B perché le squadre del Centro-Sud che erano presenti in serie A prima della sospensione dei campionati erano solo cinque. Così sotto l'organizzazione della Lega Nazionale Centro-Sud il girone venne formato da 11 squadre.
“Domani si riprende. Si riprende davvero e sembra un sogno. Lasciamo alle spalle l'incubo angoscioso e guardiamo all'avvenire, ma senza dimenticare. Se ci avviamo verso una nuova vita, dobbiamo ricordare anche il passato, appunto perchè è triste. Non per limitarci soltanto a sospirare o a recriminare, ma wepr ricordare ciò che tanti sportivi e non sportivi hanno dovuto subire.”
Così La Gazzetta dello Sport apriva il numero del 13 ottobre 1945, alla vigilia dell'inizio del campionato. 14 squadre del nord e 11 del centro-Sud da ottobre 1945 ad aprile 1946 lottarono per conquistare il diritto di accedere al girone finale, quello che avrebbe laureato il nuovo campione d'Italia. Nel torneo Alta Italia la fecero da padrone il Torino – campione d'Italia in carica prima della sospensione bellica – e l'Internazionale che conquistarono la qualificazione al girone finale assieme a Juventus e Milan, quest'ultimo dopo lo spareggio vinto a fatica sul Brescia. Il girone centromeridionale venne vinto a pari merito dal Napoli, ammesso dalla serie B e dal Bari che era retrocesso in serie B nell'ultimo torneo disputato, seguite da Roma e Pro Livorno.

JUVENTUS E TORINO: TESTA A TESTA - L'ultima domenica di aprile iniziò il girone finale. La differenza tecnica tra le squadre del nord e quelle del centro-sud si fece vedere subito nella prima giornata, quando Torino, Internazionale e Juventus vinsero facilmente e largamente contro Roma, Pro Livorno e Bari. Eccezione fu la gara del Vomero, dove il Napoli vinse contro il Milan. Il divario comunque tra le squadre del nord e il resto era enorme ed evidente, tanto che alla fine del girone finale le quattro squadre del nord si classificarono ai primi quattro posti. Ben presto la lotta per lo scudetto venne circoscritta alla città di Torino, con i granata e i bianconeri a distanziare sempre più nettamente le avversarie. Nel frattempo l'Italia sceglieva la Repubblica con le votazioni del 2 giugno. Alla terzultima giornata la Juventus batteva il Milan e approfittava del tracollo del Torino in casa dell'Internazionale per issarsi solitaria in vetta alla classifica. La domenica successiva venne giocato il derby che vide la vittoria per 1-0 dei granata con rete dell'ex Gabetto: quella vittoria consentì al Torino di riaprire il campionato, raggiungere la Juventus in testa alla classifica e rimandare all'ultima giornata ogni discorso di scudetto.

NEL CATINO DEL VOMERO - Il 28 luglio 1946 era in programma quindi l'ultima giornata del campionato. Il Torino era impegnato al Filadelfia contro la Pro Livorno e la Juventus era attesa dal Napoli nel piccolo stadio da poco rinominato Della Liberazione. I giornali dell'epoca erano concordi nel ritenere che con tutta probabilità sarebbe stato necessario uno spareggio per assegnare lo scudetto, dando per scontato che le due rivali avrebbero vinto i rispettivi incontri. Alle 17.30 le squadre scesero in campo. A Torino i granata pur partendo bene vennero momentaneamente raggiunti dalla rete del pareggio di Picchi, ma riuscirono comunque a chiudere il primo tempo in vantaggio e dopo soli cinque minuti dall'inizio della ripresa a portare il risultato su un comodo 5-1. Partita chiusa, a quel punto tutti erano interessati a sapere ciò che stava accadendo a Napoli. Quando la voce di Nicolò Carosio iniziò a raccontare il secondo tempo dell'incontro di Napoli tutti seppero che il punteggio era ancora inchiodato sullo 0-0, con un Napoli gagliardo che rintuzzava i tentativi juventini. Il clima al Vomero era infuocato: per tutta la durata dell'incontro i tifosi che stipavano all'inverosimile gli spalti ad ogni fallo juventino inveivano, protestavano e pure arrivarono a tentare un paio di volte di entrare in campo, prontamente fermati dalla celere, mentre fuori, nelle vie limitrofe, altri scontri e tentativi di sfondare i cancelli incendiavano ancor più l'atmosfera. Tutto proruppe quando Busani segnò la rete del vantaggio napoletano: la notizia veloce venne portata in tutte le radioline e a Torino i tifosi granata potevano finalmente vedere molto concreto lo scudetto. Dopo soli cinque minuti Piola pareggiò per la Juventus, mentre il Torino dilagava in una partita ormai inutile seppellendo la Pro Livorno sotto nove reti. Tutto si sarebbe deciso nell'ultima mezzora di Napoli. La Juventus ci provò a segnare ma con poca convinzione, irretita dal clima ostile che si respirava a bordo campo e lasciandosi prendere dal nervosismo che non le permise di attaccare con lucidità la porta avversaria. Ancora scontri in campo, ancora tentativi di invasione da parte dei tifosi fermati a stento dalle forze dell'ordine, ma ormai non c'era più tempo: l'arbitro fischiò la fine, la Juventus non era riuscita a battere il Napoli e quindi dovette dire addio allo scudetto che rimase cucito sulle maglie del Torino.
Il campionato e – per usare un'espressione di Vladimiro Caminiti – il calcio di quei giorni provvisori finiva lì, dalla stagione successiva avrebbe ripreso regolarmente il suo corso senza più interruzioni sino ai giorni nostri.
 
 
 


(Alessandro Bassi è anche su http://storiedifootballperduto.blogspot.it/)

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