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  • Allegri saluta Dinho:| 'Cassano ci darà una mano'

    Allegri saluta Dinho:| 'Cassano ci darà una mano'

    Intervista al tecnico rossonero.
    Allegri: "Il mio Milan pratico e vincente, Cassano ci darà una mano".
    "Antonio non lo giudico per sentito dire, per lui un'occasione irripetibile ma gli sarà facile inserirsi".

    Il Milan a Dubai: Allegri, sembra un film di De Sica.
    "Non è una vacanza, è l'unica settimana per allenarci tutti insieme, al caldo. Il clima padano d'inverno non è il massimo".
     
    Nel Paleozoico pre-sponsor non si svernava sul Golfo Persico. Il ritiro casereccio, ai tempi dei presidenti-padroni, com'era?

    "Bello. Con Gaucci, al Perugia, ho vissuto la promozione in A. Scibilia ha fatto la storia del Pescara. E Anconetani era una leggenda: teneva il Pisa tra le grandi e non c'erano i diritti tv. In ritiro ci cucinava il risotto alla parmigiana".

    Ha messo la dieta tra i compiti per le vacanze?
    "Il compito era uno solo: rilassatevi e state in famiglia. Tanto faticherete a Dubai".

    Soprattutto Cassano.
    "Non faccio processi alle intenzioni. Le persone non le giudico, tanto meno per sentito dire. Mi sforzo di conoscerle".

    Che cosa si aspetta da lui?
    "Credo che si sia messo in gioco. Ha la fortuna di essere al Milan e ci darà una mano. Trova un gruppo con valori morali e tecnici. L'occasione è irripetibile, l'ultima della sua carriera".

    Sarà lui a cambiare il Milan o viceversa?
    "Io non sono per il "dire, fare, lettera, testamento", le punizioni da bambini. Io sono uno pratico. Antonio non è un mostro, ma un professionista. Gli sarà facile inserirsi in un ambiente pieno di educazione e di rispetto dei ruoli. A me l'educazione ha semplificato il lavoro".

    Cassano è prima punta, seconda punta o trequartista?
    "Punta. Ma fatemelo vedere, nel calcio le cose cambiano".

    Ne ha parlato con Prandelli?
    "Non l'ho sentito, non parto condizionato".

    Cassano arriva, Ronaldinho va via: rimpianti o rimorsi?
    "Ci saluteremo normalmente. Abbiamo fatto il possibile, lui ed io. Si è comportato bene, anche quando l'ho accantonato. Si è adattato a trequartista, però è un esterno sinistro d'attacco".

    E lei, allevato nel 4-3-3 di Galeone, ha rinnegato il maestro.
    "Il sistema col trequartista e le due punte è solo una variante. Anche con Galeone i tre davanti avevano libertà negli ultimi 30 metri".

    È sempre il suo angelo custode?
    "Il rapporto va al di là del calcio. È una persona divertente. Non ti assilla. Mi ha insegnato l'importanza del rispetto".

    Via Ronaldinho, servono rinforzi?
    "No. I trequartisti sono Boateng e Seedorf".

    Constant del Chievo?
    "Buon giocatore, lo vedo mezz'ala sinistra".

    I suoi pupilli Matri e Lazzari?
    "Simpatici. Anzi, Lazzari è antipatico: non mi portava mai le lasagne di sua mamma".

    Li rivedrà il 6 gennaio a Cagliari.
    "Senza Ibra, squalificato. Un fenomeno, e non ha ancora dato il massimo. Il suo acquisto è stato determinante".

    Nel presepe dell'Epifania c'è Cassano centravanti?
    "Non lo escludo. Valuterò come stanno lui e Pato".

    La prima del 2011 a Cagliari?
    "Un segno del destino, nello stadio della Coppa Uefa da calciatore, con un gol europeo, e soprattutto da allenatore di serie A, grazie a Cellino".

    Galliani dice che Cellino voleva tenere lei fermo per un anno.
    "La loro amicizia ha avuto un peso".

    Ora le chiede un trofeo nel 2011.
    "Prometto il massimo impegno. Voglio più continuità nell'attenzione".

    E Berlusconi, che cosa le ha chiesto?
     "Di giocare bene e di vincere. Ha messo l'accento sul vincere, secondo la sua storia personale".

    È vero che all'inizio la vecchia guardia la allertò sullo sbilanciamento in attacco?
    "È vero che io ascolto tutti, dal magazziniere in su, a maggior ragione in un ambiente nuovo. Comunque la priorità della fase difensiva l'avevo già in testa".

    Tre punti sulle seconde sono pochi?
    "No. Si poteva non perdere contro Juve o Roma e non vincere con la Fiorentina, ma abbiamo i punti che meritiamo".

    La Champions è un'occasione?
    "Sì, ma è troppo legata alle contingenze. Il Chelsea si riprenderà. E pure l'Inter in campionato".

    Le sconfitte con Juve, Roma e Real non sono un allarme?
    "Con Juve e Roma è stato un caso. E col Real abbiamo giocato male tecnicamente".

    È il Milan dei mediani, senza rifinitori, con Pirlo decentrato: la critica non dice più che non si vede la sua mano.
    "L'ho tirata fuori dalla tasca! Prima o poi metti in pratica le tue idee. So di dovere migliorare: nella gestione della partita e della settimana".

    Il pragmatismo ha spiazzato Berlusconi: la paragonano a Capello e Ancelotti.
    "Il presidente è un esteta che vuole vincere. E i paragoni mi inorgogliscono".

    Ma Capello la bocciò da calciatore nella tournée milanista del '94 negli Usa, in cui ballavate sui tavoli.
    "Macché. Avevo una caviglia malandata, chiesi di tornare in Italia".

    Però c'è un Allegri calciatore, bohémien, e un Allegri allenatore, serioso.
    "Si cresce e si cambia, sono padre di una ragazza di 15 anni. Purtroppo le etichette esagerate non si staccano facilmente. Il passaggio alla panchina non è stato traumatico: smisi per una crisi di rigetto come calciatore".

    Secondo Galeone, lei era attentissimo: vede potenziali allenatori in questo Milan?
    "Nel Pescara c'era un futuro ct: Dunga per carattere non sembrava un brasiliano. Io osservavo Galeone: ho assorbito da tutti, dal mio primo tecnico Fogli a Giampaglia. Oggi noto predisposizione in Nesta, Pirlo e Gattuso".

    Riguarda a volte la grande Olanda di Cruyff: è il suo modello?
    "Mi piace rivedere le partite di chi ha rivoluzionato il calcio, come Sacchi. Ma l'idolo era e resta Platini: giocava con la testa, più che con le gambe".

    Leonardo all'Inter?
    "Sono abbastanza scafato da non meravigliarmi più di niente".

    Allegri, davvero Berlusconi ha pescato un livornese non comunista?
    "Un livornese. Di Coteto, i miei ora stanno alla Leccia. A Livorno si vive bene, peccato per la splendida costiera trascurata. L'equazione livornese-comunista è un modo di dire. Ovviamente ho amici comunisti. Per la statistica, come potrebbe essere altrimenti?".


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