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Ancelotti, Conte e Mancini: i candidati alla panchina Italia vanno tutti male!

Ancelotti, Conte e Mancini: i candidati alla panchina Italia vanno tutti male!

  • Giancarlo Padovan
Naturalmente è solo una curiosità e una coincidenza. Ma analizzando l’attuale stagione dei possibili c.t. dell’Italia del prossimo futuro va fatta una constatazione. Nessuno tra Roberto Mancini, Antonio Conte e Carlo Ancelotti viene, calcisticamente parlando, da una buona stagione. L’unico ancora in corsa per un trofeo è Conte (semifinale di FA Cup), Mancini è fuori da tutto e Ancelotti è fermo - causa esonero - dal settembre del 2017.

Al contrario di quanto dicono i risultati, però, tutti sono legati da un contratto. Ma l’unico in grado di liberarsi senza problemi o discussioni è Mancini perché il suo prevede una clausola rescissoria in caso di chiamata della Nazionale italiana.

Come molti lettori sanno, Mancini è il mio personale favorito e il profilo che sostengo. La ragione è duplice e semplice: ha messo l’incarico con l’Italia al primo posto (quindi lo vuole più di ogni altra cosa al mondo), è disposto a rivedere le sue richieste economiche in base alle disponibilità della Federazione. Inoltre, Mancini è l’unico dei tre che abbia un’esplicita conoscenza dei calciatori perché, prima di fare l’allenatore, alla Lazio di Cragnotti ha lavorato come potenziale diesse.

Se sarà lui ad essere scelto sarò particolarmente contento. In passato non abbiamo avuto rapporti sereni, ma di recente ci siamo riavvicinati e in lui ho scoperto una persona mite, buona e corretta. Anche se mi costa ammetterlo, probabilmente sono stato io a sbagliare. 

Ricordato tutto questo, non posso fare sconti neppure a Roberto. La sua stagione allo Zenit San Pietroburgo è stata negativa. Estromessa quasi subito dalla Coppa di Russia nel derby con la Dinamo San Pietroburgo, club di seconda divisione, la squadra di Mancini è stata eliminata dal Lipsia negli ottavi di Europa League. In campionato è quinta e attualmente disputerebbe i preliminari per entrare nell’Europa di scorta. Unico dato positivo: lo Zenit ha la miglior difesa del campionato. 

Antonio Conte, invece, ha un piede e mezzo in finale di FA Cup. In semifinale il Chelsea affronterà il Southampton e l’appuntamento con Wembley è quasi sicuro. Poi troverà uno tra Mourinho o Pochettino, ma la possibilità di salvare una stagione poco brillante c’è tutta. 

In Premier League il Chelsea attualmente è quinto (a cinque punti dal Tottenham) quindi fuori dalla Champions League. Vincere la FA Cup sarebbe una grande impresa, ma non servirebbe per rientrare nell’Europa che conta, da dove il Chelsea è uscito per mano del Barcellona. Conte ha anche perso il Charity Shield, la Supercoppa inglese, ai calci di rigore e ha abbandonato la Coppa di Lega alle semifinali. Negli ultimi due casi sempre contro l’Arsenal di Arsene Wenger.

Non sono pregiudizievolmente contrario a Conte in Nazionale. Dico solo che c’è già stato e che l’ha lasciata per sua volontà. Ovvero perché si ritiene un allenatore da quotidiano e da campo. Adesso ha cambiato idea? Ricordo anche che Antonio ci è stato solo per un biennio, mentre questa volta serve un lavoro più lungo e più profondo. Conte, invece, va, vince e cambia con troppa fretta: non è mai stato più di tre stagioni nello stesso posto.

Infine, come Mancini, non ha mai vinto nelle competizioni internazionali: Conte con la Champions è arrivato al massimo agli ottavi. In Europa League in semifinale.

Carlo Ancelotti è stato esonerato il 29 settembre 2017 dopo una brutta sconfitta con il Psg in Champions League. Tra i tre è il più vincente, ma anche quello che allena da più tempo e solo in club di primissima fascia. Ha vinto ovunque, ma non sempre (per esempio al primo anno al Psg) e la sua esperienza in Germania non è stata propriamente esaltante. In una stagione e qualche mese, ha conquistato il titolo nazionale (ma la Bundesliga con il Bayern la vincono quasi tutti) e due Supercoppe nazionali. Quando è stato allontanato era secondo nel girone di Champions a pari merito con il Celtic e terzo, a tre punti dal Borussia Dortmund, in campionato. Heynckes, il suo successore, ha fatto nettamente meglio portando il Bayern ai quarti di Champions League e a dominare la Bundesliga (66 punti contro i 49 dello Schalke).

E’ confermato che sono stati i vecchi a far fuori Ancelotti. Ed è la prima volta che la sua gestione viene contestata dai calciatori. Un segnale non buono per uno che, ovunque sia stato, dei calciatori, è stato a volte fin troppo amico.
Non credo ad Ancelotti in Nazionale perché è stato lui a tirarsene fuori dicendo, sei mesi fa, che avrebbe preferito un club. Evidentemente la difficoltà ad accasarsi (Arsenal e Chelsea pensano anche ad altri) lo hanno fatto riflettere, ammettendo che la Nazionale “non è un’ipotesi così lontana”.

Ancelotti mi sembra meno entusiasta di Mancini e più incerto di Conte. Vive la Nazionale come un’opportunità, ma avendo vinto con il Real Madrid, sa che, tranne formidabili eccezioni, la grandezza si raggiunge altrove.     

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