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  • Ansia Milan, la Uefa verso il no al piano di Fassone: fra 7 giorni la risposta

    Ansia Milan, la Uefa verso il no al piano di Fassone: fra 7 giorni la risposta

    • Daniele Longo
    Il giorno della verità si avvicina in casa Milan. Il club rossonero sta cercando in tutti i modi di realizzare il gol più difficile, ovvero quello di convincere la Uefa ad accettare il Voluntary Agreement in ottica Fair Play Finanziario. Quest'ultimo è un vero e proprio accordo volontario che permette di derogare alla norma che prevede per le società perdite non superiori ai 30 milioni di euro nell’ultimo triennio a fronte di un business plan quadriennale di rientro. Per ottenerlo servono determinate garanzie e, nel caso non venisse ritenuto adeguato, sarà effettuato un nuovo riesame tra gennaio e febbraio 2018. Il massimo organismo amministrativo europeo sul calcio si esprimerà la prossima settimana, tra il 7 e il 10 dicembre.

    I DUBBI SU YONGHONG LI - Con il passare delle settimane, l'ottimismo moderato del Diavolo si è fatto sempre più debole. Un segnale inequivocabile è arrivato direttamente dal Presidente dell'Uefa Ceferin che si è detto preoccupato per la situazione economica del Milan. Non ha convinto il piano finanziario presentato lo scorso 9 novembre a Nyon da Marco Fassone, sarebbe stato giudicato troppo legato ai risultati sportivi (ingresso in Champions o Europa League) con diverse variabili potenzialmente negative per rientrare dei tanti soldi spesi per il calciomercato estivo da 230 milioni di euro. Ma, soprattutto, ci sono troppi dubbi intorno alla figura di Yonghong Lì. L'inchiesta del New York Times ha messo in evidenza alcune zone d'ombra riguardanti il presidente del Milan che sembra non fornire le garanzie necessarie. Nel caso venissero confermate queste sensazioni che si fanno sempre più negative, il Milan dovrebbe ripresentarsi nel prossimi mesi all'Uefa per trattare le sanzioni. Dal voluntary agreement si passerà al settlement agreement, ovvero lo stesso regime a cui dal 2015 sono sottoposte Inter e Roma. 

    COSA RISCHIA IL MILAN -  Il settlement agreement è un regime di patteggiamento con sanzioni, diverso dal voluntary agreement. Il Milan non avrebbe più la possibilità di presentare un business plan ma sarebbe la Uefa a imporre dei paletti per far rientrare la società nei parametri del fair play finanziario. Quest'ultima ha per natura un approccio che non è fin da subito punitivo ma riabilitativo, con l'obiettivo di ricondurre i club all'interno delle regole per i problemi di bilancio e cercando di scongiurare l'automatismo dell'esclusione dalle manifestazioni continentali. L'obiettivo principale e che viene messo per iscritto è sempre il rispetto del pareggio di bilancio, cui si può arrivare attraverso un processo graduale (-30 milioni di euro la prima stagione, ad esempio) ma non lento. Il Milan potrebbero essere costretto a ridurre la rosa, abbassare il monte ingaggi e, nel caso più estremo, rischierebbe anche il blocco del mercato. Qualora non venissero rispettati i vincoli del Fair-Play finanziario, ecco quali sarebbero le sanzioni:
    1. Avvertimento;
    2. Richiamo; 
    3. Multa;
    4. Decurtazione di punti nella competizione in corso o in quella successiva;
    5. Trattenuta degli introiti ricavati da una competizione Uefa (spesso congelata);
    6. Divieto di iscrizione di nuovi giocatori alle competizioni Uefa; 
    7. Limitazione del numero di giocatori che un club può iscrivere alle competizioni Uefa (dentro questa voce è compreso anche il limite al valore della rosa da una stagione all'altra);
    8. Squalifica o esclusione dalle competizioni organizzate dalla Uefa;
    9. Revoca di un titolo conquistato sul campo o di un premio.

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