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    Il Toro si perde, Belotti dà ragione a Mancini. Santander, un tipo da saloon

    Il Toro si perde, Belotti dà ragione a Mancini. Santander, un tipo da saloon

    • Mino Fuccillo
    Avanti c'era posto, e il Torino quel posto non se lo è preso. Lo ha lasciato vuoto quel posto il Torino dopo essercisi seduto sopra. Era un posto avanti, nella zona medio alta della classifica, a fine ottobre non voleva dire molto, però... Però è bastata un po', neanche tanta, di rabbia Bologna per far sloggiare il Torino da dove stava comodo e, tutto sommato, stava facile. Da Sirigu che fa il portiere la palla a Izzo che per il Torino esce da destra, dal lato destro. Sullo stesso lato De Silvestri è già molto alto e si porta via la difesa avversaria, Iago Falque a mezza via va da destra verso il centro e gli arriva la palla di Izzo...E' già successo quattro volte in dodici minuti. Poli da quella parte è più frastornato o solo non si sa quale delle due. Succede la quinta volta ed è logicamente gol di Iago Falque. Si vedeva, anche da casa. Quindi c'è da immaginare si potesse vedere anche dalla panchina, quella del Bologna. Vedere che stava per succedere, che sarebbe successo. E mica solo quei tre a destra. Anche Berenguer e Baselli e Rincon: mentre il Torino macina a destra il Bologna, sono praticamente truppe di occupazione nel centro e sinistra del campo. Il centrocampo del Bologna non la vede mai, Nagy non si vede quasi mai. Orsolini si vede spesso ma ogni volta o quasi è fuori misura o, semplicemente, è errore o confusione nei e dai suoi piedi. Belotti? Non serve. E comunque non c'è mica tanto. Tutto sommato ha dato qualche ragione a Manicini che oggi come oggi non lo chiama per la Nazionale. Logicamente viene sostituito da Zaza. Ma Belotti non serve. Non qui, non oggi. Per la più che sufficiente ragione che il Bologna gioca come gli consente una rosa ai confini della categoria. Ai confini, un piede dentro e uno fuori il livello da Serie A.

    Quel poco che mettono insieme per un'ora la faccia e il cuore da saloon di Santander e la memoria del tempo dorato che fu di Palacio (tutto sommato i meglio del Bologna) si stampa e si estenua contro quei due là dietro del Torino, quello dal cognome di un coiffeur francese (Gigì alla telecronaca) e quello gutturale nella pronuncia ma musicale nella efficienza, insomma Nkoulou. Unica eccezione, signora eccezione, la collaborazione/combinazione con la quale i due mettono insieme il gol dell'uno a due. Appunto, dopo un'ora. Dopo il primo tempo non c'erano dubbi sui rapporti di forza in campo. Ma a non lasciare a se stesso neanche la residua possibilità del la palla è rotonda ci pensava, si incaricava il Bologna. Nagy si faceva togliere la palla dai piedi vicino, quasi dentro l'area. La sua però di area. Iago Falque dopo avergliela tolta, l'offriva a Baselli: due a zero. Finita? Ma sì, finita nonostante il palo di Palacio che diventa gol di Santander sul rimbalzo. Il Bologna, uomini in campo contro uomini in campo, la forza per pareggiare non ce l'ha. Ma ce l'ha il Torino la forza di farsi pareggiare, praticamente di auto infliggersi il pareggio. Una corsa dalla difesa di Calabresi, una corsa che nessuno ostacola e Calabresi arriva, tira e segna. Non un'azione, solo una voglia di fare gol. Bella voglia, neanche tanto matta. Basta per il 2-2.

    Bologna-Torino: nei giorni che l'hanno preceduta, in tutte le tv del calcio poco o niente per, come si dice, presentarla la partita. Non si sono però persi molto quelli a cui interessava, faceva passione e sangue il Bologna o il Torino o semplicemente erano incuriositi dal match. Anzi di sostanza non si sono persi niente. E' infatti fantastico, meraviglioso, strabiliante, quasi magico eppure assolutamente concreto e canonico come milioni di utenti/clienti delle tv del calcio e del calcio in tv consumino, assorbano, cerchino o comunque gradiscano come tutta pietanza e mono menù informativo/intrattenimento due o tre frasi, sempre le stesse, ripetute miliardi di volte sempre uguali. Sempre egualmente piene di nulla, eppure sempre dette e ascoltate. Eccola: la partita più importante è la prossima... dobbiamo lavorare, l'importante è il lavoro... il mister dà la carica emotiva... l'importante è la concentrazione... pensiamo, puntiamo a vincere... Miliardi e miliardi di volte a fingere di domandare e a fingere di rispondere. Fingere, perché a prendersi sul serio bisognerebbe supporre l'esistenza di mister svogliati e abulici, di squadre che non puntano a vincere se qualcuno non glielo ricorda, di giocatori in campo deconcentrati da... un tintinnio di Whatsapp? Miliardi e miliardi di volte le stesse cinquanta parole ruminate e ruminate. E centinaia di migliaia, milioni a far da pubblico e spettatori e migliaia di brava gente che ci campa. Di onesto, sincero e legalissimo spaccio del nulla. Ragion per cui anche se le tv del calcio e il calcio in tv si fossero soffermati su Bologna-Torino altro non avrebbero detto che... nessuno sottovaluta l'avversario... abbiamo lavorato bene tutta la settimana... siamo carichi... Nessuno avrebbe comunque detto, predetto o semplicemente letto che, in un'annata in cui ad esempio la Roma si è già ufficialmente iscritta ad un campionato anonimo (sì, è già così: i due punti in casa con Atalanta-Chievo e Spal e la sconfitta proprio qui a Bologna sono anelli che fanno già catena) qui a Bologna il Torino avrebbe fatto in paradiso e ritorno. Non solo più forte del Bologna (questo lo sapevano anche le quote scommesse). No, non solo questo: qui a Bologna il Torino si inerpicava, faceva spuntare la testolina appena dietro le prime cinque o sei in classifica. Si sedeva sul posto sulle file davanti. E poi ne scendeva. Senza neanche tanto capire perché. Il Torino? Nel suo piccolo ha buttato la partita, come talvolta fanno le squadre mezzo grandi. Solo che il Torino l'ha buttata prima di diventare mezzo grande. Il Bologna? Nota positiva: i 22mila allo stadio. Oltre al punto in classifica. Oltre alla rabbia e alla voglia quando era sotto di due. Non poco, qui e oggi. Ma la rosa dei giocatori resta di confine, al confine. E a quel confine là non v'è certezza, neanche di Serie A.

    IL TABELLINO

    Bologna-Torino: 2-2 (primo tempo 0-1)
     
    Marcatori: 14’ p.t. Iago Falque (T), 9’ s.t. Baselli (T), 14’ s.t. Santander (B), 32’ s.t. Calabresi (B).
     
    Assist: 9’ s.t. Iago Falque (T), 32’ s.t. Orsolini (B).
     
    Bologna (3-5-2): Skorupski; Calabresi, Danilo (1’ s.t. Svanberg), Helander; Mbaye, Orsolini, Nagy, Poli, Dijks (18’ s.t. Gonzalez); Palacio (35’ s.t. Falcinelli), Santander. All. Inzaghi.
     
    Torino (3-5-2): Sirigu; Izzo, N’Koulou, Djidji; De Silvestri (36’ s.t. Parigini), Baselli (28’ s.t. Lukic), Meitè, Rincon, Berenguer; Belotti (22’ s.t. Zaza), Iago Falque. All. Mazzarri.
     
    Arbitro: Banti di Livorno.   
     
    Ammoniti: 27’ p.t. Belotti (T), 39’ p.t. Calabresi (B), 19’ s.t. Mbaye (B).

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