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  • Berlusconi e Galliani, con che faccia!

    Berlusconi e Galliani, con che faccia!

    • Fernando Pernambuco
    La sensazione non è nuova. Da molto tempo ormai tutte le volte che Berlusconi parla del Milan (e non solo) siamo colti dal solito spaesamento: scherza o fa sul serio? Probabilmente questa vena tragicomica, a metà tra avanspettacolo e dramma, ha attraversato tutta la vicenda umana e caratteriale dell’ (ex) Cavaliere. Un po’ Cid Campeador, un po’ Don Chisciotte, ha passato gli ultimi 4 anni lottando contro i mulini a vento e sparandole a raffica, consapevole che  fatti “manent” e “verba volant”. Però i fatti del Milan glorioso (una delle più belle squadre del dopoguerra) lentamente sbiadiscono sotto le panzane quotidiane e le scelte disastrose degli ultimi 4 anni.

    Non “ho mai visto il Milan giocare così male” dice Berlusconi, alludendo alla squadra di Mihajlovic. Forse perché non aveva guardato quella allenata da Inzaghi. Per fare le sue scelte, comunque, il Don Chisciotte di oggi ha bisogno d’un fido Sancho Panza. E chi meglio di Galliani, col quale ha condiviso,  o  a cui ha imposto le scelte di tenere Pato, cambiare 4 allenatori in 4 anni con teatrini inverecondi, lasciarsi scappare Tevez… Suo, solo suo forse, lo strombazzamento su Mister Bee pronto a sborsare centinaia di milioni per acquistare “il club più titolato del mondo”.

    Il motto di famiglia o di società è: dichiarare che si fa sempre la scelta migliore, che nel cuore si ha solo il Milan. Il metodo è: la faccia di bronzo. E in questo lo scudiero risulta insuperabile. Nella conferenza stampa di ieri Galliani, terreo e immobile come Nosferatu, presentando Brocchi, ha detto che “comunque non c’è problema: se Brocchi va male, resta con noi alla Primavera.” Come dire: "Lavora tranquillo, fa quel che puoi, tanto il posto è assicurato.”

    Galliani è uno straordinario depistatore, ma un pessimo simulatore: si capisce sempre che raramente crede a quello che dice. Forse solo quando afferma che s’ispira  a Lotito e al modello Lazio. E infatti ha scelto Brocchi al posto di Sinisa, seguendo le orme del suo maestro capitolino che ha sostituito Pioli con Inzaghi.

    Ma probabilmente, in tutto questo sbandieramento di cuore rossonero, di alacre lavoro per il bene del Milan la verità, nascosta sotto il bronzo della faccia, è un’altra. Si gioca al risparmio, per prendere tempo e vendere la società. Ecco allora le scelte di secondo o terzo piano, le campagne acquisti un passo avanti e due indietro, le incertezze di chi non vuole spendere troppo per ristrutturare la villa che vuole vendere.

    Certo, questo non si può dichiarare e allora si va avanti con i giochi di prestigio e il “Venghino signori, Venghino…”: con la “squadra tutta italiana”, con una formazione che è “tra le migliori d’Italia”, coi fasti d’un glorioso passato. E con scommesse  a costi possibilmente di saldo. Se Brocchi va, tanto meglio, altrimenti: è costato poco. Il maestro è Lotito, appunto. Un’altra luminosa faccia di bronzo. La venderebbe anche lui, se potesse, la Lazio. Ma chi gliela compra? Il Milan invece, prima o poi, qualcuno lo trova . Solo che quel poi deve costare poco: quel tanto che serve a imbellettare i fichi secchi con cui fare le nozze. E andarsene. Con la solita faccia e il “Milan nel cuore”.

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