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  • Bernardini: Torna in campo Pasolini

    Bernardini: Torna in campo Pasolini

    Forza, date la palla a quel ragazzo con addosso la maglia numero 7. Non vi deluderà. Prenderà a volare, appena sospeso tra la linea bianca dell'out segnata con il gesso e il cielo sopra la testa, e poi tenterà la magia del gol. Il più delle volte ci riesce e, in quel momento, dall'infinito arriva fin sulla terra il coro degli angeli. E' un angelo lui, da quarant'anni. Assassinato e mortificato da ragazzi di strada che, pur amando il pallone come lui, accettarono soldi e protezioni omertose dal Potere politico di allora, i cui capi banda volevano sbarazzarsi ad ogni costo di un uomo poeta e intellettuale che raccontava la verità alla gente del popolo. Un simbolo anche la sua morte, spacciata per un laido regolamento di conti tra omosessuali e in realtà, come nessuno oggi riesce più a negare, un delitto di Stato esattamente identico a quelli di Piazza Fontana, di Piazza della Loggia a Brescia e del treno Italicus. Un simbolo anche quel campo di calcio in sterrato e fango dell'estrema periferia romana, dove venne trovato il cadavere di Pier Paolo Pasolini e dove, fin da subito, qualcuno tentò di cancellare le prove dell'assassinio o perlomeno di mischiare le carte per barare al tavolo della giustizia. 

    Oggi, come ieri, in un'altra parte della città di Roma e cioè negli impianti UISP di via Acqua Marcia, il grande profeta delle nostre piccole miserie umane scenderà di nuovo sul campo da gioco. Con addosso la maglia numero 7 che nessuno, tra tutti gli altri giocatori, vorrà vestire. Uomini della cultura, dello spettacolo, dell'informazione, dello sport i quali ebbero a conoscere o anche soltanto a sfiorare Pierpaolo, rimanendone comunque e sempre folgorati dalla sua onestà intellettuale oltreché dalla sua maestosa semplicità intellettuale. Alcuni nomi per la squadra chiamata "La Pasoliniana" ad affrontare la formazione intitolata al poeta argentino, anche lui calciomane, Osvaldo Soriano: Ninetto Davoli, Carlo D’Amicis, Matteo Garrone, Mimmo Calopresti, Marco Risi, Luca Zingaretti, Enzo De Caro, Abel Ferrara, Giovanni Floris, Mario Orfeo. Proprio quest'ultimo ama raccontare di quando la notizia della morte di Pasolini arrivò a lui e a Massimo Troisi mentre erano impegnati in una partita su un campetto di Napoli. In grande attore cadde in ginocchio e pianse per l'amico ucciso. 

    Lacrime che scesero anche sul volto di uomini di sport, i quali oggi invieranno un pensiero diretto verso il cielo. Eraldo Pecci, per esempio. Lui che fu il capitano del Bologna del quale Pasolini era tifoso eccellente e lui che portabandiera del Toro popolare. Pecci è anche scrittore, adesso. In alcune pagine cita il poeta friulano "perché i miei erano anni in cui la cultura schifava il calcio ritenendolo uno sport per ignoranti  triviali. Ebbene Pierpaolo sdoganò il gioco del pallone facendo proprio come Albert Camus, il quale diceva di aver conosciuto milti posti ma di aver imparato tutto in un campo da calcio". Infine anche Fabio Capello farà parte del coro. "Cominciammo a frequentarci alla fine degli Anni Sessanta. Fu Pierpaolo a inventare la nazionale degli attori. Osservava il calcio come la vita: con attenzione e profondità. Un'assenza incolmabile, anche dopo tanto tempo". 

    Sicché, facendo silenzio profondo oggi tra un gol e una lettura pubblica, sarà possibile forse anche sentire la voce di Pasolini ripetere quella frase che amava tanto: "Con la letteratura e il sesso, il calcio è uno dei piacere fondamentali della mia vita". E allora, forza, date la palla a quel ragazzo con addosso la maglia numero 7! 

    Marco Bernardini

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