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  • Bertani dal carcere:| 'Adesso fatemi uscire'

    Bertani dal carcere:| 'Adesso fatemi uscire'

    Ha lasciato casa della madre a Legnano scortato dai poliziotti che l’hanno tirato giù dal letto all’alba di lunedì 28 maggio scorso. Un brusco risveglio per Cristian Bertani l’ex calciatore del Novara ora alla Sampdoria, che da allora - da tredici notti - dorme nella cella infermeria del piccolo carcere di Cremona. Una prigione che fino all’altro giorno sembrava un ritiro di calciatori. Poi, affievolite le esigenze cautelari, da Mauri a Milanetto sono usciti tutti gli altri diciotto arrestati. Tutti tranne lui, l’unico che finora non ha parlato - e tantomeno ammesso responsabilità, né collaborato - con i magistrati. Ieri notte, mentre i suoi compagni blucerchiati erano a Varese a festeggiare la serie A riconquistata sul campo, lui era attorniato da nuovi compagni - due detenuti del carcere con i quali da due settimane condivide la cella - a rimuginare sul suo futuro, che probabilmente non sarà in uno stadio ma in un'aula di giustizia. Peccato, sarebbe stata la seconda promozione di fila dopo la storica risalita dell'anno scorso con il Novara di mister Tesser. Un successo che sperava gli avrebbe cambiato la carriera.

    Chi lo ha sentito - i suoi avvocati e la moglie - lo descrive come «tranquillo e sereno». «Continua ad avere fiducia nella giustizia - racconta un amico -, e anche per questo motivo all’interrogatorio di garanzia ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere. In cella si è letto le carte. Ma ora anche lui vuole uscire: due settimane in carcere sono un periodo lungo, troppo per chi con quell’ambiente non ha avuto mai nulla a che fare».

    Cristian Bertani continua a professarsi innocente. Il suo avvocato ha presentato istanza di scarcerazione che verrà esaminata in questi giorni.

    Il quadro indiziario a suo carico rimane grave: è accusato di far parte di un’organizzazione che truccava le partite insieme agli zingari e ad altri giocatori finiti nel fango del calcioscommesse. Quelli arrestati lunedì della scorsa settimana hanno lasciato il carcere di Cà del ferro alla spicciolata ma solo perché, ha scritto il gip di Cremona Guido Salvini nell’ordinanza di scarcerazione, gli interrogatori di garanzia hanno accresciuto «complessivamente l’attendibilità, peraltro già ampiamente riscontrata di altre confessioni». Su tutte quelle dei due pentiti dell’inchiesta, Carlo Gervasoni e Filippo Carobbio. Ci sono poi le verifiche dei tabulati telefonici che hanno confermato il loro racconto sul ruolo di altri indagati «come compartecipi ai più gravi episodi che hanno toccato anche la serie A».

    Che dicano la verità o meno, tutti sono tornati a casa, ai domiciliari. Tutti meno Bertani, che davanti al giudice Salvini ha fatto scena muta. E ora dovrà vedersela con nuove accuse. Già, perché ieri in un’intervista pubblicata dalla Sport Almir Gegic, il serbo con passaporto turco che per gli inquirenti fa parte della banda degli «zingari», ha ammesso: «Con Bertani mi sono visto. E’ uno di quelli che mi ha presentato Gervasoni. Su quella partita, Novara-Siena, c’è da raccontare. Lo farò con il pm Di Martino». Gegic, oggi è ancora latitante, ha annunciato l’intenzione di costituirsi. Se lo farà, finirà anche lui in cella a Cremona. Quel giorno, Bertani spera di essere già a casa con moglie e figli.

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