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  • Bologna, Pioli dice sì:|Firma per due anni

    Bologna, Pioli dice sì:|Firma per due anni

    BISOLI e il suo opposto. Stefano Pioli, appunto. Il tecnico appena uscito dalla scena rossoblù è un tipo sanguigno, forse idealista, comunque un uomo, lo ha detto lui stesso, che al momento delle scelte dà spesso la precedenza all’istinto. Il tecnico appena entrato è un monumento alla logica. Battezza una formazione e con quella tira diritto. Durante la partita, al massimo sposta una pedina da qui a lì. Trapattoniano fino al midollo. Realista, anche.
    Il Bologna non ha solo cambiato il tecnico. Ha cambiato radicalmente di segno. Prima ha puntato su un uomo di casa, che conoscesse la città e il suo linguaggio, uno pronto a mettere la sua passione davanti a ogni altra logica considerazione. Poi ha preso coscienza che probabilmente la scala gerarchica degli allenatori esiste per un preciso motivo. Più vai su e più trovi esperienza. E’ così che si spiega perché, Lippi e Ancelotti a parte, Guaraldi e Zanzi prima hanno puntato in alto, a Delio Rossi o a Gigi Del Neri. E’ andata male, ma almeno possono dirsi di averci provato. Stefano Pioli non è una seconda scelta. Anzi: probabilmente, per la dimensione attuale del Bologna e per il momento che club e squadra stanno attraversando, è l’allenatore che meglio si sposa alla situazione. Cosa te ne fai di uno in odore di santità, se poi nella tua osteria si sente fuori luogo?

     

    STEFANO PIOLI si era messo nell’ordine di idee di spassarsela per qualche mese, un po’ di aggiornamento professionale e un po’ di vita serena, per dare un senso all’esonero di Palermo, che un senso non ce l’ha. Una partita di qualificazione all’Europa League perduta e a casa. Zamparini ha fatto il suo record. Ora quel contratto biennale lo ha ereditato il Bologna, che dalle spese scala i primi mesi di lavoro. Pioli rimarrà anche il prossimo anno, se porterà la squadra alla salvezza.
    Il nuovo tecnico ha rivisto facce note. Qui lo portò Oreste Cinquini nel 2001, quando tentò, sotto la presidenza Gazzoni, di innescare a Bologna un meccanismo simile a quello che già stava facendo la fortuna dell’Udinese. Pioli, 46 anni fra pochi giorni, ripagò la fiducia accordatagli, lasciando in bacheca l’ultimo scudetto rossoblù: non della prima squadra, questo è noto, ma quello degli Allievi, con Terzi, Gigi Della Rocca e Meghni. In decenni di vacche magre, caccia via.

     

    ORA DEVE pensare a salvarsi e all’appuntamento con Guaraldi e Zanzi, fissato per le 15 di ieri pomeriggio a Casteldebole, è arrivato preparato. Con i suoi nuovi dirigenti, prima ha sbrigato la questione del contratto, trovando in fretta l’accordo con il Palermo, poi ha pensato al Bologna come alcuni ricconi che vanno a nozze pensano al loro patrimonio: pretendendo che tutto sia messo «prima» nero su bianco. Pioli ha lottato perché fosse stabilito l’impegno del Bologna a tamponare le falle alla prossima sessione di mercato. E si è alzato con l’accordo firmato quattro ore dopo. Nel frattempo Guaraldi è andato anche a farsi un giro scaramantico: «Torno quando c’è da firmare», diceva pensando alla cena delle beffe con Ballardini.

    Pioli, invece, aveva parlato con gli amici prima di varcare di nuovo, dieci anni dopo la prima volta, la soglia di Casteldebole: «Vado a chiedere garanzie, cioè giocatori. Se me li danno, accetto». E’ un buon segnale, il primo che Pioli spedisce ai bolognesi: ha capito che l’era dell’ottimismo a oltranza e a qualunque costo è tramontata dopo cinque partite.

    «SONO CONTENTO così», ha detto alla fine, «ci vediamo domani». Inizia con due sedute di allenamento e con una truppa decimata da sei convocazioni in Nazionale. Una squadra che ne presta tanti (sarebbero sette, se Antonsson stesse bene) ai ct del mondo e che si dibatte all’ultimo posto della serie A: non è strano?

    Pioli inizia oggi il suo viaggio. E chissà che, come fece nel 2009 quando arrivò a Sassuolo, non appenda alle pareti dello spogliatoio lo stesso slogan: «La forza del lupo è nel branco. La forza del branco è nel lupo».
    Kipling ne sarebbe felice.


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