Pioli, e così sia. Chiudendo subito la questione (Pioli resta in carica), sottraendo il tecnico alle voglie dei club avversari e spegnendo con una secchiata d’acqua tutte le voci di un mercato che si alimenta anche di fumo, blindando l’uomo che bene ha fatto l’anno scorso e bene sta facendo quest’anno; Albano Guaraldi ha fatto la miglior mossa possibile nel momento più delicato della stagione. La scelta più oculata, verrebbe da dire.

Anche in chiave prettamente economica, è una decisione forte che va in una direzione specifica. Ponendo Pioli al centro del progetto rossoblù, infatti, Guaraldi ha scelto lui e non la squadra, o meglio: ha puntato su di lui e non sui giocatori. Per andare sul concreto, Guaraldi sa che il Bologna che verrà, inteso come gruppo di giocatori, è ancora un’incognita che dipende da troppi fattori: da Diamanti a Perez, dalla metà di Gilardino alle varie comproprietà fino ad arrivare ai prestiti, tra poche settimane il mercato a Casteldebole entrerà inevitabilmente in una centrifuga di poche certezze e molti dubbi. Bene ha fatto Guaraldi a piantare una bandierina (Pioli) in un terreno che corre il rischio, l’anno prossimo, di essere completamente diverso da quello attuale. Banalmente, il pensiero del presidente deve essere stato questo: non so che squadra avremo, ma so che ci sarà Pioli a guidarla. Non è poco. Anzi. Al momento è una delle poche salde certezze, una sorta di salvavita per il domani, un giubbetto protettivo che terrà al riparo il Bologna dalle folate di vento in arrivo. Allo stesso tempo il ruolo di Pioli all’interno della società diventa sempre più centrale e autorevole. E se è fuorviante parlare di tecnico alla Ferguson (altri contesti), si può tranquillamente affermare che mai come in questa occasione il Bologna si sia attrezzato per il presente e per il futuro. Kill two birds with a stone, beccare due uccelli con una pietra, dicono a Newcastle.