Possono servire, i quattro ceffoni rimediati dal Palermo. Squadra giovane, in cerca della quadratura del cerchio e che forse si era fatta trarre un po’ in inganno da un inizio di campionato oltre le aspettative e da tanti complimenti: la batosta del Barbera, un 4-1 che poteva essere comodamente un 8-1 per quanto si è visto in campo (12 tiri a 0 dopo 24 minuti, 26 tiri in porta totali dei rosanero), riporta coi piedi per terra una squadra che se farà tesoro di questa disfatta potrà tornare sulla via giusta, quella dell'abnegazione, del giusto approccio mentale e dell'ultima, la strada della squadra che non molla mai, fino alla fine, portando via punti preziosi come con Roma e Udinese.

Bisogna lottare fino alla fine, anche quest'anno, soprattutto quest'anno perché il livello delle piccole è più alto delle scorse stagioni e perché la A è la base per il progetto della nuova società, che intanto continua a far fronte al pelo - o oltre, esempio i contributi Enpals sugli stipendi di maggio/giugno 2010 (pagati dallo stesso Porcedda a metà settembre, poco simpatica eredità della gestione precedente, e non sarà l'unica purtroppo per il sardo) arrivati con due giorni di ritardo, cosa che dovrebbe portare il Bologna a un deferimento e un'ammenda - a tutte le scadenze economiche, simbolo che la 'tensione finanziaria' citata da Sergio Porcedda si è allentata ma non è ancora alle spalle.

A Palermo c'è stata probabilmente anche troppa presunzione dal punto di vista tattico e in una giornata in cui tutti hanno sbagliato. Probabilmente per la prima volta da quando allena i rossoblù lo ha fatto Malesani: ok giocarsela con tutti, ma andare al Barbera con tre punte vere - e con due esterni poco propensi a tornare, soprattutto - è stato un errore che la squadra di Delio Rossi ha punito duramente. Ora arriva la Juventus, la gara perfetta per dimostrare equilibrio nelle scelte e furia sul campo, nella partita più sentita dal tifo bolognese per i trascorsi con i bianconeri. Già da questi novanta minuti si capirà se e quanto ha fatto bene la scoppola di Palermo.