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  • Brescia, futuro incerto:| Ora urge fare chiarezza

    Brescia, futuro incerto:| Ora urge fare chiarezza

    • F.P.

    Adesso che il sogno play-off è sfumato, ora che le ultime tre partite (Bari in trasferta venerdì 11; Livorno in casa domenica 20; Crotone fuori in chiusura, sabato 26) non servono più a nulla, il Brescia deve chiarire i programmi futuri. Per fare chiarezza, quella chiarezza che giustamente i tifosi pretendono, bisogna partire da una certezza: questa stagione non è da prendere ad esempio. È un modello irripetibile: partire con 40 milioni di debiti, avere come unico obiettivo la salvezza e centrarla con 9 giornate di anticipo valorizzando i giovani e incassando al mercato, in tempi di crisi generalizzata (non solo nel calcio), almeno una trentina di milioni. Tanto basta per passare dall'avere l'acqua alla gola, come a giugno, ad averla all'ombelico, come ora. E con la risoluzione delle comproprietà (Diamanti e Kone con il Bologna; Hetamaj con il Chievo) e l'ultima rata da incassare per la cessione di Caracciolo, nelle casse di via Bazoli potrebbe entrare una cifra che oscilla tra i 6 i 7 milioni di euro. E dunque a luglio i debiti potrebbero essere praticamente azzerati.

    Ora arriva il difficile. Se Gino Corioni pensa in futuro di poter replicare il modello di questa stagione, ovvero centrare con questa facilità tutti gli obiettivi, commetterebbe un grave peccato di presunzione. Il presidente è troppo esperto per non sapere che il futuro del Brescia, saldamente nelle mani sue e della sua famiglia, passa attraverso una riorganiazzione feroce di tutta la pianta societaria. Il settore giovanile, che finora ha dato ottimi frutti, deve essere non solo sostenuto ma rinvigorito. È il serbatoio vitale di una società come il Brescia, non può e non deve essere trascurato o depotenziato per mere ragioni di bilancio, anche se è chiaro che i costi vanno razionalizzati, soprattutto di questi tempi. Una società come il Brescia non può più prescindere dalla patrimonializzazione, dall'avere beni solidi di sua proprietà. Il capitale-giocatori è un valore troppo fluttuante.

    Sullo stadio si spera che la polemica innescata da Corioni, che domenica ha confermato ('via da Brescia, ma solo dal prossimo campionato'), porti a qualcosa di concreto. Ma c'è da rimpiangere tutto il tempo perso in passato, le promesse mancate, ma anche la mancanza di coraggio del presidente a un certo punto nel non aver agito da solo, soprattutto nel non aver costruito un centro sportivo di proprietà biancazzurra, quel 'Brescianello' che è parte integrante del progetto della Cittadella dello sport. Quanto avrebbe risparmiato, il Brescia, a costruire una struttura del genere, che non è più solo prerogativa delle grandi società (Milanello per il Milan, la Pinetina per l'Inter, Vinovo per la Juventus) ma anche di società medie (Collecchio per il Parma, Zingonia per l'Atalanta, Massalusa per il Catania), anzichè pagare cifre non indifferenti per l'affitto della sede e dei campi di allenamento? E che valore avrebbe adesso?

    Corioni deve vagliare la posizione del direttore sportivo Andrea Iaconi, dell'allenatore Calori (ma si sussurra di un ritorno di fiamma presidenziale per Beppe Scienza), dell'organigramma del settore giovanile. E poi la prima squadra, da rifare. Degli undici scesi in campo con il Varese, solo tre (Arcari, De Maio, Budel) hanno il contratto pure per la prossima stagione. Zoboli, Dallamano e Jonathas sono in scadenza; Caldirola, Mandorlini, Rossi e Piovaccari in prestito. Questi sono i nodi che Gino Corioni deve affrontare. Il tempo per meditare c'è, ma il tempo deve servire per arrivare finalmente a una programmazione seria, creando le condizioni per cui il Brescia sia sempre felice nello scovare talenti (indispensabile) e abbia una struttura tale da crearsi, con i debiti quasi azzerati, un futuro senza patemi. In attesa che davvero qualcuno decida o di aiutare Corioni o di diventare il suo successore per una società più forte.

    (Bresciaoggi)

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