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  • Cagliarimania: tutti importanti, nessuno indispensabile

    Cagliarimania: tutti importanti, nessuno indispensabile

    Molti si sono domandati qual è il segreto del campionato più che positivo disputato dal Cagliari sino ad ora. Le premesse infatti non erano delle migliori. In primo luogo la scelta della guida tecnica; dopo il fallimento di Ficcadenti, il presidente Cellino si è affidato, con un pizzico di incoscienza, a due allenatori sulla carta inesperti. Uno, Ivo Pulga, proveniente dalle giovanili del Modena, l’altro, Diego Lopez, passato praticamente dal campo alla panchina (con una breve parentesi alla guida degli Allievi e della Primavera rossoblù). Se aggiungiamo la costante incertezza sul come e dove disputare le gare interne (a Quartu, a Trieste, a Parma, con o senza pubblico….) e le note vicende giudiziarie sull’impianto di Is Arenas, che hanno portato all’arresto del patron rossoblù (attualmente ancora agli arresti domiciliari), il quadro non era per niente roseo. Come se non bastasse, tra novembre e gennaio, una serie di risultati negativi (sei sconfitte di fila) spalancavano le porte ad una retrocessione quasi inevitabile.

    Invece, a cinque giornate dalla fine del torneo, il Cagliari si trova nella parte sinistra della classifica a quota 42 punti, con la sicurezza della permanenza in serie A anche per la prossima stagione. E, a giudicare dall’ultima partita contro il Napoli (la seconda forza del campionato, per intenderci) i rossoblù non hanno perso la voglia di lottare e continuare a stupire (in controtendenza con quanto accaduto negli anni scorsi nella medesima situazione di salvezza acquisita). Tra le tante risposte che si possono dare al quesito posto all’inizio, una riguarda la capacità della coppia Pulga-Lopez di far sentire importanti tutti i componenti della rosa, evitando di caricare con troppe responsabilità singoli elementi. I giocatori hanno recepito questo atteggiamento di fiducia, comportandosi da veri professionisti e facendosi trovare sempre pronti. Le scelte, talvolta sorprendenti, dei due tecnici sono state sempre rispettate dai giocatori.

    Il caso di Sau è emblematico in questo senso. Il giovane attaccante sardo, dopo aver segnato con continuità (è tuttora il goleador della squadra), ha attraversato un periodo di appannamento ed è finito in panchina contro la Sampdoria e l’Inter, senza giocare neanche un minuto. Nel contempo Mauricio Pinilla, protagonista di una stagione dal rendimento altalenante e utilizzato poche volte da titolare, si è ripreso la scena mettendo a segno due doppiette nelle ultime due gare disputate. Domenica scorsa contro il Napoli, il cileno era squalificato: niente di più scontato che riportare Marco Sau al centro del reparto offensivo. E invece, al di là delle previsioni, i due tecnici rispolverano il brasiliano Nenè, che non giocava titolare nientemeno che dal 16 dicembre. Decisione che interpretiamo nella logica del ‘tutti importanti ma nessuno essenziale’'. Eppure Sau non ha fatto una piega: si è accomodato disciplinatamente in panchina e, tre minuti dopo essere subentrato a Thiago Ribeiro, ha segnato il gol (e che gol!) del momentaneo e meritato pareggio.  Insomma gran parte del merito di Pulga e Lopez, al di là delle indiscutibili conoscenze tecniche, sta nell’ aver gestito con saggezza, dal punto di vista psicologico, una situazione che poteva creare delle spaccature nello spogliatoio. Soprattutto nel reparto offensivo, dove, data l’abbondanza di giocatori, il pericolo era maggiore.

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