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  • Calciopoli, ma perché la Casoria dà così fastidio?

    Calciopoli, ma perché la Casoria dà così fastidio?


    A perchè ce l’hanno con Teresa Casoria? Eh già, perché subire in un singolo procedimento tre richieste di ricusazione e nessuna dagli imputati (una delle parti civili, due dei pm) e ritrovarsi addirittura davanti al Csm è davvero un record anche per la giustizia da record (negativi) dell’Italia repubblicana. Seguiamo la signora Calciopoli dall’avvio del processo nell’aula 216 del tribunale di Napoli e abbiamo capito che in questo procedimento e - forse - in questo sistema giudiziario è come se fosse atterrata un’aliena. La sorella del marziano di Flaiano, discesa dall’astronave duecento chilometri più a sud della mitica via Veneto. La Casoria non sapeva nulla di calcio, ma sa di diritto tanto da scrivere o assistere nella scrittura le sentenze anche dei colleghi che ora le testimoniano contro per vederla sanzionata: la censura del Csm, infatti, non è arrivata per come conduce il collegio affidatole, ma per il suo carattere. E che carattere è quello della Casoria? Brusco, talvolta sopra le righe, sorprendente. Ma giusto. Ha detto sì alle nuove intercettazioni (è questo, forse, il problema?) e quindi consentito di dimostrare che il giudizio del collega gup De Gregorio nell’abbreviato è stato quanto meno difettoso di una parte consistente della verità che Narducci («piacca o non piaccia») ignorava. Eppure, la Casoria proprio alla fine del dibattimento ha detto sì ai nove nuovi/vecchi testimoni portati dai pm: e se poi questi testi sono sfilati quasi a suicidare alcune tesi dell’accusa, la colpa non è sua.


    Eppoi le due giudici a latere: ‘sta marziana della Casoria voleva procedere in fretta e con fare maresciallesco ha fissato udienze a tamburo battente perché - l’ha ribadito in aula mille volte ­la Pandolfi e la Gualtieri, testi contro di lei al Csm, avevano chiesto il trasferimento. Hanno definito «abnorme» la scelta iniziale di far fuori le parti civili, salvo poi sapere che il voto decisivo era proprio della sua accusatrice Pandolfi, ma di abnorme in Teresa Casoria c’è la normalità: una marziana, che guarda a Calciopoli com’è ora, senza avere il cervello in pappa per quanto letto e detto nel 2006, può apparire ostile. E invece, magari, è solo giusta. Come il giudice Fiasconaro che a Roma non ha voluto vedere nessuna associazione per delinquere nella Gea, sanzionando moralmente il calcio come regno della zona grigia e del conflitto d’interesse. Come il giudice Maddalena che a Torino le telefonate (anche quelle di Facchetti) le archiviò segnalando il malcostume alla inerte Figc dell’assolto Carraro. E magari come la stessa pm Bocassini, che Nucini l’ha archiviato così bene che ora si fa fatica a capire cosa avesse detto e chi denunciato nel 2003. Ora si dirà: ma la ricusazione che si va a decidere il 20 maggio come si può evitare? Le giudici litigano tra loro, anche davanti al Csm, ma restano giudici e devono far parlare codici e prove, non le compatibilità caratteriali. Non capita lo stesso in ogni posto di lavoro? E se il problema era il condizionamento dell’incombente procedimento al Csm, beh il procedimento non è più incombente. Il problema, semmai, è un altro: magari la marziana senza conflitti d’interesse e senza tesi da difendere può scegliere di risalire sulla sua astronave. Come vorrebbero in troppi a Palazzo di Giustizia a Napoli, dove la Casoria aveva vissuto senza macchia per 30 anni.
     


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