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  • Calciopoli| Smontati i sorteggi truccati

    Calciopoli| Smontati i sorteggi truccati

    Bastava chiedere, in fondo. Chiedere ai notai dei sorteggi attesi come taroccati, chiedergli notizie e certificazio­ni anche postume della presa delle palline da parte di 38 giornalisti 38, chiedere come facessero i prestidigitatori Bergamoe Pairetto a darla a bere a tutti a via Tevere e Co­verciano. Bastava chiedere al­la Lega Calcio il documento prodotto ieri in udienza da Massimo De Santis: mica il quarto segreto di Fatima, una circolare del 5 agosto 2004, al­ba dei giorni di Calciopoli, in cui si dettava il vademecum del perfetto rapporto arbitro­dirigente e i limiti e le caratte­ristiche dei mitici “addetti agli arbitri”. E invece abbiamo do­vuto attendere oltre quattro anni per farci un’idea magari diversa da quella delle informative dei carabinieri. Ebbe­ne, il giorno è però arrivato: ie­ri udienza a Napoli parla il no­taio Ioli, seguiranno una teoria di arbitri e assistenti ora qua­si tutti dirigenti apicali dell’Aia ma allora sui campi da prota­gonisti nella stagione dei vele­ni: manca Collina, per l’8 giu­gno dovrà produrre convincen­te motivazione o presentarsi. ATTO NOTARILE - Parte il giornalista Pesciaroli, grande esperto di statistiche arbitrali. «Ho preso parte a quasi tutti i sorteggi avvenuti all’Aia e qualcuno avvenuto a Firenze: speravo, una volta almeno, di portare a casa lo scoop di un sorteggio truccato. E invece niente: non ce n’erano motivi, la presenza del notaio lì vicino mi tranquillizzava. Non ho mai avuto sospetti, se avessi vi­sto qualcosa di irregolare l’a­vrei scritta sul Corriere dello Sport. Le griglie? Era statisti­ca, qualche volta ci azzeccavo, altre no. Come mi attivavo per capire se c’erano trucchi? Guardavo tutto con attenzio­ne, ero lì. E pur avendo fatto anche l’estrazione di anomalie, non ho registrato al tatto alcu­na anomalia nelle palline. Quando si aprivano, venivano richiuse e rimescolate». Passa e chiude, testimone al notaio An­tonio Ioli. «I verbali da me re­datti sono agli atti, quando la pallina e sarà capitato qualche volta nelle centinaia di estra­zioni si apriva, provvedevo a farla richiudere: non era possi­bile leggere il foglietto all’inter­no perché ripiegato in quattro (da Manfredi Martino, ndr): il nome di arbitro o partita non si poteva leggere. Io non ho mai avuto sospetti di irregolarità di quelle estrazioni che io certifi­cavo: non avevo bisogno di re­fertare sulla qualità delle pal­line, ero nel controllo della si­tuazione». Narducci chiede se non avesse sentito il dovere di chiedere alla Figc palline nuo­ve. «Dottore, mi parli del conte­nuto dei miei atti: io non consi­deravo anomale queste circo­stanze. Mai avuto il sentore di anomalie nella procedura». FISCHIETTI E BANDIERE - Tocca a Trentalange: «Pairet­to e Bergamo, che pure non mi trattava benissimo, non mi hanno mai chiesto favoritismi o fatto pressioni. Conosco da una vita anche il padre di Pier­luigi Pairetto, Antonio che era un amico di Moggi di antica data. Se sono mai stato ferma­to? E’ toccato anche a me: 4 mesi senza serie A per aver espulso Capello. Ma allora al­lenava la Roma» Poi la giudice a latere Pandolfi ricorda la de­posizione dell’ex dipendente Juve, Capobianco. «Ha avuto un’auto da Giraudo?» «Girau­do? No, ho comprato un’auto dalla Fiat con lo sconto che si faceva, non ricordo che auto, era nel 1995».

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