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  • Caro calcio, il minuto di silenzio non basta più: ora apri il portafoglio!

    Caro calcio, il minuto di silenzio non basta più: ora apri il portafoglio!

    • Marco Bernardini
    Ci sono volte che riusciamo a sorprendere e a stupire persino noi stessi. In quelle determinate occasioni, perlopiù connotate da un affanno reale, non dovremmo temere di dichiararci un popolo formato da persone meravigliose. E’ sufficiente un segnale, maledetto e tragico, per fare in modo che la reazione di risposta sia immediata, diretta e costruttiva. Ecco come e perché, immediatamente dopo l’esplosione della notizia di un fenomeno naturale come un terremoto che aveva demolito paesi e ucciso almeno 247 innocenti, l’Italia ha trovato il coraggio e la forza di mettersi in marcia per raggiungere in qualche modo le zone della tragedia nelle persone fisiche di quelli che sono da annoverare tra i piccoli e anonimi eroi i quali, pur non passando alla Storia, hanno voluto scrivere una stupenda storia di coraggio, di fatica, di abnegazione e in una parola di autentica solidarietà.

    Li abbiamo potuti vedere all’opera in ciascuna delle immagini televisive che, ventiquattro ore su ventiquattro, le Reti più importanti hanno inviato nelle nostre case costringendoci a riflettere su tutti coloro i quali una casa non l’avevano più e imponendoci di pregare per quelli che avevano perso addirittura la vita. Volontari per mestiere o per vocazione. La parte bella e sana del nostro Paese senza distinzioni di sesso, di età, di cultura e di classe sociale. Ciascuno di noi come uno di loro. A scavare con le mani pur di trascinare fuori dall’incubo nero la bimba che invocava aiuto da sotto le macerie di quella che era stata casa sua e che sarà per sempre il castello delle streghe. Impossibile non pensare di fare gruppo tutti insieme nei luoghi dove ognuno avrebbe desiderato trovarsi per rimediare con la fatica e con l’utilità agli scontati annunci di retorica solidarietà. Ne abbiamo fin sopra i capelli delle mozioni strumentali perlopiù partorite dalla politica. Se la città dell’Aquila ancora è un tempio dedicato al nulla è perché abbiamo creduto come degli allocchi a parole vuote. Basta ora. E che anche lo sport si allinei con il proposito del fare anziché con il fantasma di dire inutile.

    Sabato e domenica, ha stabilito il Coni, un minuto di silenzio verrà osservato in tutti gli stadi italiani. Dove sta la novità? Da nessuna parte. Un atto dovuto che non basta. Non basta più perlomeno oggi allorchè una qualunque società di calcio può permettersi il lusso di spendere una quantità di milioni esagerata per ingaggiare un giocatore. E allora, cari presidenti, oltre al cordoglio e  alla formalità del silenzio sappiate che si può dare di più. Molto di più. Per esempio il cinquanta per cento degli incassi della seconda di campionato: beninteso al netto degli abbonamenti e come se gli stadi fossero tutti pieni. Una somma da consegnare nelle mani del presidente federale Tavecchio e del suo collega del Coni Malagò.  Non alla politica e neppure ai Comuni. Sarà lo sport, poi, a distribuire il denaro, fresco e reale, a chi  lavorerà per la ricostruzione dei paesi fantasma. E se la Chiesa con il suo otto per mille vorrà fare altrettanto che sia benedetta perchè così anche lei, in attesa del Paradiso, si guadagnerà il rispetto degli uomini su questa terra.

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