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  • Caso Stendardo, ha ragione l'Atalanta? Petrucci a Percassi: 'Non multarlo'

    Caso Stendardo, ha ragione l'Atalanta? Petrucci a Percassi: 'Non multarlo'

    Il difensore dell'Atalanta, Guglielmo Stendardo ha scritto sul social network Twitter: "Le persone non sono stressate dai fatti, ma da come li interpretano. Mi sono piombate addosso tutte insieme dopo aver letto dai maggiori quotidiani notizie che riguardavano la mia partecipazione all'esame di Avvocato. Ahimè...".
     

    13.45 Gianni Petrucci prende le difese di Guglielmo Stendardo. Il presidente del Coni ha commentato: "Il calcio si prende troppo sul serio, di fronte a una specializzazione come l'esame d'avvocato come si può dire che c'é un contratto? Certo che c'è, ma il buonsenso? Anzi, va fatto un applauso a una persona che oltre la laurea vuole fare il passo successivo molto importante. Faccio appello al presidente Percassi, che ben conosco: siamo seri, siamo sereni. Si può punire un ragazzo solamente perché ha esercitato un suo diritto? Stendardo ha fatto bene".

     

    13.13 L'Atalanta può, regolamenti alla mano, punire il proprio calciatore Guglielmo Stendardo, il quale ha deciso di non rispondere alla convocazione della sua squadra per la partita di Coppa Italia giocata ieri sera contro la Roma in quanto impegnato nell'esame di stato per diventare avvocato. È questo quello che dicono i regolamenti; e Calciomercato.com, per avere un quadro più completo ed esaustivo, ha posto all'agente FIFA Jean-Christophe Cataliotti, esperto di diritto sportivo e titolare dei corsi di Reggio Emilia per aspiranti osservatori e agenti dei calciatori (per info vai sul sito www.footballworkshop.it), alcune domande sul caso.

    Cataliotti, è giusto che un calciatore venga multato dalla società per sostenere un esame importante come quello di avvocato?

    Da quanto si è appreso dai giornali sul caso specifico del calciatore Stendardo, la Società Atalanta ha negato a quest’ultimo il permesso di recarsi a Salerno per sostenere gli esami di Avvocato. Permesso – che in base ad un regolamento societario interno – doveva essere accordato dallo stesso allenatore Colantuono. Ma così non è stato per scelta tecnica del Mister. Ebbene, se i fatti si sono svolti come detto sopra, è chiaro che il calciatore non poteva sottrarsi alla convocazione. E’ bene, infatti, ricordare che il calciatore è un lavoratore subordinato ex legge 23 marzo 1981, n. 91 e che, pertanto, come ogni normale lavoratore subordinato è tenuto ad adempiere la propria prestazione lavorativa che, nel caso di specie, consiste nell’obbligo di adempiere la prestazione sportiva.

    Quindi Stendardo va punito?

    In base a quanto dispone l’Accordo Collettivo dei calciatori di Serie A, quando un calciatore viene meno ai suoi obblighi contrattuali verso la Società, sono applicabili varie sanzioni graduate in relazione alla gravità dell’inadempimento.

    L’avvocato Stendardo allora non si potrà difendere?

    In realtà, c’è uno spiraglio di difesa alla luce di quanto affermato dall’art. 6 dello stesso Accordo Collettivo che recita quanto segue: “La società deve promuovere e sostenere, in armonia con le aspirazioni dei calciatori con cui è legata da rapporto contrattuale, iniziative o istituzioni per il miglioramento ed incremento della cultura. Spetta alla FIGC, d’intesa con l’AIC, indicare le condizioni cui devono attenersi le Società, compatibilmente con le esigenze dell’attività sportiva e della Società, per agevolare la frequenza dei corsi e la preparazione agli esami dei Calciatori che intendano proseguire gli studi o conseguire una qualificazione professionale”. Se Stendardo vorrà effettivamente difendersi, il giudizio finale spetterà al Collegio Arbitrale che dovrà discrezionalmente valutare quali degli interessi in gioco – la formazione culturale e professionale del calciatore e le esigenze dell’attività sportiva e della Società – dovevano essere, nel caso di specie, maggiormente tutelati.


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