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  • Che fine ha fatto? Blomqvist, il 'pinguino biondo': dalla Champions al pattinaggio

    Che fine ha fatto? Blomqvist, il 'pinguino biondo': dalla Champions al pattinaggio

    Oggi la rubrica "Che fine ha fatto?" ci porta in Svezia, nella terra che fu di Henrik Larsson e Tomas Brolin, ora 'colonizzata' da un certo Zlatan Ibrahimovic: tra i giocatori di quella mitica nazionale gialloblù capace di conquistare la medaglia di bronzo al Mondiale 1994, eliminata solo in semifinale dal Brasile poi campione, ce n'era uno che avrebbe di lì a poco conosciuto l'Italia, senza però riuscire ad entrarle e a farsela entrare nel cuore. La storia del "pinguino biondo" Jesper Blomqvist (soprannome affibiatogli per la statura non eccelsa e la chioma dorata) con il Milan comincia nel 1996, e come in tutti i romanzi d'amore che si rivelano poi solo cocenti delusioni, è dettata da un colpo di fulmine.

    SE NON PUOI BATTERLI, UNISCITI A LORO - Già, perchè i rossoneri si accorgono di quel timido centrocampista svedese con il fiuto del gol nell'ottobre del 1996, quando Blomqvist approda a Milano con il suo Goteborg: all'epoca Jesper, 22enne di belle speranze, si era già fatto conoscere, oltre che per il Mondiale americano, anche per aver realizzato il gol dell'anno in Svezia la stagione precedente e per aver segnato 18 reti in 73 presenze con gli svedesi, non certamente poche per un'ala. Seguito sul mercato già da Fiorentina, Lazio, Roma, Samp e Barcellona, disputa un'ottima prestazione, andando anche in rete nella sconfitta dei suoi per 4-2. L'altro gol? Di un certo Andreas Andersson, anch'egli svedese e anch'egli con il Milan nel destino (LEGGI QUI). Jesper approda a Milano già a dicembre, pochi giorni dopo la clamorosa eliminazione del Milan dalla Champions ad opera dei norvegesi del Rosenborg. Galliani dichiara di averlo soffiato al Barcellona, i tifosi rossoneri si lustrano gli occhi, sperando finalmente di aver trovato un'ala sinistra degna di questo nome, in grado di risollevare quella stagione sciagurata. Lo stesso Capello, ai tempi al Real Madrid, si congratula per il colpo effettuato dalla dirigenza del Diavolo. E' l'inizio della fine.

    DA EROE A 'CASPER' - Blomqvist, timido e gracile, ex studente di ingegneria figlio di un professore universitario di matematica, entra in punta di piedi nella bolgia milanese: sceglie il numero 34, esordisce contro l'Udinese, destando buone impressioni. Ma il carattere fragile e la timidezza lo condizionano parecchio, nel marasma generale della stagione rossonera, il Sacchi bis. Sarà purtroppo uno dei primi ad affondare: non è il peggiore, ma l'etichetta di "possibile salvatore" con cui era arrivato è troppo pesante da sopportare. Realizza solo un gol, al Bologna a San Siro, su assist di Weah. Presto i tifosi cominciano a chiamarlo Casper, sia per l’assonanza con il suo nome, Jesper, sia per il colorito chiaro della sua pelle, ma soprattutto perchè in campo era sempre fuori dal gioco, come un fantasma. A fine stagione arriva Capello, che da' l'avallo per la sua cessione: Blomqvist va a Parma in prestito con diritto di riscatto. Le cose vanno meglio nella città emiliana, tanto che qualche fan rossonero inizia a chiedersi se non sia stato un errore cederlo. E la conferma sembra arrivare a fine anno, quando al Parma arriva un'offerta da 13 miliardi dalla squadra all'epoca più forte del pianeta: il Manchester United di Ferguson, che vuole rinforzarsi sulla sinistra con il "fantasma" rossonero. Jesper non ci pensa,e fa bene: perchè l'anno dopo, con i Red Devils vincerà tutto.

    UN FANTASMA DA 'TREBLE' - Ferguson si ricordava di lui perchè qualche anno prima, con un'importante rete in Goteborg-Manchester United 3-1, aveva estromesso lo scozzese e la sua squadra dalle fasi finali della Coppa dei Campioni. A Manchester la prima stagione va a gonfie vele: 25 presenze, una sola rete ma la vittoria nello stesso anno di Premier League, Champions e Coppa Intercontinentale, partendo titolare nell'incredibile finale di Barcellona contro il Bayern Monaco. Di fatto però la sua carriera finisce quella sera: un gravissimo infortunio al ginocchio nel corso di una tournée in Australia lo tiene fermo per due stagioni, trascorse nello Untied senza mai scendere in campo, prima di un mesto ritorno sul rettangolo verde, con l'Everton e il Charlton.

    IL CANTO DEL CIGNO DI 'JESPER JUDAS' - Nel 2003 sceglie di tornare in patria, nel Djurgarden: i vecchi tifosi del Goteborg non gli perdonano il tradimento, gli coniano il soprannome "Jesper Judas" e arrivano perfino a minacciarlo di morte, arrivando ad aggredirlo nella città natale di Umea. A causa di ripetuti problemi al ginocchio, si ritira dall'attività a 31 anni, prima di tornare sui suoi passi e firmare per l'Enkoping, dove ricopre anche il ruolo di assistente allenatore. Nel 2010 diventa assistente di Michael Borgqvist sulla panchina dell'Hammarby: durante questa stagione gioca anche 6 partite da giocatore, e diventa capoallenatore per un breve periodo in seguito alle dimissioni di Borgqvist. Tuttavia non viene riconfermato.

    BLOMQVIST OGGI - Oggi Jesper, che ha anche un sito internet personale (www.jesperblomqvist.com), viste le sfortunate esperienze in panchina, ha scelto di abbandonare il mondo del calcio: si è infatti ritagliato un'importante carriera nella tv svedese culminata con il secondo posto a Stars on Ice, programma di pattinaggio artistico sul ghiaccio. Ricorda con piacere i suoi trascorsi in Italia, e dice di essere rimasto affezionato alla cucina nostrana. Noi invece lo ricordiamo a fatica, come un ologramma di qualcosa che poteva essere, ma non è stato. D'altronde il 'clima' italiano non è l'ideale, per un "pinguino biondo".

    Alessandro Di Gioia
    @AleDigio89

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