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  • Che fine ha fatto? Dario Silva, 'Sa Pibinca': dal Cagliari ai gol con la protesi

    Che fine ha fatto? Dario Silva, 'Sa Pibinca': dal Cagliari ai gol con la protesi

    Dario Debray Silva Pereira è un giocatore che per gli appassionati di pallone non ha bisogno di presentazioni: inconfondibile centravanti tascabile dell'Uruguay nel decennio tra il 1995 e il 2005, inconfondibile per l'usanza di tingersi i capelli di un biondo platino, quasi bianco, e amatissimo in tutta la Sardegna, per i suoi trascorsi nel Cagliari del connazionale Oscar Washington Tabarez, poi suo commissario tecnico anche nella Celeste, e di Giampiero Ventura, che ancora ne decanta le qualità. La vita però non è stata semplice per questo calciatore, a differenza che per molti suoi colleghi: il 23 settembre del 2006 infatti, quando ancora militava in Inghilterra, nel Portsmouth, fu ferito gravemente in un incidente autostradale a Montevideo.

    L'INCIDENTE E L'AMPUTAZIONE - Alla guida del suo pick-up, in compagnia di due colleghi calciatori, Elbio Pappa e Dardo Pereira, perse il controllo del mezzo e si schiantò contro un lampione: le conseguenze furono terribili per Dario, mentre gli altri due rimasero illesi. L'impatto causò al calciatore, all'epoca trentatreenne, la frattura del cranio e una frattura scomposta della gamba destra, che gli costò l'amputazione al di sotto del ginocchio. Una tragedia, con la conseguenza immediata dell'addio ai campi da calcio, ciò che nella vita è più caro a Silva: da allora l'ex attaccante dell'Olimpica cammina con una protesi fabbricata in Italia, dove il suo talento sbocciò agli occhi del mondo. 

    IL POETA DELL'OLIVAR - Pensare che Dario Silva non è facilitato nemmeno agli inizi della carriera: penalizzato agli occhi degli osservatori da un fisico minuto, 175 cm per 74 kg, esplode in patria con due squadre di Montevideo, il Defensor Sporting, il miglior settore giovanile uruguagio, e il Penarol. Tre anni, 74 presenze e 39 reti, tre titoli di capocannoniere, che gli valgono la chiamata del campionato più importante del mondo all'epoca, quello italiano: lo vuole il Cagliari di Cellino e Tabarez, all'epoca in lotta per un piazzamento UEFA. Dario è giovane e forte, è regolarmente nel giro della nazionale celeste e segna parecchio. Soprannominato in patria "il Poeta dell'Olivar”, dal nome del fiume che bagna la sua città, Trenta y Tres, arrivò nel ritiro di Vipiteno prematuramente, a causa di una contrattura che gli impedì di restare con l'Olimpica, mentre la sua nazionale vince la Coppa America, con i suoi nuovi compagni di club, Francescoli, Herrera e Fonseca in campo e decisivi.

    'SA PIBINCA' AL REAL MADRID - Sembra tutto perfetto, gli esordi consegnano agli archivi due splendidi gol in pallonetto, contro Lucchese in Coppa Italia e Sampdoria in campionato, ma poi qualcosa si inceppa: i gol saranno soltanto sette nei primi due campionati di Serie A. Il Cagliari retrocede in Serie B, arriva Giampiero Ventura e Silva risorge: tredici gol, tutti su azione, di cui due in rovesciata, che lo rendono indiscusso idolo della tifoseria. Un atteggiamento sempre disponibile, mai sopra le righe e un senso dell'humor da fare invidia anche a Massimiliano Medda, comico sardo, che sul canale Videolinea lo soprannominò "Sa Pibinca", la zecca in cagliaritano, in seguito al racconto di una serata hard dell'uruguaiano, che saltava di felicità dopo l'incontro con due signorine, tanto da sembrare proprio una "Pibinca". Un giorno infatti inscenò un suo trasferimento imminente al Real Madrid, tirando nella rete tutti i giornalisti presenti nel ritiro del Cagliari, che impazzirono letteralmente alla notizia. Ma era solo uno scherzo. Nel 1998 lascia la Sardegna e approda effettivamente nella Liga spagnola, all'Espanyol prima, al Malaga poi, con il quale segna 36 gol in 4 anni, infine al Siviglia. Nella stagione 2005-2006 si trasferisce in Inghilterra per giocare con il Portsmouth, dove chiude forzatamente la carriera. 

    IL RITORNO CON GOL - "Sa Pibinca" non ha perso quel senso dell'umorisimo, nemmeno dopo l'incidente: dopo non essere riuscito a partecipare alle Paralimpiadi di Londra del 2012 nel canottaggio, è ritornato a calcare i campi da calcio per una partita di beneficenza tra due selezioni, Uruguay XI e Argentina XI, in favore dell'associazione benefica Fundación Niños con Alas. Grazie ad una speciale protesi ha potuto segnare perfino due gol, di cui uno su rigore. Attualmente vive nella sua bella casa di Montevideo, dove prega, suona e guarda ancora tanto calcio. Ha dedicato una stanza intera alle magliette scambiate quando giocava, con nomi del calibro di Zamorano, Ronaldo, Ronaldinho e Desailly. E no, nonostante il terribile incidente, non ha smesso di saltare, letteralmente e metaforicamente: per una "Pibinca" è impossibile, è nella sua natura.

    Alessandro Di Gioia
    @AleDigio89

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