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  • Che fine ha fatto? Zampagna: il bomber dal cuore operaio e la tabaccheria

    Che fine ha fatto? Zampagna: il bomber dal cuore operaio e la tabaccheria

    Riccardo Zampagna è uno di quei calciatori che non si possono non amare: la sua carriera è una favola da raccontare ai bambini prima di andare a letto, la sua genuinità e la sua capacità di dire sempre "pane al pane e vino al vino" lo hanno portato ad essere il beniamino di tutte le tifoserie delle squadre per cui ha militato, e come contraltare, lo hanno estromesso quasi subito dal patinato e ambiguo mondo del calcio, una volta terminata la carriera. 

    META' TAPPEZZIERE, META' CALCIATORE -Troppo vero, Riccardo da Terni, figlio di Ettore, un operaio metalmeccanico di una delle tante acciaierie del capolugo umbro. Nella Manchester d'Italia, in pochii sfuggono al clichè: scuola, turno in catena di montaggio e Curva Est alla domenica, a sostenere la Ternana. Riccardo non ci sta: sin da subito inizia a manifestare la sua insofferenza per quel destino che sembra segnato, sin da subito dimostra di essere parecchio bravo con il pallone. A 20 anni però sembra finita: dopo gli esordi con la Virgilio Maroso, squadra del quartiere Borgo Rivo, dove abitava da piccolo,e la crescita con la formazione dei dilettanti dell'Amerina, Zampagna si guarda allo specchio e decide che di pallone non si può campare. Così durante la settimana monta e smonta le tende, guadagnando 800 mila lire al mese come lavorante nella tappezzeria di Giampiero Riciutelli e altrettanti dal presidente dell’Amerina

    SCOPERTO DA SABATINI - Attaccante d'atletismo puro, non ha grande tecnica, ma è dotato di un cuore immenso: nel 1996 lo contatta la Pontevecchio, società di Ponte San Giovanni che milita in Interregionale, e Zampagna accetta, andando agli  allenamenti con una Fiat Tipo regalatagli dal padre con i soldi della pensione. Lavora dalle 6 alle 13, poi via verso Perugia: i gol sono tanti, in 22 presenze ne segna 13, ma non è un fenomeno. Poi però accade il miracolo: Walter Sabatini, allora ds della Triestina, nobile decaduta in C2, pensa a lui come punta di diamante e lo porta tra i professionisti.

    L'ALTER EGO DI SINISTRA DI DI CANIO - Tanta gavetta: Trieste, poi Arezzo, Catania e Perugia,Cosenza, poi Siena e il boom nel 2002 a Messina, con 17 gol in Serie A. Nell’estate 2003 torna a casa, nella Ternana: il figliol prodigo, simbolo del cuore operaio della città, contribuisce ad uno dei migliori campionati degli umbri in Serie B, arrivando a 21 reti in campionato. Viene riscattato dai peloritani e il 16 gennaio 2005, in occasione di Livorno-Messina, Zampagna saluta a pugno chiuso gli ultrà amaranto e diventa l'alter ego di sinistra di Paolo Di Canio

    DAL GOL PIU' BELLO ALLA PIAZZA - Dopo due anni e sedici gol, passa all’Atalanta, una seconda casa per chi tifa Ternana, visto che le due società sono gemellate: Zampagna contribuisce a far tornare in Serie A i bergamaschi, e nella massima serie mette a segno, tra le tante altre, anche due splendide reti in rovesciata, una contro la Roma e un’altra contro la Fiorentina, che gli vale il premio AIC Oscar del calcio per il miglior gol del 2007. Dopo una parentesi a Vicenza, nel 2010 passa al Sassuolo; durante una trasferta, duecento tifosi dell’Atalanta bloccano il pullman della squadra emiliana e improvvisano una festa in mezzo alla strada per il loro ex bomber. A fine stagione lascia il grande calcio e si tessera per l’ASD Comunista “Primidellastrada” di Terni e scende in piazza per protestare contro gli esuberi alle Acciaierie Ternane, di proprietà della Thyssen.

    TRA TABACCHI, PALLONE E BENEFICENZA - Zampagna oggi è rimasto quello di una volta: ha aperto una tabaccheria a Terni, si diletta allenando l'Assisi, ha scritto un libro e curato due manifestazioni i cui proventi sono andati a beneficio dell’Ospedale di Terni per l’acquisto di macchinari medici. Collabora anche con l’associazione Primi della Strada per sensibilizzare l’avvicinamento dei giovani allo sport. Non ha smesso di fare gol, per se stesso ma soprattutto per i più deboli: perchè nel calcio si può pure non essere dei fenomeni, ma con il cuore e il sacrificio si può arrivare ovunque. Riccardo da Terni ne è la dimostrazione.

    Alessandro Di Gioia
    @AleDigio89

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