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  • Chievo:| Meccanismi di squadra inceppati

    Chievo:| Meccanismi di squadra inceppati

    Niente accuse, niente processi. Chiamateli appunti di viaggio. Un viaggio, quello lungo il periglioso percorso della Serie A, che rischia di farsi da subito durissimo per il Chievo.  L'avvio a cento all'ora, con tanto di limpida vittoria sul Bologna, aveva regalato sorrisi e pacche sulle spalle.  Poi sono arrivate le pacche sul campo. Nella schiena.  Al Tardini - complice la carburazione lenta dei gialloblù - e in casa con la Lazio, pur favorita dal genio di Hernanes, strapotere tecnico e incedere disinvolto. Troppo disinvolto per i difensori del Chievo.

    LA DIFESA. Mimmo Di Carlo scagiona la sua creatura. Ci sta. Il bravo allenatore è anche chioccia, papà, scudo.  Però, al di là della qualità tecnica degli ospiti - una mediana composta da Candreva, Ledesma, Mauri e Gonzales, oltre allo stesso Hernanes, ha pochi uguali in Serie A - la certezza è che il Chievo domenica è rimasto troppo distante dagli avversari. L'allenatore gialloblù, in sala stampa, ha riletto gli episodi in chiave difensiva. «Cinici loro, imprecisi noi», la sintesi. Un alibi che regge a metà.  In effetti, se guardiamo al numero delle occasioni complessive, la cattiveria sotto porta della Lazio ha certamente inciso sul risultato. È altrettanto vero però che per mezz'ora, e sotto nel punteggio, il Chievo mai è riuscito ad avvicinare davvero Marchetti.  E quando ce l'ha fatta, nel primo tempo, è stato soltanto grazie a un guizzo estemporaneo di Hetemaj e ad una clamorosa svista di Dias, quella che ha liberato Di Michele solo soletto davanti alla porta.

    L'ACCUSA. Sul piano tattico, in realtà, la muraglia biancazzurra è parsa ben presto altissima, scivolosa, inaffrontabile.  Il Chievo ha faticato da matti a scavalcarla, trovandosi regolarmente in inferiorità numerica oltre la linea di metà campo, dove il terzetto d'attacco di Di Carlo si è trovato regolarmente soffocato dal palleggio e magari anche dai centimetri e dalla fisicità dei laziali.  Nella ripresa è iniziata un'altra partita, almeno dei primi minuti. I gialloblù hanno dato almeno la sensazione di poter ridurre il gap.  Un paio di illuminazioni, vero, ma sullo 0-2, a gara gravemente indirizzata.  La Lazio, forse, stava tirando il fiato, maturando lo strappo decisivo. Quello operato dal fenomenale Hernanes, che nell'azione del terzo gol ha dimostrato di avere non solo piedi meravigliosi e movimenti devastanti, ma anche due polmoni da mezzofondista.  E allora è chiaro che il confronto tecnico è impari - lo si sapeva anche in partenza - ed è altrettanto chiaro che, conteggiando semplicemente le azioni da gol, il corso della partita avrebbe potuto assumere un altro andamento.

    LE ALTERNATIVE. Però l'impressione che il confronto vero sia durato troppo poco rimane.  Così come il sospetto che il Chievo opposto ai biancazzurri qualcosa di più e di meglio avrebbe potuto combinare. Un appunto, per esempio, sugli uomini scelti da Di Carlo.  Che pesa le scelte con attenzione esemplare e inserisce i nuovi limitando al massimo i pericoli di scottature. Di fatto domenica, a fronte dell'intraprendenza dimostrata sul mercato, al 1' c'erano dieci undicesimi del vecchio Chievo, col solo Di Michele a correggere l'attacco.  Proprio come venti giorni fa contro il Bologna. Qualche cosa di più si era visto a Parma, col lancio di Guana, che nuovo però lo è «con riserva».  Poi il ricorso, per due domeniche di fila, a Marco Rigoni, sempre a partita in corso, e la fiducia accordata a Stoian, contro la Lazio, a condanna già sentenziata.

    LA MINACCIA. Insomma, l'inserimento procede a gradi ma gli esiti non aiutano.  Chissà che il timoniere scaligero, minacciato adesso da un calendario da far tremare le gambe - Juve e Inter prima del viaggio a Palermo - non decida di rivedere assetto e qualcunio degli interpreti.  Mescolando un po' le carte, recuperando quella imprevedibilità, dalla tre quarti in su, da cui i gialloblù non possono prescindere se vogliono far male. Come lo stesso Di Carlo ripete regolarmente.  Attenzione perché la Serie A non aspetta e sulla classifica dei gialloblù, due big in cinque giorni, potrebbero allungarsi ombre inquietanti. Meglio corazzarsi prima di ritrovarsi nei guai.

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