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  • CM SHOW. Nomadi, Beppe Carletti: 'Viva la Juve di Conte!'

    CM SHOW. Nomadi, Beppe Carletti: 'Viva la Juve di Conte!'

    • Germano D'Ambrosio

    Una carriera musicale infinita, così come infinita è la sua passione per la Juventus. Beppe Carletti, leader dei Nomadi, raccoglie successi ininterrottamente dagli anni '60 ad oggi, e può essere considerato senza ombra di dubbio un pezzo importante della storia della canzone italiana. In questi giorni è impegnato nel tour di presentazione del nuovo album 'Cuore vivo', un mix di brani storici e inediti; tra un concerto e l'altro si è concesso per una chiacchierata ai microfoni di Calciomercato.com.

    Beppe, qual è il tuo rapporto con la Juve?

    'È una passione che ho fin da quando ero bambino, da quando giocavano i vari Charles, Sivori, Boniperti... Quest'ultimo, in particolare, l'ho sempre stimato sia come giocatore che come presidente. Per intenderci: non è che ho cominciato ad amarla quando sono arrivati i primi scudetti con Trapattoni e Lippi, non sono uno juventino dell'ultima ora insomma...'.

    E hai fatto proseliti, in famiglia?
    'Portavo mio figlio allo stadio a Torino, a vedere le partite di coppa, quando aveva 10 anni: ora ne ha 45, e la passione per la Juve gli è restata. Del resto l'ho trasmessa anche a mia figlia, e ai miei nipotini: il più grande ha tre anni e mezzo e già lo sto indottrinando per bene. A casa mia sventola un'unica bandiera, non c'è dubbio. E non vedo l'ora di poter andare a gustarmi qualche partita nel nuovo stadio…'.

    Certo non dev'essere facile seguire le sorti della squadra, per uno come te che è perennemente in tour...

    'Abbiamo degli amici che ci mandano via sms i risultati e i marcatori delle partite che si giocano mente suoniamo, e finito il concerto partono gli sfottò in camerino. Io e Danilo (il cantante Sacco, ndr) siamo gli unici due juventini; poi c'è chi tiene il Milan, il Torino, il Parma... Se perde la Juve gli altri ci fanno morire, ma quando vinciamo non ce n'è per nessuno'.

    Il nuovo album dei Nomadi ripercorre il decennio 1967-1977 attraverso le vostre canzoni. Che ricordi hai della Juventus di quel periodo?
    'Sono stati anni bellissimi. Ricordo un Bettega fantastico, e quel suo gol di tacco al Milan nel '72: peccato abbia avuto tanta sfortuna come giocatore. E ricordo soprattutto l'avvocato Agnelli, che stimavo tantissimo. Anche se il giocatore che mi ha fatto godere più di tutti è arrivato dopo quel decennio: Michel Platini'.

    Prendo spunto dal titolo dell'album: il cuore degli juventini tornerà a battere forte dopo tutti questi anni difficili?

    'Il cuore degli juventini è sempre vivo: ha continuato a battere anche nell'anno di serie B, figuriamoci. Io sono fiducioso di natura, e spero che quest'anno si parta con un progetto ben chiaro, con una squadra improntata al futuro, che non pensi a vincere nell'immediato ma a costruire qualcosa di importante a lungo termine, grazie a giovani di qualità. C'è bisogno di coerenza, tutto qui. Purtroppo per una vera svolta servirebbero almeno due o tre campioni, e soldi per comprarne non ce ne sono'.

    Una squadra giovane con un allenatore giovane...
    'Io sono contento che abbiano preso Conte: è un tecnico giovane ma ha già dimostrato di essere un vincente. È uno juventino doc, mi è sempre piaciuto molto da giocatore. Spero che lo lascino lavorare in pace per almeno due o tre anni, dopodiché tireranno le somme'.


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