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  • Coman, il giovane 'mercenario ingrato'

    Coman, il giovane 'mercenario ingrato'

    • Nicola Balice

    Non è proprio un figliol prodigo, ma il ritorno di Kinglsey Coman da avversario fa discutere. Eccome. Per lui non è prevista nessuna accoglienza calorosa, anzi. Sia sugli spalti, con i tifosi della Juve che lo hanno etichettato come il più giovane “mercenario ingrato” di sempre della storia bianconera. Che soprattutto nello spogliatoio, con il francesino che dopo essere stato coccolato e gestito con bastone e carota, rappresentava un elemento chiave della Juve pensata da Massimiliano Allegri una volta appurato che il mercato aveva preso la svolta a destra con Cuadrado e non sulla trequarti dei Draxler e Hamsik. Senza dimenticare gli strascichi societari lasciati in dote anche dopo la cessione (per ora in prestito biennale), che si traducono nei gelidissimi rapporti con il Psg. C'è stato tutto e il suo contrario, quindi, in un anno e poco più di Juve per Coman, quanto basta per aver fatto parlare di sé per un tempo assolutamente sproporzianto a quello che invece lo ha visto impegnato sul campo.

     

    DAL PSG AL BAYERN, VIA JUVE – Andando con ordine: Coman passa alla Juve. Una manovra del tutto simile a quella che ha portato Pogba a Torino, con il classe '96 arrivato a parametro zero alla corte di Conte per qualche giorno e poi di Allegri. Un ingaggio che da subito fatto andare su tutte le furie dal dirigenza del Psg, che ha di fatto deciso di far saltare ogni tipo di rapporto con Marotta e soci a tempo indeterminato, con tutte le complicazioni del caso per i vari affari Rabiot, Cavani e anche Lavezzi. Un rapporto che più volte in casa Juve si è cercato di ricucire, anche provando a imbastiare un accordo a posteriori che potesse placare le ire parigine, senza successo. Ma anche un prezzo da pagare col sorriso da parte della dirigenza bianconera, convinta di aver strappato alla concorrenza quello che in più di un'occasione avevano identificato come il '96 di maggior talento in Europa. Salvo poi fare nuovamente i conti quest'estate con i mal di pancia di Coman, che fin dal suo arrivo in ritiro ha fatto capire come fosse già intenzionato a cambiare aria: alle spalle la corte serrata del Bayern Monaco, che ha preso forma durante la trattativa Vidal attraverso un'offerta difficile da rifiutare a fronte di una plusvalenza di quasi trenta milioni di euro (7 i milioni per il prestito oneroso biennale, 22 quelli del riscatto entro il 30 giugno 2017). Senza troppi ringraziamenti, Coman ha quindi chiesto, insistito ed ottenuto di andare via, baciando la terza maglia di un top team a livello internazionale ad appena 19 anni.

     

    LA PIETRA DELLA DISCORDIAMa la partenza di Coman è stata di quelle che han fatto parecchio discutere in casa Juve. Al di là del valore assoluto ancora parzialmente inespresso di fronte ad un'offerta già di primo livello, c'era una Juve in divenire che aveva bisogno come mai prima di lui o di uno come lui. L'arrivo di Cuadrado al posto del trequartista era stato accolto da Allegri considerando le difficoltà ad individuare una prima scelta, a patto che potesse avere a disposizione in rosa un giocatore che permettesse alla Juve di passare con disinvoltura anche al 4-3-3. E l'utilizzo nelle prime partite ufficiali di Coman quale titolare, confermava la volontà di Allegri di puntare con forza sul francesino dopo una stagione trascorsa a plasmarlo. Poi quanto capitato in chiusura di mercato è storia: la partenza di Coman, l'arrivo di Hernanes, le crepe nel rapporto tra il tecnico e la società. Giusto per far capire come si stesse parlando di un'alternativa tattica più che di un giocatore su cui costruire la Juve del futuro, dopo un paio di mesi di difficoltà, anche il resto del cammino della formazione di Allegri è diventato storia, di quelle crepe non si vede nemmeno più un segno. Ed ora ecco il confronto diretto: tra un Coman che è voluto diventare grande senza la Juve, ed una Juve che grande lo era già e lo sarà anche senza Coman.

    @NicolaBalice


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