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  • Confederations Cup: alla scoperta di Tahiti. VIDEO

    Confederations Cup: alla scoperta di Tahiti. VIDEO

    • Luca Cassia

    Lo scorso 10 giugno, superando la Nuova Caledonia nella finale della Coppa Oceanica, Tahiti si assicurò la partecipazione alla Confederations Cup 2013. Un trionfo che fece notizia, non solo perché spezzava l’egemonia australiana e neozelandese affermatesi nelle precedenti otto edizioni, ma poiché proiettava l’isola polinesiana alla kermesse carioca, gustoso antipasto dei Mondiali 2014.

    Il sorteggio ne ha decretato le rivali: Spagna, Uruguay e la vincente della Coppa d’Africa. Utopico prevedere come i tahitiani possano impensierire la Roja, Cavani e compagni oltre ai campioni del continente nero. A riprova di una mission impossible il banco di prova, sinora malamente fallito, quale è il terzo turno delle qualificazioni oceaniche che premiano la vincente contro la quarta classificata della Concacaf (Centro-Nord America) nel playoff intercontinentale, tappa forzata verso il Brasile. Tahiti è ultimo, a quota 0 punti, dietro a Nuova Zelanda, Nuova Caledonia e Isole Salomone. Ma dal prossimo 17 giugno il Team Fenua sarà sotto l’obiettivo globale per la prima volta.

    L’Oceania non rappresenta un continente fertile in ambito calcistico. Nel 2006 l’ha constatato anche l’Australia, iscrittasi alla Confederazione Asiatica poiché disillusa dalla caratura pressoché amatoriale della lega natia. Ne fanno parte la Nuova Zelanda (93° nel ranking mondiale) e le dieci minuscole isole disseminate nel Pacifico, ex avamposti del colonialismo europeo.

    Tra queste proprio Tahiti, la più popolosa della Polinesia francese che ne importa la lingua ufficiale nonostante la folta presenza nativa, un’isola che non raggiunge i 200.000 abitanti e una Nazionale che occupa il 139° posto nella classifica Fifa. Non potrebbe essere altrimenti: alle latitudini di Bora Bora, Moorea e Papeete si predilige il rugby a 15, variante della palla ovale con 13 interpreti, oppure la canoa e il surf d’importazione indigena.

    Ma agli antipodi italici, complice l’influenza d’Oltralpe, non sono mancate le prime soddisfazioni anche nel calcio. Riconosciuta come una delle potenze tra le Isole Pacifiche insieme alla Nuova Caledonia (nazione d’origine di Karembeu e Kombouaré), Tahiti centrò l’accesso al Mondiale under 20 del 2009 in Egitto, prima di alzare la Coppa Oceanica pochi mesi or sono. Dal 2010 il tecnico è il 42enne Eddy Etaeta, leader di un gruppo i cui effettivi sono impegnati prevalentemente in patria con Tefana e Dragon, i club di Faaa e Papeete.

    Superfluo indugiare sul prediletto 4-4-2 o sull’attività professionale dei nazionali tahitiani, non esattamente ricoperti d’oro. Le curiosità riguardano la contemporanea presenza dei quattro fratelli Tehau, dal centrocampo in su e in rigoroso ordine anagrafico: Jonathan, Alvin, Lorenzo e Teaonui. Nel roster biancorosso solo un protagonista milita lontano dall’isola polinesiana, trattasi dell’mvp nella finale oceanica, l’attaccante 22enne Steevy Chong Hue del Bleid (terza divisione belga).

    Un identikit calcistico poco più che dilettantistico, non ce ne vogliano i sorprendenti polinesiani. Ma oltre a tatuaggi maori e spiagge dalla sabbia ombrosa, perle nere e gli ultimi dipinti di Paul Gauguin, Tahiti potrà esibirsi anche nella terra del futebol bailado. Improvvisandosi in un’haka versione All Blacks, ovviamente.

    Luca Cassia

     

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