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    Conte-Chelsea: dall'amore alla guerra per avvocati. L'odio parte da un sms

    Conte-Chelsea: dall'amore alla guerra per avvocati. L'odio parte da un sms

    • Antonio Martines
    Ci sono tanti modi di chiudere una storia d'amore, e di sicuro quello che hanno scelto il Chelsea e Antonio Conte non è uno dei più belli. Il tecnico salentino infatti se ne andrà da Stamford Bridge con una coda di veleno che farà discutere non poco, soprattutto perché mette in ombra il lavoro fatto in due stagioni sulla panchina dei blues, che forse non saranno state le più importanti nella storia del club, ma di sicuro non sono neanche state due stagioni qualunque, visto che hanno portato in dote una Premier al primo tentativo e una F.A. Cup. Tutto con una squadra che non era esattamente al massimo del suo splendore storico dal punto di vista della rosa, e con una concorrenza agguerritissima come quella dei due ricchissimi Manchester, il Liverpool di Klopp, il Tottenham di Pochettino e senza dimenticare  l'Arsenal dell'ultimo crepuscolare Wenger, che comunque era riuscito a strappare proprio ai blues un altra F.A.cup in finale a Wembley lo scorso anno.

    CON UN SMS CAMBIA TUTTO - L'oggetto della discordia, l'sms improvvido e a dirla tutta anche crudele, con il quale la scorsa stagione, il buon Antonio diede il benservito a quel tipino non proprio tranquillo che risponde al nome di Diego Costa. Un sms che secondo la dirigenza del Chelsea (con Marina Granovskaia in testa), contribuì moltissimo al deprezzamento del cartellino del centravanti delle Furie Rosse, che infatti colse la palla al balzo per tornarsene all'Atletico Madrid. Adesso però la faccenda si è decisamente complicata, perché nel frattempo i vertici del Chelsea hanno deciso di rifarsi direttamente sulla buonuscita di Conte - ben 10 milioni di euro - sulla quale vorrebbe risparmiare un bel po', se non addirittura tutta la cifra. Un affronto non da poco per il tecnico di Lecce, che infatti ha deciso di rispondere con i suoi avvocati, per difendere quanto gli spetta per contratto. Il tutto poi con sullo sfondo l'ombra di Sarri, del quale ancora non può essere dato l'annuncio ufficiale, con tutti i ritardi del caso, dal punto di vista burocratico e non solo. Insomma non siamo esattamente di fronte ad una cosa da poco, perché si tratta di una storia nella quale ci rimettono entrambe le parti, per quanto riguarda la propria immagine.

    I TEMPI CAMBIANO... - Da una parte, Conte ha dimostrato un pizzico di superficialità nell'esercitare il suo tratto distintivo, ovvero quel leaderismo che da sempre lo contraddistingue come coach, ma che poi lo porta spesso a bruciare in fretta rapporti lavorativi e motivazioni, con danni anche dal punto di vista economico, come in questo caso. Dall'altra parte invece ci rimette Abramovich, il quale conferma con questa vicenda, la prova che nei confronti di Conte ha sempre avuto un atteggiamento tiepido, nonostante la conquista entusiasmante del titolo al primo anno, ma soprattutto sta dimostrando di non essere più quel leone rampante che nei primi anni 2000 non badava a spendere cifre iperboliche e che di sicuro all'epoca non si sarebbe impuntato per una vicenda del genere, per recuperare oltre tutto quattro spicci. Ma si sa, i tempi cambiano sempre per tutti, e non fanno eccezione neanche gli oligarchi russi come Abramovich, che nella crisi finanziaria del 2008 perse quasi il 90% del suo intero patrimonio, riducendolo da oltre 23 miliardi di dollari a “solo” poco più di 3, una vera e propria mazzata, non solo dal punto di vista economico, ma anche e soprattutto da quello psicologico, perché fece cambiare non poco lo stile di vita pubblico al magnate russo, che ora evidentemente presta molta più attenzione a quelli che un tempo avrebbe definito veramente solo degli spicci.

    IL LIMITE DI ANTONIO - Di questo piccolo particolare forse non era ben informato neanche lo stesso Conte quando fece il suo sbarco a Londra, ma deve averlo capito ben presto durante la sua seconda ultima stagione, quando la squadra non fu adeguatamente rinforzata per un torneo difficile come la Champions League. E cosi, ancora una volta il buon Antonio si vedrà costretto a cercare lidi più floridi dal punto di vista economico, soprattutto se vorrà continuare a frequentare certi ristoranti costosi senza avere solo 10 euro in tasca, per riprendere una sua celebre metafora. Resta da capire dove e soprattutto come, visto e considerato che le panchine di tutti i più grandi club europei risultano ormai occupate. Probabilmente ripartirà da qualche club in cerca di riscatto, che in lui troverebbe sicuramente uno specialista, tuttavia col passare degli anni proprio questa sua eccellenza sta rischiando di trasformarsi in un limite, perché nel frattempo non ha mai effettuato quel salto di qualità necessario a primeggiare ad esempio in un torneo come la Champions League, dove più che esasperare gli animi dal punto di vista motivazionale, è necessario soprattutto centellinare l'adrenalina e le emozioni di fuoriclasse che non hanno bisogno né di bastoni né di carote ma soprattutto di essere capiti e gestiti nel modo giusto, qualcosa che Conte non ha ancora dimostrato di saper fare.


    @Dragomironero

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