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  • Zazzaroni: Conte contro Ibra

    Zazzaroni: Conte contro Ibra

    • Ivan Zazzaroni

    Ha saputo trovare le parole giuste e le ha pronunciate (e ripetute più volte) con voce roca e solenne. I due settimi posti consecutivi ai quali fa troppo spesso riferimento, il fondo toccato dai suoi predecessori, sono l’aiuto più grosso che ha ricevuto dal destino. Agnelli e la società avevano la necessità di ripartire immediatamente per tornare a vincere e gli hanno messo a disposizione risorse di ogni genere. Conte ha così potuto far fuori Amauri, Iaquinta, Toni e in un secondo momento anche Grosso e De Ceglie. Ha ottenuto il pre-pensionamento di Del Piero, il Migliore, il più ingombrante. E’ stato sostenuto con forza nel suo isolamento.

    Perché Conte è un isolato, uno che da quando è tornato alla Juve ha tagliato col mondo. Uno “che non ha amici e non deve niente a nessuno”, uno che insegue l’antipatia dei vincitori. Un bravo tecnico, non un fenomeno (Trapattoni lo era?), il profeta della dedizione e del sacrificio, elementi che gli hanno consentito di vincere tanto da giocatore. La squadra lo segue senza fiatare (ai giocatori di ossigeno ne resta sempre poco). Non gioca un grande calcio ma un calcio di sostanza.

    Conte ha rotto lo specchio. Non so se riuscirà a vincere lo scudetto al primo tentativo: di sicuro ha portato a Torino un’idea mourinhana e muscolare del calcio. Tatticamente ha aggiustato la difesa, migliorato il centrocampo, deve ancora lavorare sull’attacco, che resta prevedibile. In panchina ha una conduzione “sporca” che al tifoso piace.

    Soltanto Ibra, “sporco” e vincente come lui, può provare a fermarlo.
     


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